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Come fare più spazio allo stupore nella propria vita?

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Edifa - pubblicato il 23/10/19

Qualunque età abbiamo, dobbiamo rendere lode per il Creato e crescere nella capacità di vedere il mondo come un dono di Dio

di Christine Ponsard

Ogni giorno, quotidiani, radio e televisione effondono ondate di lamentele su varie catastrofi, al punto che rischiamo di dimenticare di saperci stupire. Si dice che le belle storie “non vendono”, e non c’è dubbio sul motivo per il quale il vero amore, la fedeltà, la bellezza, il dono di se stessi e la gioia non occupano le prime pagine, né riempiono la maggior parte delle conversazioni. E tuttavia, lo stupore è una di quelle qualità infantili che hanno spinto Gesù a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25).

Lo stupore non è un ottimismo irrealistico e sognatore. Al contrario, è un atteggiamente che consiste nel contemplare la realtà in tutta la sua pienezza, nel vedere al di là delle apparenze rovinate dal demonio. Sapere come meravigliarsi è aprirsi alla presenza amorevole di Dio in tutto quello che sperimentiamo. È guardare alle cose e alle persone con un cuore sempre “fresco”, senza essere indifferenti o annoiati. È sapere come meravigliarsi, accogliere ogni nuovo giorno come un dono. È rimanere puri da ogni cupidigia, da qualsiasi desiderio di appropriazione o dominio. È importante forgiare il giudizio dei nostri figli insegnando loro a discernere il male. È fondamentale aprire i loro occhi e il loro cuore alle sofferenze altrui, insegnare loro la compassione. È altrettanto importante, però, fare attenzione a non minare la capacità innata dei bambini di stupirsi.

L’arte di coltivare l’ammirazione per le cose quotidiane

Family - Children - Soap Bubbles
© Lucky Business

In primo luogo, dovremmo imparare come condividere il nostro stupore. Ciò implica il fatto di essere veramente attenti, perché la meraviglia non riguarda sempre il fatto di esprimersi in modo molto evidente; spesso è invece il contrario. Condividere lo stupore con i nostri figli non riguarda certamente grandi pronunciamenti, perché la meraviglia non si abbina bene al rumore. È piuttosto una forma di contemplazione da sperimentare nel profondo del nostro essere, in quel giardino segreto a cui solo Dio ha accesso.

Stupiamoci con e di fronte ai nostri figli. Se lo stupore è profondamente intimo e silenzioso, ci sono comunque parole e atteggiamenti che possono promuovere o soffocare la loro capacità di stupirsi. Senza tacere ciò che va male, dobbiamo anche sapere come sottolineare ciò che è bello e buono.

Prendete l’esempio della famiglia: statistiche alla mano, ci lamentiamo dell’aumento del numero di divorzi, ma non si dice mai nulla delle coppie che si amano profondamente e restano fedeli. Parliamo spesso delle tante preoccupazioni che danno i figli, mentre si dice molto meno dell’immensa gioia che ci procurano. Perché si dice spesso “Figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi” mentre si sentire dire raramente “Figli, piccoli e grandi, gioia ugualmente grande”? E potremmo elencare centinaia di altri esempi dello stesso tipo.

La presenza di Dio al cuore della nostra vita

Quando si chiede a un bambino, e ancor più a un adolescente, quali sono le sue qualità principali, in genere risponderà… elencando i propri difetti! È sintomatico di una mancanza di fiducia, di un approccio negativo. È sbagliato lodare continuamente un bambino e vantare le sue innumerevoli qualità a chiunque ci stia ascoltando, ma non è certo meglio sminuirlo continuamente, infliggergli osservazioni negative o ironiche sulla sua cattiva natura, il suo naso troppo lungo o la sua lentezza. Non si aiuta mai un bambino a crescere umiliandolo o denigrandolo. Ciò non vuol dire che non si debba insegnargli a riconoscere i propri difetti e i propri limiti, o ad affrontare i fallimenti e le umiliazioni con serenità. È però nostro compito aiutarlo a sviluppare tutti i talenti con cui il Signore lo ha benedetto, e così a discernere quei talenti in modo molto semplice e umile.

Spesso, quando parliamo loro dei miracoli di Gesù, i bambini dicono: “Che peccato non essere stati lì! Quanto sarebbe stato bello assistere a un miracolo!” Insegniamo loro a vedere ciò che è più grande di ogni miracolo: la presenza di Dio nella nostra vita. È splendido che Gesù abbia trasformato l’acqua in vino o che abbia curato i malati, ma è molto più straordinario che sia morto e risorto per ciascuno di noi. Dio ha una bellezza e una bontà inimmaginabili, e il male non fa presa su di Lui. Dio ci ama al di là di tutte le parole, qui e ora, ovunque abbiano potuto portarci i nostri peccati e le nostre infedeltà. Dio custodisce ciascuno di noi con infinita sollecitudine, e oggi ci chiama a vivere da risorti. Di fronte alle meraviglie che ci vengono donate ogni giorno, in ogni istante, con gli occhi di un bambino, non dobbiamo mai smettere di stupirci.

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