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Possiamo benedire i nostri animali domestici? Sì, ma ad una condizione

Dog, Animal

© Ksenia Raykova

Edifa - pubblicato il 24/02/20

Possiamo e dobbiamo "benedire" tutto: in tutto rendere grazie a Dio. La benedizione cristiana è un'eredità della benedizione ebraica, è una componente fondamentale del nostro rapporto con Dio e con tutti gli esseri. Ma dobbiamo benedire davvero tutto, anche gli animali?

di padre Alain Bandelier

È importante sapere che c’è una doppia benedizione. La prima è discendente, è lo sguardo di benevolenza e di misericordia che Dio pone sulla Creazione e il libro della Genesi lo testimonia. In ogni fase della Sua opera creatrice, il Signore contempla tutti quegli esseri che nascono dalla Sua sapienza e dal Suo amore, “e Dio vide che ciò era buono” (Gen 1, 10). Siamo benedetti perché siamo creati, siamo benedetti ancora di più perché siamo ricreati: Dio “ci ha benedetti e ci ha colmati delle benedizioni dello Spirito, in Cielo, in Cristo” (Ef 1, 3). In questo senso, benedire è mettere o rimettere una creatura, una cosa o un’attività nella Grazia di Dio. I genitori benedicono volentieri i loro figli, il Rituale delle Benedizioni ha dei bellissimi testi per benedire un fidanzamento, dei coniugi, una famiglia, dei pellegrini… si benedicono anche gli oggetti di devozione, come una croce o una statua, ed è anche possibile benedire un lavoro, una casa, una macchina, ecc. E perché non gli animali?




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Non confondere la benedizione di un animale con il battesimo

Questa benedizione discendente richiede una benedizione in ritorno, ascendente, dalla Terra al Cielo: sta’ a noi rendere grazie, benedire Colui che ci benedice, è tutto il significato dei sacrifici dell’Antica Alleanza. Simbolicamente, significa che tutto ci viene dato, e che tutto deve in qualche modo essere restituito alla sua origine, messo nella giusta prospettiva. Questo si realizza nel modo più perfetto nel Sacrificio di Cristo: “Sapendo che era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre Suo” (Gv 13, 1), Gesù fa della Sua vita e della Sua morte una “Eucaristia”, cioè un “grazie” al Padre Suo. Quando l’Apostolo ci esorta ad offrire la nostra persona e la nostra vita “come un sacrificio santo, gradito a Dio”, ci invita ad entrare nella vera adorazione: non solo a pronunciare una formula rituale, ma a fare della nostra esistenza una benedizione. È in questo senso che deve essere compresa la prima richiesta del Padre Nostro: “Sia santificato il Tuo nome”.

E’ un impegno, e non un pio desiderio, fare di tutte le realtà della nostra esistenza, compreso il mondo animale, una celebrazione della Gloria di Dio. Il Cantico dei Tre giovani invita a lodare il Cielo e la Terra, le bestie e gli stormi, i pesci del mare e gli uccelli dell’aria (Dan 3, 51-90). Il Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi gli fa eco, e ancor più la sua predicazione agli uccelli, il suo dialogo con suor cicala e anche con frate lupo. Tutto questo è molto cristiano, ma ricordiamoci che la benedizione di un animale non è il battesimo!




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