La fenice è il mitico uccello che, al momento della morte, si immola col fuoco e rinasce immediatamente dalle sue ceneri. Il cristiano che entra in Quaresima il mercoledì delle Ceneri è come una fenice, tuttavia, deve stare attento a non bruciarsi le ali. di fra’ Thierry-Dominique Humbrech
Il cristiano che entra in Quaresima è fiero come una fenice delle sue piume, dei suoi colori, del suo portamento altero. Poi, improvvisamente, schiacciato dal suo peccato, come la fenice, se ne va “in fumo”. Rinato, deve ricominciare tutto da capo, come se qualcosa gli sfuggisse di mano, come se una crepa nel suo essere gli impedisse di essere eterno.
Quando la fierezza della fenice si trasforma in orgoglio
Un cristiano può definirsi fiero di essere cristiano. Cornelio fece dire a Poliuto: “Un cristiano non teme nulla, non nasconde nulla: agli occhi di tutti è sempre cristiano”. Il cristiano attira lo sguardo per la bellezza dei colori che dà alla vita, liscia le piume della purezza del suo cuore, ha la fierezza di chi si salva senza merito ma sa di essere amato. Se il Cristo è l’Unico Salvatore degli uomini, non vediamo perché dovremmo astenerci dall’informare gli interessati, che hanno tutti bisogno di questa salvezza e soffrono perché non lo sanno. Tuttavia, la fierezza della fenice può trasformarsi in orgoglio ed è allora che il bellissimo uccello finisce carbonizzato. Il cristiano scivola nell’orgoglio, non quando pensa di essere troppo fiero della sua fede, ma quando riduce la grazia alla natura, le esigenze dello spirituale alla difesa di una cultura. L’orgoglio è la radice del peccato, ma è soprattutto la stravaganza di credersi cristiano senza scommettere su Cristo. Il rogo del cristiano è la secolarizzazione ed il cumulo di ceneri è l’esito fatale del suo errore, che può però trasformarsi in penitenza, soprattutto in questo Mercoledì delle Ceneri.
Il cristiano, una fenice perdonata che risorge con il Signore
La fenice sorge dal suo cumulo di ceneri, ma come può farlo da sola? Per nascere, bisogna essere generati, infatti nessuno può dare la vita a se stesso, può solo riceverla. La fenice che rinasce come se nulla fosse accaduto è il cristiano che deve tutto al suo Signore e che è stato perdonato : solo la grazia dà la vita, e il perdono si riceve. È impossibile stabilire da soli i termini del proprio perdono, pretendendo un accordo negoziato con Dio. Il perdono è incondizionato, ma lo sentiamo pronunciare dalla voce umana del sacerdote, come nel Vangelo dalla voce umana di Gesù. Ma gli ebrei obiettarono “Solo Dio può perdonare i peccati” : una ragione in più per aspettarsi tutto dal perdono sacramentale che è quello di Dio.