Ormai è evidente: i social media influiscono sull’autostima dei giovani in modo profondo. Attraverso le piattaforme social, gli adolescenti possono plasmare le loro vite e la loro immagine in modo perfetto, e i feed risultanti mostrano solo i momenti migliori e più invidiabili. Quello che invece viene nascosto sono le difficoltà, le lotte e gli aspetti banali della vita quotidiana. Quando i giovani guardano il proprio profilo social si innamorano di questa nuova e diversa narrazione di sé, provano angoscia e sviluppano problemi di percezione del sé, iniziando a detestare e/o a non riconoscere quella che invece è la propria persona nella realtà.
Social media e finzione: la sindrome dell’anatra
L’esaltazione di standard non realistici e la ricerca della perfezione non colpisce solo noi adulti, ma anche i più giovani e soprattutto gli universitari. I giovani che si affacciano alla vita adulta, infatti, sono costretti ad affrontare standard più alti, lavoro più duro e un ambiente senza genitori. La pressione di apparire perfetti per impressionare i nuovi coetanei, per non parlare degli amici e della famiglia a casa, può essere ancora più grande.
Dopo una recente ondata di suicidi al college, i ricercatori della Stanford University hanno coniato il termine “sindrome dell’anatra”. Il termine si riferisce al modo in cui un’anatra sembra scivolare senza sforzo attraverso uno stagno mentre sotto la superficie le sue zampe lavorano freneticamente e invisibilmente, faticando per far rimanere l’animale a galla. Diversi studenti deceduti avevano proiettato un’immagine perfetta sui social media, sembravano eccellere in tutto senza fare mai il minimo sforzo, avevano feed pieni di citazioni ispiratrici e immagini filtrate che mostravano quanto fossero attraenti e felici. Sui social media la loro autostima sembrava alla stelle ma dietro le quinte, invece, stavano lottando duramente.
Social media e autostima: la ricerca della perfezione
Spesso i feed attentamente curati e modificati dei giovani mascherano seri problemi dietro la pretesa di perfezione, e rendono più difficile per i genitori e gli amici comprendere quando hanno bisogno di aiuto. Ovviamente i social media non sono la causa della bassa autostima, ma possono rendere ancora più difficile una situazione già di per sé complicata.
Gli adolescenti che hanno creato alias virtuali idealizzati possono sentirsi frustrati e depressi quando realizzano che la loro vita non rispecchia il loro ideale. La frustrazione deriva dal percepire il divario che esiste tra chi fingono di essere online e chi sono davvero.
Selfie, like, cuori, tag, emoji, stories... i genitori di oggi devono saper parlare e decodificare i linguaggi multimediali ed essere consapevoli dell'impatto che i social media possono avere sull’autostima di ragazzi/e. Molti adolescenti ammettono di utilizzare i social per apparire più “cool” e stanno male se i loro post o le loro foto vengono ignorate, poiché si preoccupano di come vengono percepiti. I social media possono creare non solo uno standard impossibile per lo stile di vita delle celebrità, ma possono indurre i ragazzi a giudicare sé stessi in relazione ai loro coetanei, incoraggiando un certo sentimento di invidia. Immagini distorte di questo tipo sono scaraventate in faccia ai ragazzi tutto il giorno, tutti i giorni. Questo costante bombardamento e l'incapacità di posizionarlo nella giusta prospettiva influiscono perciò sull’autostima di molti adolescenti.
Cosa fare nel concreto
Cosa possono fare i genitori per aiutare i bambini e gli adolescenti a costruire una corretta autostima in relazione ai social media?
1. Incoraggiare prima di tutto le interazioni e le relazioni umane a scapito di quelle virtuali. 2. Prendere sul serio i social media, non sottovalutando il ruolo che svolgono nella vita degli adolescenti e come influenzano la loro autostima.
3. Ascoltare davvero quando i figli parlano della loro vita virtuale e fare attenzione a non minimizzare le loro esperienze.
4. Incoraggiarli a pensare in modo creativo e a navigare in internet con spirito critico. 5. Preparate una sana risposta al fallimento: dobbiamo includere nei messaggi educativi anche quello che dice che “va bene fallire”. Se i genitori nascondono i loro fallimenti, i bambini hanno meno probabilità di stare bene con qualcosa che non sia il successo perfetto. 6. Non fare affidamento sui social media per sapere come sta davvero vostro figlio. Assicuratevi che sappia che la famiglia è un porto sicuro in cui la discussione è sempre aperta, incoraggiandolo a condividere i suoi sentimenti e sostenendolo quando lo fa.
Rassicuriamo gli adolescenti e facciamo loro capire che siamo orgogliosi di chi sono così come sono, senza filtri e meravigliosamente imperfetti. Questo li aiuterà a costruire la fiducia di cui hanno bisogno per accettarsi e costruire un’autostima che li faccia camminare a testa alta nel mondo. Se poi volete approfondire l’argomento social network, vi consiglio il mio ultimo libro, Internet e l’anello della fuffa