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La fede ci viene trasmessa sempre da qualcuno

PRAY

Shutterstock | Tony Bowler

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/01/23

Siamo tutti chiamati da Gesù ma Egli usa le parole, le braccia, i piedi, i volti di molte persone per chiamarci.

Vangelo di giovedì 5 gennaio

Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo». (Giovanni 1,43-51)

La pagina del Vangelo di Giovanni che leggiamo oggi ci testimonia la modalità con cui il Vangelo si è propagato per tutta la storia.

Infatti tutto questo è accaduto per contaminazione di esperienza: Gesù incontra Filippo e lo chiama; Filippo incontra Natanaèle e lo chiama; E così via.

La fede ci raggiunge sempre attraverso qualcuno. L’altro che ci coinvolge è sempre per noi il prolungamento di Gesù. Siamo tutti chiamati da Lui, ma Egli usa le parole, le braccia, i piedi, i volti di molte persone per chiamarci.

E molto spesso in questa chiamata emerge tutta la nostra resistenza:

Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».

Natanaèle contrappone alle parole di Filippo il suo pregiudizio sugli abitanti di Nazareth.

Un filosofo contemporaneo, Gadamer (1900-2002) sosteneva che ognuno di noi non è mai imparziale quando pensa o giudica qualcosa, ma è sempre dentro un condizionamento, un pregiudizio che si è venuto a creare proprio a causa della vita che ha vissuto fino a quel momento.

La cosa più sbagliata che possiamo fare è accontentarci del pregiudizio, cioè chiamare Verità solo le convinzioni che si sono sedimentate dentro di noi.

Non esiste modo migliore per conoscere la Verità se non quello di lasciarci mettere in discussione dall’esperienza: “vieni e vedi” gli dice Filippo.

Sappiamo che Natanaèle accetta e proprio per questo incontrerà un uomo che gli avrebbe cambiato la vita, Gesù il Figlio di Dio.

Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se si fosse accontentato dei suoi pregiudizi. Molta gente rifiuta la fede perché si accontenta dei proprio pregiudizi. 

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