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Dopo uno stupro, una donna rimane incinta. Come possiamo aiutarla?

PREGNANT,

FamVeld | Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/01/23

Un prete o il personale appositamente formato negli ospedali gestiti da enti ecclesiastici o nei consultori cattolici aiuteranno la vittima

Come si può aiutare una donna che è rimasta incinta in seguito a uno stupro? E sopratutto qual è il consiglio più utile per lei e la vita che porta in grembo?

La risposta l’ha data “Docat. Dottrina Sociale della Chiesa” (edizioni San Paolo), a cura della Conferenza Episcopale Austriaca. Una sorta di compendio “2.0” agile e rivolto alle nuove generazioni, con tanto di premessa di Papa Francesco.

ABUSE

Preti e consultori

In caso di stupro, si legge su Docat, vanno distinti due aspetti oggettivi. Da un lato, c’è un crimine terribile commesso contro una donna, un crimine che deve essere perseguito penalmente e considerato moralmente grave e deprecabile. La donna parte lesa deve ricevere immediatamente aiuto sia dalle istituzioni pubbliche, sia da assistenti spirituali. Un prete o il personale appositamente formato negli ospedali gestiti da enti ecclesiastici o nei consultori cattolici aiuteranno la vittima, la consoleranno e le suggeriranno i modi per superare l’accaduto.

Un disegno per il bambino

Dall’altro lato, tuttavia, il bambino che è stato generato, è amato da Dio. Indipendentemente dal genitore, Dio ha un disegno su quel bambiino. Per quanto siano pesanti le ferite interiori subite dalla donna, il bambino può diventare una consolazione e donarle nuova speranza. Qualsiasi cosa accada, Dio accompagna gli esseri umani e vuole il loro bene. A causa della libertà umana Dio non può impedire il crimine, ma può fare in modo che ne derivi nuova speranza, nuova vita.

Se accade l’aborto

Il bambino che nascerà ha bisogno di tutta la cura e l’amore di sua madre. Tuttavia, anche il contesto sociale della madre deve fare in modo che la donna incinta si senta protetta e accolta. In ogni caso, anche dopo un aborto, i consultori cattolici rimangono a fianco della donna per rielaborare insieme a lei l’esperienza vissuta.

Il messaggio del catechismo

Docat richiama alcuni passaggi della Catechismo della Chiesa Cattolica che supportano questa tesi:

2270 La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 1].

2271 Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale:

Non uccidere il bimbo con l’aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita [Didaché, 2, 2; cf Lettera di Barnaba, 19, 5; Lettera a Diogneto, 5, 5; Tertulliano, Apologeticus, 9]. Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 51].

2272 La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. “Chi procura l’aborto, ottenendo l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae”, “per il fatto stesso d’aver commesso il delitto” [Codice di Diritto Canonico, 1398] e alle condizioni previste dal Diritto [Codice di Diritto Canonico 1323-1324].

La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all’innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.

2274 L’embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano.

Diritto alla vita

Nella sintesi, al 2322 del Catechismo, il messaggio della Chiesa non ammette repliche: fin dal concepimento il bambino ha diritto alla vita. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica “vergognosa” , [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 27] gravemente contraria alla legge morale. La Chiesa condanna con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana.

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