La storia comincia nel 2011, quando il giovane Peter Srsich, che all’epoca aveva 17 anni, tornò da un’escursione in canoa con una grande fatica e della tosse. Si pensò a una pneumonia, ma gli esami ospedalieri rivelarono un cancro del sistema linfatico al quarto stadio e un grosso tumore a un polmone. Il giovane americano, molto fervente nella fede, avviò allora un ciclo di chemioterapie. Al di là della prova fisica, il dolore era mentale: benché avesse la fede e sentisse la chiamata al sacerdozio nel segreto del cuore, non comprendeva il senso di quella prova.
Adirato per la malattia, in un primo momento non volle fare la comunione. «Sapevo che mia madre si sarebbe sentita meglio se mi avesse visto fare la comunione, e così alla fine ho accettato» – ha confidato al Denver Catholic, un media americano.
Uno dei miei compagni ha preso l’ostia e me l’ha data dicendo: «Il corpo di Cristo». E nostro Signore si è veramente mostrato, si è rivelato in maniera potente ed ha parlato nel mio cuore, potevo proprio sentirlo nel più profondo di me. Mi ha detto: «Peter, so che è difficile. Non ti toglierò la sofferenza, ma camminerò con te per attraversarla». È stato un momento in cui nulla era cambiato, eppure era cambiato tutto.
Il suo desiderio? Incontrare il Papa
Parallelamente con questo imprevedibile incontro spirituale con Cristo, Peter fu contattato dall’associazione americana “make a wish”, che propone a bambini e ragazzi colpiti da malattie potenzialmente mortali la possibilità di realizzare un sogno. Quello di Peter si rivelò atipico: incontrare il Papa. La coordinatrice dell’associazione, Luann Griffin, avrebbe raccontato a sua volta:
Dopo aver incontrato Peter, non c’è stato per me alcun dubbio che il suo vero desiderio fosse quello, e che questo avrebbe giocato un ruolo importante in ciò che avrebbe voluto fare più tardi, come “carriera”.
Così nel maggio 2012 il suo desiderio divenne realtà. Peter andò a Roma con la sua famiglia e si recò in Piazza San Pietro per vedere papa Benedetto XVI durante una udienza pubblica. La famiglia Srsich fu poi invitata a mettersi in coda per un breve incontro personale. Facendo la fila, Peter notò che gli altri avevano portato doni preziosi da offrire al pontefice, mentre lui non aveva previsto niente. Allora il padre gli suggerì di regalargli il braccialetto verde che portava al polso, sul quale stava scritto “Pray for Peter”, con il riferimento a un passo biblico che il giovane apprezzava particolarmente:
Sappiamo che tutto concorre al bene, per quanti amano Dio, perché sono chiamati secondo il disegno del suo amore (Rom 8,28).
"Lei parla inglese"?
Benedetto XVI arrivò da Peter Srsich e questo è quel che ne dice il giovane:
Mi ha guardato e ha detto: «Lei parla inglese?». E ha posato la sua mano sul mio petto, proprio dove si trovava il tumore (del quale non gli avevo parlato). La benedizione si fa generalmente sulla testa.
Peter gli spiegò rapidamente la sua storia e confidò al Papa di desiderare la sua benedizione perché avrebbe voluto diventare prete.
Nove anni più tardi, Peter fu ordinato (e condivise su Facebook la sua testimonianza, nonché la sua esperienza spirituale della malattia e il suo incontro col Papa). Alcuni pensano che la benedizione del Papa abbia compiuto un miracolo, ma Peter la vede un po’ diversamente:
La chemio mi ha aiutato a combattere il cancro. Make-a-wish mi ha aiutato a combattere la chemio. Sapere che il Papa era nel mio avvenire mi ha aiutato ad attraversare tutto questo, e in una certa piccola misura, non miracolosa, mi ha aiutato a guarire dal cancro.
È bello vedere i modi con cui Dio mi ha preparato a questa vocazione, a questa chiamata a ricevere il sacramento del servizio, che non è per me ma per il popolo di Dio. È stato capace di utilizzare differenti momenti lungo la mia strada, per guidarmi sulla mia strada.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]