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Ada Negri: il dolore per la morte della figlia le restituì la fede

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 20/01/23
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La spiritualità della poetessa Ada Negri che, attraverso il dolore atroce per la morte della figlia a solo un mese di vita, riscoprì la fede in Cristo tramite la Madre Celeste

Il numero del 13 novembre 2022 del settimanale Maria con te ospita un interessante articolo sulla poetessa Ada Negri, la cui statura lirica è stata sottostimata, almeno dal grande pubblico, a causa del confronto con la coetanea Grazia Deledda, vincitrice del Nobel per la Letteratura nel 1927, anno che le vide entrambe concorrere per questo prestigioso premio internazionale.

L'infanzia di Ada Negri

Ada nasce a Lodi il 3 febbraio 1870, ma la sua vita inizia in salita perché l’umile famiglia rimane presto priva del padre, che muore quando lei ha solo un anno. Crebbe nelle povere stanze della portineria di un palazzo dove lavorava come custode la nonna Giuseppina, mentre la madre Vittoria, per la difficile situazione economica, aveva trovato lavoro in un lanificio.

Ada non deluse le aspettative della genitrice che con i suoi sacrifici riuscì a farla studiare, sostenendola fino al traguardo del diploma di insegnante elementare, attività che intraprese immediatamente.

"Ma un’indomita fiamma in me s’alberga"

Nel 1892, a soli 22 anni, pubblicò la raccolta di poesie "Fatalità", in una delle quali: "Senza nome" riecheggia prepotentemente la sofferenza patita per le sue umili origini:

Io non ho nome. Io sono la rozza figlia dell’umile stamberga; Plebe triste e dannata è la mia famiglia, Ma un’indomita fiamma in me s’alberga.

Giosuè Carducci comprese immediatamente le notevoli qualità poetiche di Ada, lanciandola entusiasticamente nel mondo della letteratura. La grande fama riscossa grazie a questa raccolta di poesie, in seguito alla quale il ministro Zanardelli le conferì il titolo di docente per chiara fama presso l’Istituto superiore “Gaetana Agnesi” di Milano, la portò a trasferirsi nel capoluogo lombardo.  

Qui conobbe vari membri del partito socialista italiano tra cui Filippo Turati, Benito Mussolini e Anna Kuliscioff, la rivoluzionaria russa della quale ebbe a dire di sentirsi “sorella ideale” (Maria con te).

Il matrimonio e la nascita delle figlie

Questi incontri la spinsero verso l’impegno in attività sociali e una produzione letteraria orientata in questo stesso ambito. Nel 1896 Ada sposa un industriale tessile di Biella, Giovanni Garlanda, unione da cui nasce Bianca, che ispirerà molte sue poesie, e Vittoria morta a solo un mese dalla nascita: esperienza devastante che contribuisce alla fine del breve matrimonio.

La morte della seconda figlia di Ada Negri

Il periodo molto difficile che segue la morte della figlia, e il fallimento dell’unione coniugale riavvicina Ada alla fede. In una confidenza fatta a don Silvio Riva, diventato la sua guida spirituale, afferma:

Nella maturità sogno di ricongiungermi ai miei cari che sono in Dio. Non so quando sarà ma ogni giorno leggo il Vangelo. Quando ero giovane non praticavo la fede, ma sentivo la grandezza di Cristo e di Maria senza comprendere la bellezza intatta del dogma cattolico. Poi i miei occhi si aprirono e il dolore mi restituì la fede.

Il conforto della Madonna

In questa seconda fase della sua vita la poetessa, straziata come madre, trova conforto in quella Celeste dedicandole la poesia "La Madonna del  Soccorso". In questi versi la immagina come una donna disperata con un bimbo in fasce tra le braccia che trova accoglienza presso un gruppo di persone, simbolo dell’umanità, le quali la considerano immediatamente come un’ancora di salvezza:

(...) La madre andò con il suo piccino in braccio avviluppata nell’oscuro scialle/ Aspro un singhiozzo le scotea le spalle:/ Cerbiatta parea che fugge al laccio/ E scese il monte e attraversò la valle … Resta! … Diventerai nostra Madonna/ del Soccorso! Ci porterai fortuna !/ Noi faremo al tuo piccolo una cuna/ di stracci e nella tua misera gonna/Sarai chiara per noi come la luna.

Il Santo Rosario

Maria pertanto diventa una presenza costante nella vena creativa e nella vita di Ada, che riuscirà ad avvicinare un suo amico agnostico malato di cancro, lo scrittore fiorentino Giovanbattista Agnoletti, al sacramento della Comunione, regalandogli anche un rosario che l’uomo volle con sé nella tomba.

E la sua affezione alla sacra coroncina è chiaramente espressa nei versi della poesia "I due rosari", che termina così:

Quando anch’io sarò/sotto la terra con le mani sul petto,/ all’un dei polso avrò il rosario;/ questo e la pace finalmente nel cuore (...)

Ada Negri: "il dolore mi restituì la fede"

Questo il lato spirituale poco conosciuto della poetessa, da sempre protesa verso l’amore per il prossimo, che grazie al dolore vissuto ha riscoperto la fede in Cristo attraverso la Madre Celeste. Ada, ricordata anche per essere  stata la prima donna ad essere stata ammessa all’Accademia d’Italia, muore a Milano l’11 gennaio 1945; le sue spoglie riposano nella chiesa di San Francesco della natia Lodi, vicino ad una delle effigi della Vergine a lei  particolarmente care.