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Un sordocieco può essere diacono? La storia straordinaria di Peter Hepp

PETER HEPP

Dioezese_RS

Aleteia Polonia - pubblicato il 23/02/23

Una malattia genetica rara, il sindrome di Usher, gli impedisce di sentire e vedere, ma la sua vita è una prova di quello a cui può arrivare l'essere umano

Peter è nato il 30 giugno 1961 in Germania. Era l’unico sordo della famiglia. A parte il fatto di non parlare, si sviluppava come i suoi compagni, e i suoi familiari hanno quindi pensato che fosse solo taciturno. Quando aveva 3 anni, il medico gli ha diagnosticato la disabilità, quasi per caso.

La notizia della sordità totale del bambino ha toccato la famiglia, anche se il medico l’ha consolata dicendo che malgrado la disabilità Peter era estremamente intelligente.

La sordità è una limitazione specifica. L’esprimeva bene la defunta sorda e cieca Helen Keller:

“Quando perdiamo la vista, perdiamo il contatto con le cose. Quando perdiamo l’udito, perdiamo il contatto con le persone”.

Il piccolo Peter era però un grande osservatore, percepiva perfettamente lo stato d’animo delle persone e capiva i gesti semplici che gli venivano mostrati.

Felice malgrado la disabilità

A causa della disabilità, a 6 anni è stato inserito in un internato cattolico gestito da religiose a Schwabisch Gmünd in cui studiavano dei bambini non udenti. I genitori hanno scelto quella scuola anche perché era conforme al loro modo di vedere il mondo.

Gli inizi non sono stati facili per Peter, ma col tempo non solo si è adattato perfettamente al nuovo luogo, ma ha anche fatto amicizia con altri bambini sordi.

Ha imparato il linguaggio dei segni, anche se nella scuola i bambini dovevano parlare.

A 8 anni, vicino all’istituto, Peter ha conosciuto i fratelli sordociechi Franz e Anna, ed è rimasto molto colpito dal modo in cui comunicano i sordociechi, l’alfabeato di Lorm.

Lo stupiva il fatto che quelle persone non fossero affatto infelici per via della loro disabilità. In quel momento, non sapeva che in futuro anche la sua vista si sarebbe deteriorata.

Un momento di prova e solitudine

Dopo la scuola primaria, Peter ha deciso di continuare a studiare vicino a casa.

Grazie all’aiuto di un amico di famiglia, gli è stata data la possibilità di formarsi come montatore. Era però l’unico studente non udente, e per lui è stato un periodo di grande solitudine ed esclusione. Al di là dello scambio di saluti e informazioni essenziali, nessuno parlava con lui.

Dopo aver concluso con successo la preparazione biennale, si è formato come fabbro.

Nel frattempo, dopo una lunga lotta, ha ottenuto la patente, e ha iniziato a girare l’Europa con gli amici.

Il suo cuore, però, era sempre invaso da un senso di insoddisfazione.

Il suo ritorno alla fede è stato una grande sorpresa per amici e conoscenti, e ha poi deciso di aiutare i sordi, sentendo di avere vocazione e attitudine per farlo.

PETER HEPP

È stato in quel momento che Peter Hepp si è reso conto che il diaconato era la via migliore per lui.

La Chiesa come “mondo udente”?

Presto, però, la sua vista ha iniziato a deteriorarsi rapidamente, e il suo campo visivo si è pericolosamente ridotto. Una visita dal medico non ha portato buone notizie.

Peter ha dovuto rinunciare alla possibilità di guidare per non rappresentare un pericolo per sé e per gli altri. Non poter viaggiare liberamente e le restrizioni alla libertà di movimento gli hanno fatto abbandonare il progetto di diventare diacono.

Per capire meglio la situazione delle persone sordocieche ha deciso di imparare l’alfabeto di Lorm, e in seguito anche il Braille.

A Heidelberg gli è stata poi diagnosticata la sua problematica, una malattia genetica rara, la sindrome di Usher, una combinazione di sordità o perdita uditiva con un progressivo deterioramento visivo. 

