La cupidigia è un atteggiamento insidioso che può farci del male man mano che s’installa nel nostro cuore. Ecco qualche suggerimento per evitare questo peccatodi padre Pascal Idea e Luc Adrian
Viviamo in una società che idolatra il successo. In questa corsa verso la felicità e la bella vita, i soldi e i beni acquisiti finiscono per accaparrarci totalmente, senza che ce ne rendiamo conto. Come fare per non cadere in questa trappola che diverte tanto il Nemico?
1. Non trascurare questo vizio
San Giovanni Cassiano disse: “Nessuno consideri l’avarizia come malattia di poca importanza. Chiunque abbia ceduto anche una sola volta al desiderio di una piccola somma di danaro ed abbia permesso all’avarizia di mettere radici nel suo cuore, non può non essere presto infiammato da un desiderio più violento”.
2. Ricordarsi l’origine e lo scopo dei nostri beni
Il denaro e le proprietà non vengono da noi e non sono per noi solamente. Certo, sono dovuti al nostro lavoro, ma in definitiva vengono sempre da Dio: “L’avaro – disse il Curato d’Ars – è come un maiale che mangia ghiande senza alzare la testa per sapere da dove provengono”. D’altra parte, questi beni non sono destinati solo a colui che li ha guadagnati. Come dice la costituzione pastorale Gaudium et Spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II: “L’uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri”.
3. Discernere dov’è il vostro tesoro… perché “lì sarà anche il vostro cuore”
San Francesco di Sales dà questa immagine: “Gli alcioni fanno i nidi in forma di palma e vi lasciano soltanto una piccola apertura in alto. Li piazzano sulla riva del mare e li costruiscono così solidi e impermeabili che se anche le onde dovessero travolgerli, le acque non penetrerebbero […]. Così deve essere il tuo cuore, aperto soltanto al cielo, e impenetrabile alle ricchezze e ai beni caduchi.”
4. Praticare le virtù contrarie
Siate generosi e date senza indugio né restrizioni e senza pensare cosa avrete in cambio. La Bibbia lo ripete costantemente: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8); “Date e vi sarà dato […], perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,38). L’Antico Testamento chiede di pagare al Signore la decima, cioè un decimo del proprio reddito e anche oggi dovremmo fare dei doni alla Chiesa come segno di riconoscenza a Cristo Salvatore.
5. Dare particolarmente ai poveri
San Basilio rimprovera letteralmente il “ricco avaro” che evita di incontrare i poveri per non dover fare l’elemosina e quando li incontra dice loro di essere anche lui povero. “È vero sei povero: sei povero di carità, povero di bontà, povero di confidenza in Dio, povero di speranza eterna”.
Ecco dei consigli pratici: cercate di avere sempre qualche spicciolo in tasca, non date a tutti i mendicanti ma decidete in anticipo a quante persone darete l’elemosina, date senza giudicare, senza fare una selezione, dicendovi “No, lui berrà…”, infine date anche solo un sorriso o una parola.
6. Andare alla radice
Dietro al bisogno di sicurezza, c’è una mancanza di fiducia nella Provvidenza. Ricordatevi la parabola di colui che accumula le ricchezze per sicurezza: “Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio” (Lc 12,20).
Tuttavia, l’abbandono alla Provvidenza non è imprevidenza, irriflessione e superficialità. Ci deve essere anche della prudenza da parte nostra (per esempio per risparmiare per la futura educazione dei nostri figli) e della giustizia (evitare il più possibile di essere a carico dei nostri concittadini).
7. Essere corretti nel dono
Sant’Ignazio di Loyola, nei suoi Esercizi spirituali dà l’esempio di “san Gioacchino e di sant’Anna, i quali, dividevano i loro beni in tre parti: la prima ai poveri, la seconda al ministero e servizio del tempio, la terza per il sostentamento di sé stessi e della loro famiglia”. All’inizio dell’anno, possiamo pensare anche noi ad un budget da consacrare a questi diversi ambiti. Potrebbe essere l’occasione inoltre per fare un bilancio dei nostri beni: possiamo chiederci se ciò che non ha servito nell’ultimo anno, come dei vestiti o utensili, sia davvero utile o meno.
8. Invertire le nostre prospettive
Invece di pensare che daremo quando avremo assicurato il necessario (cosa che non facciamo mai in definitiva poiché le urgenze materiali divorano anche le nostre migliori risoluzioni), dite: “Consacro una percentuale del mio budget al Signore”. Possiamo educare anche i bambini a questo dono, incoraggiandoli a donare per esempio una parte della loro paghetta (appena la ricevono) ad un’opera di carità o a dei poveri.
9. Cercare di distaccarsi
Dopo aver elencato gli effetti devastanti della passione per il denaro, San Giovanni Climaco aggiunge: “Un piccolo fuoco è sufficiente per bruciare una gran quantità di legna; e con l’aiuto di una sola virtù si vincono tutte le passioni. Questa virtù si chiama distacco: è generata dall’esperienza e dall’amore per Dio, e dal pensiero dell’ora della nostra morte”.