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Il Papa: la paura può diventare un pericolo, io a Santa Marta per sconfiggerla

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Photo by Andrew Medichini / POOL / AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/02/23

Papa Francesco ha dialogato con lo scrittore Salvo Noè per aiutarci a superare le nostre preoccupazioni quotidiane

Dice Papa Francesco: «La paura è un sentimento, non è un’idea, non è una cosa lontana da me; un sentimento che entra in me, che nasce da me, è un sentimento con il quale io ho un rapporto». 

La paura è “normale” o è un “allarme”?

La paura, quindi, deve essere accettata da ognuno di noi, è una cosa “normale”. Ma attenti. «Può essere un allarme: stai attento c’è pericolo; può essere anche una compagna di buon senso che ti fa vedere la dimensione delle cose». Il Papa ne ha parlato in una intervista concessa a Salvo Noè, autore del libro La paura come dono” (San Paolo). 

Le origini della paura

«Per essere chiaro – afferma Francesco – se io divento schiavo della paura, questa può diventare un limite che mi blocca e non mi fa andare avanti nella vita. Infatti, la persona paurosa è come se andasse verso un muro. Invece, se io so usare la paura per capire il messaggio che mi vuole dare, allora questa sarà per me un aiuto. Di solito nasce da un sentimento di difesa, e serve per tutelarsi. Anche i bambini piccoli hanno paura quando guardano qualcosa che non capiscono e la vivono come minaccia, e chiedono aiuto».

“Ci paralizza”

La paura eccessiva, sostiene il Papa, «è un atteggiamento che ci fa male, ci indebolisce, ci rimpicciolisce, ci paralizza. Tanto che una persona schiava della paura non si muove, non sa cosa fare: è timorosa, concentrata su se stessa in attesa che succeda qualcosa di brutto. Dunque la paura porta a un atteggiamento che paralizza». 

“Non è un atteggiamento cristiano”

La paura eccessiva, infatti, «non è un atteggiamento cristiano, ma è un atteggiamento, possiamo dire, di un’anima incarcerata, senza libertà, che non ha libertà di guardare avanti, di creare qualcosa, di fare del bene. E così chi ha paura continua a ripetere: “No, c’è questo pericolo, c’è quell’altro, quell’altro”, e così via. “Che peccato, la paura fa male!”.

Il giorno dell’elezione di Papa Francesco 

Quando gli si chiede se ha avuto paura quando è stato eletto, Papa Francesco risponde così: «Non mi aspettavo di essere eletto, ma non ho perso mai la pace. Mi ero portato una valigetta piccola, convintissimo di tornare a Buenos Aires, per la domenica delle palme. Avevo lasciato le omelie lì preparate. Invece sono rimasto a Roma».

PAPIEŻ FRANCISZEK, KONKLAWE

“Pace” e “tranquillità” nelle scelte “decisive”

«Appena eletto – continua – all’interno della Cappella Sistina, un cardinale brasiliano che era vicino, ha visto la mia sorpresa e mi ha detto: “Non preoccuparti, così fa lo Spirito Santo.”E poi un’altra frase: “Non ti dimenticare dei poveri”».

«Ho sentito una pace e una tranquillità, anche nelle scelte decisive, per esempio io non ho voluto indossare niente, soltanto l’abito bianco. Anche le scarpe non ho voluto mettere. Le scarpe le avevo già e volevo essere semplicemente normale. Poi sono uscito e ho detto buonasera».

Santa Marta e la paura

La scelta di vivere a Santa Marta, afferma Papa Francesco, è stata influenzata dalla paura. «Ho scelto di vivere a Casa Santa Marta, anziché nello storico appartamento papale nel Palazzo Apostolico, perché, come tu puoi capire, io ho bisogno di incontrare persone, di parlare e qui mi sento più libero. Là mi sentivo blindato e questo mi metteva paura. Ognuno di noi deve conoscersi per trovare le soluzioni migliori al proprio disagio».

Il Palazzo Apostolico e l’effetto “imbuto”

«Quando appena eletto – conclude il Papa – mi hanno portato al Palazzo Apostolico, ho visto una camera da letto grandissima, un bagno grande (troppo lussuoso) e un effetto imbuto. Stanze grandi ma ingresso piccolo, dove possono entrare solo pochissimi collaboratori. Allora ho pensato: pazienza se non posso uscire a passeggiare fuori dal Vaticano, ma almeno voglio vedere persone. Ecco perché ho scelto Casa Santa Marta. Volevo rompere questa abitudine del papa isolato».

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