La notizia ha provocato nel ragazzo depressione e una profonda crisi interiore, nonché pensieri suicidi.

Peter provava risentimento nei confronti di Dio, che a suo avviso mentre lui Gli aveva offerto devozione e obbedienza lo aveva “punito” con la cecità. Era risentito perché la Chiesa come istituzione appartiene al “mondo udente”.

Si è quasi allontanato dall’amore…

A poco a poco, però, Dio ha cancellato il dolore dal cuore di Peter, mostrandogli che come sordocieco poteva portare il Vangelo a non vedenti e non udenti. Il ragazzo ha recuperato la sua pace interiore e si è posto completamente al servizio del Signore.

Uscendo dal centro per disabili in cui trovava allora, si è sentito del tutto riconciliato con la vita.

Inizialmente, Peter ha rifiutato tutti i suggerimenti per sottoporsi a un processo di impianto cocleare. Udire era per lui una cosa piuttosto astratta, e non sentiva la mancanza di qualcosa che non aveva mai conosciuto. La sua unica preoccupazione era la perdita progressiva della vista.

Col tempo, però, su pressione dei familiari, ha accettato l’operazione di impianto di protesi uditive.

È stato allora, al policlinico di Heidelberg, che ha conosciuto l’amore della sua vita. Maita, così si è presentata quando ha scritto il suo nome su un foglio, stava facendo tirocinio nel reparto in cui era stato operato Peter.

La ragazza lo ha molto colpito per la sua franchezza e la mancanza di pregiudizi. Per comunicare con lui, ha voluto imparare l’alfabeto di Lorm.

Questo sistema permette alle persone sordocieche di comunicare e consiste nel tracciare le lettere sulla mano del disabile fino a formare delle parole.

Il colpo di fulmine è stato reciproco. Ovviamente, il rapporto non è stato esente da problemi, visto che i genitori di Maita nutrivano forti dubbi sulla persona scelta dalla figlia.

La ragazza, però, non si è arresa, e lei e Peter si sono sposati, prima civilmente, poi, il 29 agosto 1998, in una chiesa di Heiligenbronn.

Pastore e compagno nella disabilità

Dopo le nozze, Peter si è coinvolto attivamente nelle attività sociali per sordi e sordociechi. Padre Huber, suo amico e assistente spirituale, non ha pensato subito che dovesse diventare diacono, ma poi si è reso conto che era una chiamata che aveva ricevuto, circondando Peter di cure e aiutandolo a realizzare il suo sogno.

Nel settembre 2000, Peter ha iniziato a lavorare con una pastorale per i sordociechi, e la sua determinazione ha dato frutto.

Anche la Chiesa ha mostrato il proprio sostegno, dandogli del denaro per pagare interpreti specializzati che lo aiutassero nella sua formazione.

Dopo aver superato tutti gli esami, è arrivato il momento dell’ordinazione diaconale, che ha avuto luogo il 7 giugno 2003. 

Da quel momento, Peter è diventato diacono della Chiesa cattolica. Dio aveva eliminato tutti gli ostacoli che si erano presentati sul suo cammino.

PETER HEPP

Ovviamente, tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno e l’amore di una moglie udente.

Nel 2004 e 2006, Peter e Maita sono diventati genitori di figli sani e udenti.

Dare un’opportunità

La storia di Peter dimostra che vale la pena di dare un’opportunità a una persona sorda. Dio ha posto sulla sua strada tante brave persone, e grazie al sostegno di un mentore udente, Peter ha avuto la possibilità di diventare (probabilmente il primo) diacono con questa disabilità.

Come persona sordocieca, comprende perfettamente i problemi derivanti dalla mancanza di vista e udito, può portare consolazione e allegria e avvicinare le persone sorde e sordocieche a Dio.

Questa è la parte più importante e più bella dell’evangelizzazione: quando non si impedisce a nessuno l’accesso alla Fonte della Vita. Peter ha anche scritto un libro, Die Welt in meinen Händen. Ein Leben ohne Hören und Sehen (Il mondo nelle mie mani. La vita senza sentire né vedere).

Qui un’intervista rilasciata da Peter.

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