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“Stanno uccidendo i nostri fratelli”. Qual è la risposta cristiana davanti al martirio?

ZARMODOWANY WILLIAM SIRAJ, PAKISTAN

AP/Associated Press/East News

Catholic Link - pubblicato il 22/01/23

Se confidiamo solo quando le cose ci vanno bene, non confidiamo davvero in Dio

di María Claudia Arboleda

Domenica 15 gennaio, all’alba, in Nigeria si è vissuta una tragedia. Il sacerdote cattolico Isaac Achi è stato assassinato – arso vivo – da malviventi che volevano entrare nella casa parrocchiale e non riuscendoci hanno deciso di darle fuori con due presbiteri dentro. Padre Isaac non è riuscito a uscire ed è morto. Padre Collins, che è riuscito a scappare, è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco. Due nuovi martiri.

Perché i cristiani continuano ad essere perseguitati?

È una domanda che mi pongo costantemente. Vale la pena di pensare e pregare a tutti i nostri fratelli martiri, testimoni coraggiosi della fede. È vero che offrire una testimonianza dell’amore, della fraternità, del distacco, della dedizione e del servizio è una cosa che infastidisce chi vive in modo contrario alla fede.

Il bene smaschera sempre il male e rende evidente che questo non porta la felicità. Le persone cristiane che desiderano vivere in modo coerente il Vangelo diventano pietre vive, che spesso si trasformano in sassolini nella scarpa per molti che desiderano compiere il male

Noi cristiani siamo scomodi per certi settori della società che non vogliono che si vivano i messaggi evangelici, che le persone escano dal peccato che le schiavizza. Ci sono poteri che vogliono metterci a tacere e che ci adattiamo allo status quo.

Ma non è questo che Cristo ci ha chiamati a fare. Con la Sua vita, ci ha dimostrato che vale la pena di vivere e morire per amore dei nostri fratelli. Ci ha detto che solo la verità ci farà liberi… e Lui è la Verità.

Per quanto vogliano metterci a tacere, non possiamo essere infedeli a quello che Dio ci ha insegnato: donare la vita per i fratelli.

All’odio si risponde con più… amore

Credo che sia questa la parte più difficile. Amare chi ci odia, chi ci fa del male, chi ci assassina. È stato questo che Cristo ci ha insegnato sulla Croce, e da questo nasce tutta la nostra forza. Siamo figli amati di Dio, ed Egli tiene le redini di tutto ciò che accade.

È vero che non desidera il male, ma lo permette per qualcosa di positivo, qualcosa di migliore. Cosa possiamo fare noi? Pregare per i nostri persecutori, inginocchiarci davanti a Dio e rendergli grazie per le cose positive e per quelle negative, anche se è difficile.

Se confidiamo solo quando le cose ci vanno bene, non confidiamo davvero in Dio.

“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”

Questa frase di Tertulliano mi ha sempre colpito. Pensate a cosa vi attira di più: l’amore. I martiri muoiono innamorati di Dio. Avranno sicuramente avuto paura, anche se saranno stati pieni della forza che dà la grazia per il martirio. Avevano mente e cuore in Colui che è la Vita stessa.

Se le persone vedono la tortura del martirio e il dolore della morte che si vive con apertura verso Dio e hanno la disposizione del cuore per incontrare Dio lo fanno. Dire che nel dolore incontriamo Dio è vero.

Lo incontriamo anche vedendo le persone che offrono il proprio dolore e la propria sofferenza. Persone che vivono il cammino in questa “valle di lacrime”, unite alla Gioia.

È un mistero, ma accompagnare a morire qualcuno che di fronte alla fine sorride, che non maledice, ma perdona, che non odia ma ama, che si dona fiducioso a Dio che lo riceve, che ripete con Gesù “Signore, nelle Tue mani consegno il mio spirito”… è la testimonianza che Dio non ci abbandona mai ed è con noi fino all’ultimo respiro.

Preghiamo Dio per tutti i nostri fratelli, soprattutto per padre Isaac Achi, perché Dio lo accolga nel Suo Regno e possa riposare in pace.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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