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Pedro Zafra, sacerdote a Kiev: “Ringraziamo Dio ogni giorno per il dono della vita”

PADRE PEDRO ZAFRA
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Violeta Tejera - pubblicato il 27/02/23
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Lavora a Kiev da 10 anni, e in questo anno di guerra ha aperto le porte della sua parrocchia a chiunque ne abbia bisogno. Nonostante la sofferenza, assicura che Dio si rende presente ogni giorno e che in questo periodo più persone si sono avvicinate a Lui

È ormai passato un anno dall'invasione russa dell'Ucraina, da quando, all'alba del 24 febbraio 2022, i Russi hanno iniziato l'attacco via terra, mare e aria. Bombardamenti che distruggono edifici e soprattutto vite umane, e che spezzano le famiglie.

In mezzo al dolore e alla distruzione ogni aiuto è poca cosa, ed è qui che entrano in gioco i sacerdoti, come Pedro Zafra.

Aleteia lo ha interpellato per la prima volta 10 mesi fa, nell'aprile 2022. Poter parlare nuovamente con lui non è stato facile. La connessione è instabile, e la situazione a Kiev è ora molto tesa, ma spiegare ciò che accade fa parte della sua testimonianza di vita.

Si trova a Kiev da più di 10 anni, e la guerra lo ha colto mentre portava avanti il suo ministero di servire gli altri e svolgere la missione di annunciare Gesù.

“Fin dall'inizio, abbiamo aperto la parrocchia ai parrocchiani e a tutti coloro che avevano bisogno di aiuto. Distribuivamo gli aiuti umanitari che ci giungevano dai vari Paesi”.

“Vengono tutti coloro che non sono riusciti a fuggire o che hanno deciso di rimanere nel Paese”.

I primi giorni si continuava a celebrare le Messe e a offrire i sacramenti a chi li richiedeva. Si faceva tutto in un bunker, sotto l'edificio, dove ci si recava quando suonavano le sirene per proteggersi dai bombardamenti. La paura non impediva alla gente di accorrere anche se metteva a rischio la propria vita.

La gente si avvicina alla Chiesa

Si consolava chi arrivava e si offriva aiuto a livello materiale e spirituale. “Portiamo avanti la nostra missione qui, che è quella di evangelizzare. Dio vede la sofferenza del popolo ucraino”, ha spiegato padre Zafra.

In mezzo al dolore, la gente si avvicina alla Chiesa, guarda al cielo e cerca consolazione. Diventa quasi imprescindibile. “Durante tutto questo anno abbiamo visto come la gente che non apparteneva alla Chiesa, che non era credente, si sia avvicinata alla Chiesa. Veniva a cercare aiuto materiale, che noi offrivamo, ma poi è rimasta, ha trovato consolazione”.

“Molte di queste persone ora assistono alla Messa e guardano a Dio. Ricevono i sacramenti. Verificano come Egli sia presente e non li abbia abbandonati in questa situazione”.

Un anno dopo

La quotidianità nel Paese è molto difficile. Gli attacchi continuano, e gli scontri tra Russi e Ucraini sono all'ordine del giorno. La Russia attacca, e l'Ucraina non si arrende. Secondo l'ONU, un anno di conflitto ha provocato più di 8.000 civili morti e 300.000 soldati russi e ucraini uccisi o feriti.

L'esodo dei rifugiati ucraini è il più grande in Europa dalla II Guerra Mondiale. Sei milioni di sfollati interni e oltre otto milioni di rifugiati, soprattutto in Polonia e Germania.

“Trascorso questo tempo, la gente vede che Dio non l'ha abbandonata. Dio è presente tra noi e lo vediamo”, dice padre Zafra.

“Ringraziamo Dio ogni giorno per il dono della vita”.

“Anche noi riceviamo aiuto”, prosegue il sacerdote, “attraverso le persone che solidarizzano con la causa e apportano il loro granello di sabbia”.

“Portiamo avanti la nostra missione, ovvero annunciare Gesù”.