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Meditazione: e se provassimo a gustare la Lectio Divina?

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Edifa - pubblicato il 29/01/20
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La lettura della Sacra Scrittura nella preghiera è una pratica millenaria nella Chiesa e metodo di meditazione dei monaci benedettini. Seguendoli scopriamo questo modo unico di sentire la voce dello Spirito Santo. La Lectio Divina è, insieme alla liturgia (Messa, Preghiera delle Ore) e allo studio, uno dei modi per gustare ed essere nutriti dalla Parola di Dio. Il grande biblista e dottore della Chiesa San Girolamo scriveva: “Il Vangelo è il corpo di Cristo” (345-420). Come nel mistero dell’Eucaristia, così anche nella lettura delle Scritture mangiamo la carne e beviamo il sangue di Cristo”. Da parte sua, san Giovanni Paolo II ha detto che “il primato della santità e della preghiera è concepibile solo da un rinnovato ascolto della Parola di Dio”, ha poi aggiunto che “è necessario che questo ascolto diventi un incontro vitale che ci permetta di cogliere nel testo biblico la parola viva che ci interpella e guida, plasmando la nostra esistenza”.

Quindi, lo scopo della Lectio Divina non è quello di rendere qualcuno erudito ma è quello di far crescere la sua comunione con Dio conoscendoLo meglio e frequentandoLo personalmente nelle Scritture dove Lui si dona. La Lectio Divina passa attraverso la lettura, ma è più di questa; non è uno studio intellettuale, ma si avvale dell’intelligenza. Ma, affinché si possa stabilire un dialogo tra Dio e l’uomo, è richiesta la fede, perché quando preghiamo è a Lui che ci rivolgiamo.

Da dove cominciare?

Se siete principianti, dovete iniziare a leggere il Nuovo Testamento, specialmente i Vangeli. Si può scegliere un brano del Vangelo della Messa del giorno o della domenica successiva, oppure ci si può impegnare nella lettura di un libro intero scelto da voi. Quando si ha più esperienza, si può fare una lettura trasversale tematica. Per esempio, guardate cosa dice Gesù sul battesimo, oppure osservateLo durante i pasti con i Suoi discepoli, poi si possono confrontare e contrapporre i diversi passaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Può essere utile avere sempre la stessa Bibbia, per poi “muoversi” in essa con crescente familiarità. Si potranno utilizzare dei segnalibri per annotare i passaggi preferiti sui quali si tornerà con piacere nei giorni di aridità spirituale. Infine, è bene ricordare prima di cominciare che la Lectio Divina è immersa nella Chiesa e nella sua Tradizione ed è personale, non individuale.

Come praticare la Lectio Divina?

Le differenti pratiche si sviluppano sempre allo stesso modo. Dobbiamo trarre ispirazione da Guigo II il Certosino che vede quattro tappe successive, come i gradini di una scala con cui l’uomo sale e scende tra terra e cielo: leggere, meditare, pregare, contemplare e le riassume come segue: “Cercate mentre leggete e troverete mentre meditate; chiamate mentre pregate e sarete introdotti alla contemplazione”.

1. Invocare lo Spirito Santo

Gesù ci ha promesso che lo Spirito Santo ci ricorderà ogni cosa. Noi collaboriamo con il nostro impegno nel leggere la Sacra Scrittura, ma è lo Spirito Santo che ne fa una parola viva. Possiamo pregarLo in questo modo: “Vieni Spirito Santo, Padre dei poveri, apri e illumina il mio cuore e la mia mente!” Secondo San Girolamo “Aprire la Sacra Scrittura e leggerla, significa spiegare le vele dello Spirito Santo, senza sapere su che sponda approderemo. ”

2. Leggere senza fretta

Leggiamo il testo scelto come se fosse la prima volta, in modo semplice e umile, ignorando tutto ciò che possiamo già sapere, tutto ciò che abbiamo letto o sentito in commento. Se non ci si riesce, il brano scelto può essere letto ad alta voce o riscritto lentamente.

