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E se cambiaste il vostro modo di fare l’esame di coscienza? 

young woman thinking

By Leszek Glasner|Shutterstock

Edifa - pubblicato il 01/11/19

Oggi abbiamo ridotto l’esame di coscienza al leggere una lista di peccati. È diventato una sorta di questionario da compilare, come alla dogana: "Che cosa dovete dichiarare? Scegliete la risposta giusta!". E se invece di fare l’esame di coscienza, facessimo una vera e propria “rilettura della nostra vita”? 

di padre Alain Bandelier

In realtà una lista, per quanto ben fatta, non sarà mai nulla di più che un modo per aiutarci ad esaminare la nostra coscienza, ma non sostituirà mai la preghiera personale, le domande oneste con cui ci poniamo davanti a noi stessi e al nostro peccato, ma soprattutto davanti a Dio e alla sua chiamata. Una lista di peccati può condurre ad un dialogo con il Signore, ma non può sostituirlo. Fare un esame di coscienza non può ridursi a leggere semplicemente un foglio di carta. Bisogna dire anche che l’espressione “esame di coscienza” non è molto bella… Sottolinea sicuramente qualcosa di vero e cioè la nostra fedeltà o infedeltà al Signore che è una questione di coscienza perché si gioca dentro di noi. Tuttavia il rischio è quello di concentrarci solo su noi stessi, di identificare il peccato e la cattiva coscienza, di ridurre la conversione ad uno sforzo di lucidità e sviluppo personale. Tutto questo è più psicologico che spirituale, più moralista che evangelico. Non dovremmo parlare piuttosto di “rilettura della nostra vita”?

Come individuare i nostri peccati? 

Quest’espressione fa eco ad una pedagogia specifica: la cosiddetta trilogia del “vedere-giudicare-agire”. Si tratta di mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo nella nostra vita e di dare vita al Vangelo. È nella nostra vita che dobbiamo discernere e rispondere alla chiamata di Dio ed è dunque qui che dobbiamo cercare il nostro peccato. Concretamente, basta ripensare ai vari luoghi e momenti che costituiscono la trama delle nostre giornate e metterli sotto lo sguardo del Signore.

Per alcuni cristiani, questo pensiero potrebbe essere una vera rivelazione e potrà contribuire ad un vero progresso spirituale. Tuttavia il rischio di rimanere in una prospettiva moralizzante non è completamente escluso: stiamo passando da una morale individuale ad una morale più sociale, ma siamo ancora nella morale.

Se siamo alla scuola di Cristo è la Rivelazione che ci dà una vera visione del nostro peccato e di tutte le cose: “nella tua luce, vediamo la luce”, dice il Salmo 35. Per scrutare la nostra coscienza o la nostra vita, sarà necessario scrutare la Parola di Dio e rileggere la nostra storia alla luce del Vangelo. Questo esercizio spirituale si chiama discernimento. È grazie al Vangelo che il discepolo viene istruito, che il peccatore si converte e che il santo si lascia costruire. Questionari, formule e meditazioni varie possono aiutare sia per un approccio personale che per una riflessione comunitaria, ma nulla può sostituire ciò che porta ad un ascolto diretto e profondo del Signore.

Alcuni scritti utili da rileggere

Da questo punto di vista, ci sono alcuni testi fondamentali su cui possiamo ritornare instancabilmente: i Dieci Comandamenti (la seconda parte del Catechismo della Chiesa Cattolica ne dà un commento esaustivo), le Beatitudini, il Padre Nostro e soprattutto il comandamento nuovo (“amatevi gli uni gli altri”). Possiamo anche semplicemente meditare su una lettura biblica: quella del giorno, quella della domenica o quella che ci interpella particolarmente in questo momento. Il profeta Amos ci parla dei poveri, Salomone ci parla della saggezza, San Paolo ci parla dell’unità, San Giovanni ci parla dell’amore fraterno, San Pietro ci parla della fede… È sempre lo Spirito Santo che ci parla, che ci fa rimettere in discussione, che ci chiama alla conversione e ci apre al rinnovamento. Riprenderli punto per punto, ci pone davanti alla nostra coscienza e alla nostra vita, ma soprattutto davanti al Signore.

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