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Il giorno in cui San Leopoldo Mandic ha sentito gli stessi patimenti di Gesù 

LEOPOLD MANDIC

Public Domain | Via Wikipedia

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/02/23

C’è una data importante nella vita di Mandić: il 19 novembre 1912. Il giorno che ha cambiato per sempre l'esistenza del santo cappuccino

San Leopoldo Mandic (1866-1942), l’amato santo cappuccino di origini croate, ha avuto in comune con Gesù (e con altri santi come Francesco d’Assisi e Padre Pio), l’aver avvertito i patimenti e le sofferenze della croce.  

Si parla di questo episodio chiave della sua vita nel libro “Leopoldo Mandić – Il fraticello che voleva tutti in Paradiso” (edizioni Ares) di Pina Baglioni.

19 novembre 1912

La data che cambia la vita di San Leopoldo Mandić è il 19 novembre 1912 Leopoldo implorò in ginocchio Dio di vivere gli stessi dolori di suo Figlio Gesù crocifisso. Di poter espiare i peccati dei suoi penitenti, di poterseli caricare sulle spalle. Rendendosi disponibile per ogni possibile sofferenza e mortificazione, purché ne derivasse un alleggerimento di responsabilità di chi andava a chiedere perdono. 

Chrystus na krzyżu

Calde lacrime

E il Signore lo aveva ascoltato: durante la celebrazione di una messa, al momento della consacrazione, aveva avvertito fisicamente i patimenti di Gesù, piangendo calde lacrime.

L’alter Christus

Leopoldo si trovava a ripercorrere la strada di Francesco d’Assisi, il santo amato sin da bambino, trascorrendo molte ore del giorno nel piccolo convento cappuccino del suo paese. Nel corso del tempo, san Francesco – l’alter Christus – divenne il suo modello: come lui, anche Leopoldo volle imitare Gesù nell’abbandonare l’amor sui per affidarsi totalmente alla volontà di Dio, per “tutto ottenere”.

Francesco come Cristo

«La prima metà del secolo XIII ci presenta un Personaggio al tutto singolare nei fasti dei Santi. Questi è san Francesco d’Assisi», scrive padre Leopoldo. «Chi considera la vita e l’opera sua, subito gli si fa manifesto essere stato eletto Francesco a rinnovare, per così dire, l’opera di Cristo Signore e a farlo quasi rivivere fra noi quale Egli apparve nella sua vita mortale, nelle sue abiezioni, nei suoi patimenti e perfino nella sua crocifissione. E veramente, dalla culla alla tomba, Francesco imitò Cristo… Iddio Padre sommamente si compiacque di questo amore di Francesco per il Suo Figlio Umanato e morto per noi». 

Lo “stupendo miracolo” di San Francesco

Prosegue San Leopoldo Mandic: «Due anni prima di morire il Serafino d’Assisi, per uno stupendo miracolo, ha le mani ed i piedi forati da chiodi, formati della sua medesima carne, e nel lato destro del petto ha una cicatrice quasi fosse stato forato da lancia. Francesco, come un novello Crocifisso, apparve tra gli uomini... si deve dire che soprattutto in Francesco d’Assisi Iddio Padre ci parlò per mezzo del medesimo figlio dandoci di Lui, nella persona di Francesco, una copia vivente e fedelissima per quanto in un uomo mortale poteva venire espresso il Redentore del mondo» (Fra Leopoldo Min. Cap., Bollettino del Terz’Ordine Francescano, ottobre 1911, pp. 268-269).

Il fuoco

San Leopoldo Mandic amava ripetere, non a caso: «L’amore di Gesù è un fuoco che viene alimentato con la legna del sacrificio e l’amore della Croce. Se non viene nutrito così si spegne».

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