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Pregare può darvi 20 minuti in più da vivere ogni giorno

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Edifa - pubblicato il 03/01/20
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Pregare? Il desiderio non manca, siamo decisamente favorevoli, ma il problema è che spesso ci manca il tempo. E se la preghiera potesse prolungare le nostre giornate? di padre Alain Bandelier

“Bene, diciamo una preghierina”. Quante volte ho sentito questa frase, soprattutto alla fine delle nostre riunioni pastorali, liturgiche o altro? Probabilmente l’ho pronunciata anch’io varie volte… L’intenzione è lodevole, ma la formula è proprio insopportabile. Povero Signore che deve accontentarsi di queste briciole di tempo della nostra agenda. Passa spesso dopo tutto il resto: abbiamo trascorso la giornata a fare le nostre cose, anche ciò che c’è di più cattolico, e al momento di andare a letto, quando abbiamo una sola voglia, cioè quella di dormire, Gli dedichiamo un ultimo pensiero, frettoloso e assonnato. Lo chiamiamo “Nostro Signore”, ma la Sua sovranità sulla nostra vita è molto relativa.

Diamo a Dio almeno l’1% del nostro tempo

Non credo che possiamo vivere nella grazia del Signore e secondo il Suo pensiero, se trascorriamo meno di 20 minuti con Lui ogni giorno. È forse chiedere troppo? Se calcolo bene, questo rappresenta solo l’1% della nostra giornata. Amiamo i nostri figli, il nostro coniuge, i nostri genitori? È sufficiente pensare a loro qualche volta durante la nostra giornata? Questo fa loro sicuramente piacere, ma niente potrà mai sostituire i momenti che possiamo dedicare loro, senza fare nient’altro, altrimenti i nostri buoni pensieri saranno solo dei cattivi alibi. Se vogliamo vederci, dobbiamo fissare un appuntamento e prenderci il tempo necessario per stare insieme.

In nome della spontaneità e della sincerità, abbiamo rinunciato a stabilire delle regole e ad acquisire delle abitudini. Nella vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale, questo si traduce in una continua improvvisazione e in una profonda insoddisfazione. Ed ecco allora il trionfo della mediocrità e, come diceva Benedetto XVI, della dittatura del relativismo. Naturalmente, non dobbiamo cadere nell’errore opposto, chiudendoci cioè nei formalismi e negli scrupoli. Ma chi vuole il fine vuole i mezzi: c’è questo desiderio di pregare in noi o è solo una velleità, un’aspirazione impotente?

Cercare 20 minuti nella nostra giornata

La prima cosa da fare quindi è riconquistare 20 minuti della nostra giornata: alzarsi prima, andare a letto più tardi, eliminare dalla nostra agenda qualcosa di non essenziale. Attenzione però, quando dico di ritardare l’ora del sonno, è per fare ciò che non è stato fatto, cioè pregare. Tuttavia alle persone che hanno già la tendenza a coricarsi tardi, consiglio di non fissare l’ora della preghiera alla fine della giornata… questo non ci impedisce però di rivolgere sempre un pensiero al Signore nel momento in cui ci assopiamo.

Allo stesso modo, questi 20 minuti non saranno sostituibili con la Santa Messa o la preghiera della sera con i figli. Questi momenti sono indispensabili, ma non cancellano l’istruzione del Maestro: “Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto” (Mt 6, 6).