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Guardandoci allo specchio, vediamo Dio?

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Edifa - pubblicato il 07/11/19

Ogni giorno ci guardiamo allo specchio, per pettinarci o truccarci. Ci chiediamo se siamo abbastanza attraenti, o come nascondere qualche imperfezione e migliorare il nostro look. E se dovessimo trasporre tutti questi pensieri e questi gesti nella nostra vita spirituale?

di padre Alain Quilici

Ovviamente ricorderete tutti la regina della favola di Biancaneve, che chiedeva ogni giorno al suo specchio chi fosse la più bella del reame. Un giorno lo specchio le disse che c’era qualcuna più bella di lei. La regina si arrabbiò talmente che decise di liberarsi della rivale.

La regina della storia non è l’unica ad analizzare la propria immagine. Chi può dire di non aver mai bisogno di guardarsi allo specchio perché gli rifletta un’immagine lusinghiera? Tutti noi ci guardiamo allo specchio osservandoci in innumerevoli modi. Perché lo facciamo? Ci terrorizza l’idea di non essere simili all’immagine che vogliamo proiettare. Abbiamo davvero bisogno di qualcuno, di uno specchio ad esempio, che ci dica: “Sei così attraente! Sembri così perfetto!” Entriamo nel panico al pensiero di esserci persi un minimo dettaglio che ci sminuisca agli occhi degli altri provocando occhiatacce, sussurri alle nostre spalle e aperte risate quando lasciamo una stanza. Dentro di noi temiamo che quello che facciamo agli altri verrà fatto anche a noi.

Come ci vedono gli altri

Quando ci guardiamo allo specchio proviamo piacere di fronte a quello che vediamo. Non essendo davvero sicuri che gli altri possano apprezzarci per quello che valiamo davvero, possiamo almeno dirci quello vorremmo sentirci dire dagli altri. A volte, quindi, finiamo per parlare con il nostro riflesso allo specchio. Guardiamo la nostra immagine, in qualche caso siamo rassicurati, in altri cadiamo nella disperazione. Ci vediamo attraenti o repellenti.

Cosa dovremmo fare per migliorare il nostro aspetto? È così che inizia il dialogo con lo specchio: dovrei truccarmi di più, cambiare pettinatura, mettere qualche gioiello o nascondere quell’orribile macchia sulla pelle?

Il nostro specchio ci provoca molti problemi, il più grande dei quali è il fatto di rispecchiare il modo in cui ci vedono gli altri. Inevitabilmente, ci rimanda un’immagine che esaminiamo con apprensione crescente. Cosa penseranno gli altri? Ecco il problema principale che non osiamo menzionare.

Il segno della gloria di Dio

Chi vuole progredire nella vita spirituale deve separarsi dallo specchio. Non dovrebbe più preoccuparsi della sua immagine, soprattutto se ci si concentra solo su alcuni tratti superficiali.

La Bibbia ci insegna che siamo il riflesso di Dio stesso. Siamo stati creati a Sua immagine. Quando ci guardiamo allo specchio, non stiamo cercando di vedere Lui, a cui immagine siamo stati fatti? È quello che cerchiamo, ma senza riuscire a vederlo. Vorremmo trovarci di fronte a un’immagine di perfezione, senza una ruga o una macchia, ma vediamo noi stessi con i nostri limiti e le nostre imperfezioni. Questo mi ricorda uno dei più bei passi di San Paolo: “E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2 Cor 3, 18). Possiamo vedere il segno della gloria di Dio nel volto di ogni persona. È a malapena percettibile, accennato, e tuttavia molto reale.

È il peccato che deforma e crea cicatrici sul volto. Nel suo romanzo Il Ritratto di Dorian Gray, che descrive la caduta di un uomo, Oscar Wilde evocava questo essere sfigurati. Per mantenere il proprio volto fresco, un giovane uomo di grande bellezza fa un patto col diavolo. Il suo volto non porterà mai alcuna traccia delle sue malefatte. Non sarà lui a invecchiare, ma il suo ritratto, realizzato al culmine della sua giovinezza. In questo modo, nonostante la sua vita scandalosa, sembra in grado di salvare le apparenze. Alla fine, però, la verità salta fuori – viene trovato morto con il volto sfigurato da anni di dissolutezza. Questa storia è l’opposto di quello che dovrebbe essere un santo secondo il Signore.

Vedere il volto del Signore sostituire progressivamente il nostro

I santi sono persone che accettano di vedersi come sono realmente. Non si preoccupano del loro aspetto fisico, ma dei segni del peccato. Guardandosi allo specchio, si vedono come sono. E non sono felici di quello che vedono. Allo stesso modo, esaminando la loro coscienza, quando si vedono davvero, considerano le loro azioni e quello che ha occupato la loro mente, sono pieni di vergogna. Lungi dal disperare, però, trovano un modo per cambiare.

Qualunque cosa facciano le giovani donne per migliorare il loro aspetto, i santi si preoccupano dei segni provocati dal peccato, delle macchie del male, delle tracce delle malefatte. I santi sono le persone che guardandosi allo specchio vedono il volto di Nostro Signore Gesù Cristo che sostituisce gradualmente il loro. Ci assomigliano, visto che non sono più loro che vivono, ma Cristo che vive attraverso di loro. È un ideale che solo poche persone possono raggiungere, ma è un obiettivo per ciascuno di noi.

Non è più questione di apparenza, ma di rassomiglianza. Chi ama Dio Padre come fa Gesù, chi vive per gli altri come ha fatto Madre Teresa, chi non si preoccupa più di quello che gli altri possono pensare di loro, chi vede le prove della vita come segni di Dio e condivide la sofferenza di Cristo, percepirà attraverso le proprie sembianze quelle del Signore. Il loro specchio rifletterà un po’ della gloria di Dio. E quando moriranno, un essere umano sfigurato da una vita di peccato lascerà spazio a uno trasfigurato dalla gloria di Dio.

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