3. Considerare il contesto

Cosa è successo poco prima? Dove si svolge la scena? Gesù è solo con una persona, con i Suoi discepoli o nella folla? A che ora del giorno avviene tutto questo? In che periodo dell’anno? Durante una festa liturgica? Se sì, quale? Qual è il suo significato per Israele?
Bisogna anche interessarsi alla realtà del contesto, agli oggetti presenti nel racconto, come ad esempio le sei giare delle nozze di Cana (Gv 2, 1-11) non sono delle piccole ma delle grandi brocche che contengono ciascuna da 80 a 120 litri! Oppure, quando Gesù incontra la Samaritana al pozzo (Gv 4, 1-42), ci si rende conto che in un paese molto caldo ciò è una ricchezza ed un luogo d’incontro, ma anche che andare a prendere l’acqua può essere penoso ecc.

Infine, non dobbiamo attribuire frettolosamente un significato spirituale al testo e sottovalutare il significato letterale. Per esempio, quando Gesù parla di ” ma chi berrà dell’acqua che Io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che Io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14). Bisogna soffermarsi e chiedersi cos’è una sorgente d’acqua che zampilla, la sete, la vita eterna ecc.

4. Interessarsi alle parole, ai gesti e ai silenzi

Bisogna studiare non solo le parole, ma anche i gesti e i silenzi dei personaggi, incominciando da quelli di Gesù. A chi Egli si rivolge? Quali sono i sentimenti delle persone implicate? Lasciamoci coinvolgere dalle parole e dai gesti forti o apparentemente contraddittori. Come ad esempio:”A chi ti colpisce su una guancia, porgi anche l’altra” (Luca 6, 29), oppure, un pastore che lascia 99 pecore per ritrovarne una (Luca 15, 4-7). In questo modo, anche un passaggio conosciuto può assumere nuovi significati!

5. Meditare e contemplare come la Vergine Maria

“Maria, da parte Sua, serbava tutte queste cose meditandole nel Suo cuore.” (Lc 2, 19). Cerchiamo di contemplare la Trinità svelata attraverso il testo e rileggiamolo alla luce del Verbo, perché tutto ciò che Gesù dice e fa è rivelazione, dono della Sua persona, del Padre e dello Spirito Santo. Ma riflettiamo anche su come ciò che abbiamo letto svela e illumina noi stessi, la nostra vita e il nostro rapporto con Dio. E cosa ci dice Dio oggi? (E non cosa dice Dio agli uomini in generale o in assoluto?) Perché “Chi viene a Me, ascolta le Mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. ” (Lc 6, 47-48). Frequentando Dio nella Sacra Scrittura, finiamo per agire secondo la Sua parola che ci modella.

6. In conclusione… Pregare!

Don Jean-Baptiste Chautard ha definito la Lectio Divina la “fornitrice di orazione”. Per concludere, invochiamo lo Spirito Santo che suscita il ringraziamento e fa sorgere la preghiera di adorazione e di supplica.

7. Conservare la Parola nei nostri cuori

La Lectio Divina ci porta a ricordare Dio ripetendo le Sue parole e sussurrandole col cuore: ” Se uno Mi ama, osserverà la Mia parola e il Padre Mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). Scrivere un passo, una parola che ci ha toccato può aiutarci, oppure impararla a memoria e riscriverla, lentamente, o ancora condividere la Parola di Dio con qualcuno (senza commentarla).

Nella Lectio Divina, non dobbiamo lasciarci scoraggiare da un’apparente aridità o impotenza, osiamo rimanere con una domanda, due parole contraddittorie o una parola scioccante e richiamarle di nuovo al nostro cuore. L’essenziale è prendersi del tempo con Gesù, così la preghiera vivrà di tutte le aspettative che la Parola di Dio avrà suscitato in noi.