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Gravidanza: nove mesi per svegliare l’anima del vostro bambino a Dio

PREGNANT,WOMAN

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Edifa - pubblicato il 03/03/20

Spesso ricordiamo che l’accompagnamento alla fede dei piccoli è come la semina del grano nei loro cuori. Ma possiamo affermarlo anche per coloro che non sono ancora nati, mentre si sviluppano lentamente il loro corpo e il loro cuore, e perché no, anche la loro anima ?

di Fiorenza Brière-Loth

Il feto, fragile e minuscolo, suscita interesse: scienziati, ostetrici e psicologi hanno da tempo dimostrato che non si tratta di un’escrescenza del corpo della madre, ma di un essere i cui cromosomi portano l’impronta di un individuo distinto. La sensibilità del feto, la sua memoria, il suo sistema nervoso… tutto questo esiste e funziona allo stato puro. È altro dalla madre, ma totalmente dipendente da lei, dalle sue impressioni migliori e anche dalle peggiori, dalle sue emozioni, dalle sue angosce e dalle sue gioie. Quindi l’interazione tra madre e figlio è evidente a tutti i livelli, anche a quello spirituale.

Quando la preghiera porta calma e serenità
“Durante la gravidanza, madre e figlio sono come un anima sola per nove mesi” dicono i Padri della Chiesa. È un momento privilegiato per coltivare il terreno dell’anima del nascituro alla venuta della Vita Divina in lui per mezzo del battesimo. La madre deve essere consapevole di questa presenza spirituale dentro di sé. Prendiamo il caso di Edvige, una giovane madre di tre figli e incinta, che ringrazia spesso Dio per il suo bambino e Glielo presenta. “Il bambino ha un’anima ed è ricettivo al mio stato interiore”, dice. Quale maggiore armonia psichica può portare al bambino se non la serenità data dalla preghiera? Da qui la necessità per la madre di stare in silenzio durante la gravidanza, e di cercare il più possibile dei momenti d’interiorità. La Vergine Maria, Colei che nella contemplazione ha portato Gesù nel Suo grembo, può essere l’esempio da seguire. La gravidanza deve quindi essere vissuta come l’Avvento : un tempo di gioia e di silenzio.

Il canto degli inni, una grazia per il bambino
Nel cuore di una giovane madre ci deve essere questa gioia profonda, perché la vita si trasmette nella gioia, perché la gioia implica la realizzazione ed è molto importante che questa gioia sia condivisa dalla madre e dal padre. Anche questo avvenimento deve realizzarsi in una grande preghiera. Maud, madre di due figli, ha sempre pregato molto durante le sue gravidanze, soprattutto indirizzandosi alla Vergine Maria, chiedendoLe di guidarla in questo periodo della sua vita. “Intuitivamente, preghiamo di più quando siamo incinte, perché poi ci ritroviamo immerse nel mistero della vita”, spiega. Bisogna svegliare l’anima di un bambino attraverso la preghiera, ma anche attraverso la musica. Quest’ultima forma l’equilibrio del bambino nel momento in cui si sviluppa l’orecchio interno, intorno al sesto mese di gravidanza. Durante la gravidanza, Maud ascoltava molto la musica classica, soprattutto il canti gregoriani, dei quali il ritmo molto lento assomiglia a quello del cuore del bambino. Al momento della preghiera, la giovane donna cantava degli inni con il marito, alcuni dei quali sono stati riconosciuti dalle figlie dopo la nascita. Anche se il bambino non coglie il significato di questi canti, la pace e la grazia che emanano da essi si imprimono in lui.

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