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La Quaresima, una eccellente pedagogia della ripetizione 

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Valdemar De Vaux - pubblicato il 22/02/23

Ammettiamo che l’arrivo della Quaresima non ci fa fare salti di gioia. Ogni anno si ricomincia a digiunare, pregare e condividere per prepararsi alla Pasqua. Bisogna dire che la conversione, come ogni cammino di libertà, va incessantemente ricominciata.

«La ripetizione è fondamento di ogni pedagogia», amano ripetere i professori portati per lavoro a ripetersi mille volte. Se la Chiesa è nostra madre – e ne ha pure i difetti –, bisogna che anche la sua educazione passi dalla via della ripetizione. Dio stesso non ha agito così? Tutta la storia sacra consiste in una successione di alleanze del Creatore col suo popolo, il quale non cessa di tradire il suo protettore e poi di supplicarlo di restargli propizio. 

La nuova alleanza, sigillata sulla croce col sangue di Gesù e resa eterna dalla risurrezione del Figlio, cambia radicalmente le carte in tavola, ma non la natura umana: certo, per il nostro battesimo siamo già misticamente risuscitati e dunque partecipiamo alla vita divina; certo, l’alleanza è ormai definitiva (come disse Cristo durante la Cena); eppure restiamo sottoposti alla concupiscenza, accessorio danneggiato della nostra libertà di figli di Dio. 

Un tempo per formare la nostra libertà 

La libertà fonda la nostra dignità e ci dà la gioia di scegliere la vita che Dio ci dà. Questa libertà, inoltre, ci impegna spesso su vie che non sono quelle di Dio. La Quaresima che arriva, e che torna ogni anno, va dunque compresa come uno strumento pedagogico che ci procura la Chiesa. Mediante la preghiera, il digiuno e la condivisione, mediante il succedersi dei giorni che nella liturgia ci conducono a Pasqua, cerchiamo di formare la nostra libertà. 

Ancora una Quaresima? Certamente, per cercare una volta di più di vegliare per non entrare in tentazione – come Gesù consiglia agli apostoli nel Getsemani. Vegliare, perché non sappiamo né il giorno né l’ora in cui il Cristo ci chiamerà a comparirgli davanti, né quella in cui egli tornerà nella gloria per giudicare ogni cosa. 

Convertirsi un poco di più 

Questi quaranta giorni che ci si parano innanzi, ancora una volta, sono dunque un’occasione da cogliere per convertirci un poco di più, laddove il tempo che passa ci fa spesso allontanare, poco a poco, quasi impercettibilmente, dal cammino che ci conduce a Dio. Come in un canale: se il porto è il Cielo, abbiamo la seccante tendenza a deviare a babordo o a tribordo, rischiando di andare a incagliarci. La penitenza, il digiuno e la condivisione sono come delle boe sulla nostra rotta, per assicurarci di tenere la rotta giusta – quella verso la santità. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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