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Come esorcizzi la paura della morte?

Sad caucasian man sitting alone and thinling about problems

RealPeopleStudio | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 20/02/23

Ognuno di noi ha elaborato modi per non pensare alla morte. C’è chi la esorcizza con il denaro, chi con il successo, chi con relazioni tossiche, chi idolatrando il proprio lavoro... Ma Gesù nel Vangelo di oggi indica una strada diversa

Vangelo di martedì 21 febbraio

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». (Marco 9,30-37)

È interessante come nel Vangelo di oggi si confrontino due argomenti che apparentemente sembrano sganciati tra di loro: da una parte Gesù che cerca di dire quanto più esplicitamente quale sarà la sua fine e l’inconscio rifiuto che i discepoli fanno di queste parole:

«Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

Nessuno può capire la Croce finchè non ne fa esperienza. Ci sono cose nella vita che possono solo essere vissute e nessuna parola o ragionamento possono rendere l’idea di quell’esperienza.

Ad esempio non si può descrivere in maniera esaustiva l’amore, e allo stesso tempo non si può esprimere in maniera esaustiva la perdita di chi amavamo, entrambe queste esperienze, una positiva e una negativa, la si può comprendere solo per via esperienziale.

Il mistero della Croce è l’attraversamento del dolore, della morte, del buio, della solitudine, e solo al fondo di tutto questo la luce immensa della resurrezione.

Ma basta parlare solo della prima parte che non ci interessa più in nessun modo sapere se la resurrezione sia vera o meno.

Preferiamo rimuovere ciò che non riusciamo a gestire, ciò che ci spaventa, ciò che ci destabilizza. Uno dei modi migliori è indirizzare le nostre energie nell’occupare posti ragguardevoli in questo mondo e proprio per questo sentirsi al sicuro:

«Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».  Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.

Ognuno di noi ha elaborato modi per non pensare alla morte. C’è chi la esorcizza con il denaro, chi con il successo, chi con relazioni tossiche, chi idolatrando il proprio lavoro, e potrei continuare ancora per molto.

Ma Gesù indica una strada diversa: affrontare questa paura accettando di essere davanti ad essa disarmati. C’è però un modo per prepararsi ad affrontare ciò che ci spaventa, e non è giocare a fare “i primi della classe”, bensì

«Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti».

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