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Cosa fare quando l’educazione dei figli divide la coppia?

Parents - Child - Education - Argument

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Edifa - pubblicato il 18/12/19

Meglio perdonare o punire? Essere molto severi o permissivi? Le scelte educative, piccole o grandi che siano, possono diventare veri e propri motivi di conflitto all'interno di una coppia. È possibile trovare un’intesa sull'educazione dei figli e porre fine alle discussioni?

di Denis Sonet

Sono poche le coppie che prima o poi non si scontrano sull’educazione dei figli. Volano allora parole spiacevoli che accusano il coniuge: “Non è lasciando fare ai nostri figli tutto quello che vogliono che li aiuterai ad affrontare la vita “; “Non vedi che sei un padre troppo severo? Non siamo più nel Medioevo”; “Sei sempre lì che brontoli contro i figli, non vorrai mica che mi ci metta anch’io?”; “Sei come tua madre, gliele fai passare tutte” ecc. Tuttavia, è possibile educare i propri figli senza necessariamente andare d’accordo su tutto con il coniuge.

Perché questi litigi?

Certamente i genitori amano profondamente i loro figli e cercano di fare del loro meglio. Tuttavia, ognuno tende a pensare che il proprio metodo educativo sia il migliore: un punto di vista che non è necessariamente condiviso dal coniuge. Infatti, ciascuno ha ricevuto un’educazione diversa, talvolta anche molto diversa e, a seconda di quello che ha vissuto nella sua infanzia, di ciò che l’ha reso felice e di ciò che l’ha fatto soffrire, ognuno ha la propria concezione delle esigenze di una buona educazione: “Non farò certo come mio padre che non è mai venuto a darci il bacio della buonanotte”; “Ringrazio mia madre che alla sera ci faceva pregare cantando, e ci tengo a fare lo stesso”.

Quindi, nelle inevitabili tensioni che sorgono sull’educazione dei figli dobbiamo prima di tutto fare un passo indietro rispetto al nostro passato e chiederci da dove vengono le nostre scelte, preferenze e decisioni educative. Dobbiamo essere abbastanza lucidi da mettere in discussione le nostre certezze, che forse sono diventate una vera ideologia basata sull’imitazione o, al contrario, sul rifiuto dell’educazione ricevuta. Ma domandiamoci anche se non stiamo cercando, in modo più o meno cosciente, di guadagnarci l’affetto dei nostri figli a spese dell’altro genitore…

Severità o permissivismo?

Dobbiamo anche essere consapevoli dell’immensa complessità della “buona educazione”. Se, per esempio, per dare una buona educazione ai figli bastasse essere severi, o se al contrario fosse sufficiente “lasciare che facciano quello che vogliono”… lo sapremmo tutti e ci saremmo trasmessi questa “ricetta” di generazione in generazione. Ma non è così semplice!

Con alcuni bambini la severità può essere distruttiva. Non è facile conciliare, mantenere l’equilibrio tra rispetto della libertà e autorevolezza, tra ricompense e punizioni, dolcezza e fermezza, dimostrazioni d’affetto e pretese del dovere compiuto. L’educazione non è applicazione di principi assoluti. È un’arte che richiede un comportamento dalle mille sfumature, tanto lontano dall’«addestramento» quanto dal lassismo. In molte situazioni, chi può dire di avere la soluzione giusta? Chi può dire, ad esempio, di sapere esattamente cosa fare con un figlio che fa uso di droga? Le opinioni saranno diverse.

Un altro esempio: alcuni diranno che la televisione è uno strumento del diavolo (“A casa non ce l’avevamo e non era così male”), altri diranno che, se usato correttamente, può essere un mezzo privilegiato di arricchimento culturale. Inoltre, i bambini non sono solo i figli dei loro genitori, sono anche figli della società, dei media, e bravo chi può dire come vaccinarli contro i virus diseducativi di una società pluralista!

Il segreto per porre fine ai litigi

È pertanto buono e saggio valutare i punti di vista opposti, con calma, e pronti ad accogliere le idee dell’altro. Il dialogo diventa urgente. Partiamo dal principio che, in molti casi, non è superfluo un secondo parere per decidere cosa sia bene pensare o fare. In caso di divergenza di opinioni è quindi importante riconoscere che il nostro coniuge sa anche lui il fatto suo e che l’aspetto che egli coglie è fondato, e dovrà essere preso in considerazione per trovare una risposta equilibrata e personalizzata.
Questo dialogo, in cui ognuno “difenderà la propria tesi”, deve tenere conto del punto di vista del bambino e delle sue possibili reazioni, ma si svolgerà in sua assenza in modo che, in caso di discussione accesa, non abbia la possibilità di fare da giudice e di approfittare abilmente delle differenze di opinione dei genitori.

Il bambino ha bisogno di flessibilità e indulgenza

Per quanto sia importante che la coppia raggiunga un punto d’incontro sui principali orientamenti educativi e decida chi ha l’autorità in questa o quella circostanza, è anche possibile che, su questioni di minore importanza, i genitori non facciano fronte comune davanti al bambino: talvolta quest’ultimo può aver bisogno che un genitore applichi con flessibilità e indulgenza le decisioni familiari.
Ricordiamoci però che l’educazione non è mai stata facile: anche Giuseppe e Maria hanno avuto una disavventura con Gesù un giorno a Gerusalemme, nonostante lui fosse un Figlio meraviglioso “che cresceva in sapienza, in età e in grazia” e “stava loro sottomesso”.

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