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13 “Pensieri Spirituali” di Benedetto XVI che sembrano delle profezie

Papież senior Benedykt XVI na fotelu

DANIEL KARMANN / DPA / dpa Picture-Alliance via AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/12/22

"Mi sembra questa la prima necessità: che Dio sia di nuovo presente nella nostra vita, che non viviamo come se fossimo autonomi, autorizzati ad inventare cosa siano la libertà e la vita"

Pensieri di Benedetto XVI che smuovono e rasserenano le nostre coscienze: eccone alcuni, tratti dal libro “Pensieri Spirituali – La risposta di Dio” (editrice LEV). Risalgono al periodo 2006-2007, ma sono molto attuali, a testimonianza che il pensiero di Benedetto XVI si è rivelato lungo e profondo. Anche da Papa emerito, l’ultra novantacinquenne Benedetto XVI,oggi in gravi condizioni di salute, continua a far discutere. E a far riflettere. 

1) Eclissi della trascendenza

“Oggi, molti bambini crescono in una società immemore di Dio e della dignità innata della persona umana creata a Sua immagine. In un mondo plasmato dai rapidi processi di globalizzazione, spesso i bambini sono esposti solo a visioni materialistiche dell’universo, della vita e della realizzazione umana. Tuttavia, i bambini e i giovani sono per loro natura ricettivi, generosi, idealisti e aperti al trascendente. Soprattutto devono venir esposti all’amore ed essere educati a una sana ecologia umana in modo da comprendere che non sono al mondo per caso, ma grazie a un dono che è parte del disegno amorevole di Dio”.

Lettera ai partecipanti alla dodicesima sessione plenaria della pontificia accademia delle scienze sociali (27.IV.06).

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2) Rinunce

“Sappiamo tutti che per arrivare ad un traguardo nello sport e nella professione ci vogliono disciplina e rinunce… Così anche la vita stessa, cioè il divenire uomini secondo il disegno di Gesù, esige rinunce; esse però non sono una cosa negativa, al contrario aiutano a vivere da uomini con un cuore nuovo, a vivere una vita veramente umana e felice”.

Risposte alle domande rivolte dai giovani in occasione dell’incontro in preparazione alla XXI GMG (6.IV.06).

3) Dono d’amore

“Dobbiamo rendere nuovamente presente Dio nelle nostre società. Mi sembra questa la prima necessità: che Dio sia di nuovo presente nella nostra vita, che non viviamo come se fossimo autonomi, autorizzati ad inventare cosa siano la libertà e la vita. Dobbiamo prendere atto di essere creature, costatare che c’è un Dio che ci ha creati e che stare nella sua volontà non è dipendenza ma un dono d’amore che ci fa vivere”.

Risposte alle domande rivolte dai giovani in occasione dell’incontro in preparazione alla XXI GMG (6.IV.06).

4) Amicizia con Gesù

“Non basta imparare qualcosa di Gesù dai libri o da altri, bisogna vivere in una relazione sempre più approfondita e un’amicizia nella quale posso cominciare a capire quanto lui dice a me. E poi naturalmente l’attenzione a quanto io sono, a quanto io posso, mi darà da una parte coraggio e dall’altra parte anche umiltà, fiducia e apertura”.

Risposte alle domande rivolte dai giovani in occasione dell’incontro in preparazione alla XXI GMG (6.IV.06).

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5) Farsi la croce

“Ogni volta che ci facciamo il segno della Croce dobbiamo ricordarci di non opporre all’ingiustizia un’altra ingiustizia, alla violenza un’altra violenza; ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male”.

Omelia per la messa della Domenica delle Palme (9.IV.06).

6) Il peccato di superbia

“Che cosa è che rende l’uomo immondo [cfr. Gv 13,10]? È il rifiuto dell’amore, il non voler essere amato, il non amare. È la superbia che crede di non aver bisogno di alcuna purificazione, che si chiude alla bontà salvatrice di Dio. È la superbia che non vuole confessare e riconoscere che abbiamo bisogno di purificazione”.

Omelia per la messa “In Cœna Domini” (13.IV.06)

7) Giorno per giorno

“La vita non la si dona solo nel momento della morte e non soltanto nel modo del martirio. Noi dobbiamo donarla giorno per giorno. Occorre imparare giorno per giorno che io non possiedo la mia vita per me stesso. Giorno per giorno devo imparare ad abbandonare me stesso; a tenermi a disposizione per quella cosa per la quale Egli, il Signore, sul momento ha bisogno di me, anche se altre cose mi sembrano più belle e più importanti. Donare la vita, non prenderla. È proprio così che facciamo l’esperienza della libertà. La libertà da noi stessi, la vastità dell’essere. Proprio così, nell’essere utile, la nostra vita diventa importante e bella. Solo chi dona la propria vita, la trova”.

Omelia per l’ordinazione di quindici nuovi sacerdoti (7.V.06).

8) Cammino

“La scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno.

Catechesi della udienza generale (24.V.06) 42.

Immagini curiose del pontificato di Benedetto XVI

9) La preghiera

Non lasciamoci prendere dalla fretta, quasi che il tempo dedicato a Cristo in silenziosa preghiera sia tempo perduto. È proprio lì, invece, che nascono i più meravigliosi frutti… Non bisogna scoraggiarsi per il fatto che la preghiera esige uno sforzo, né per l’impressione che Gesù taccia. Egli tace ma opera”.

Discorso al clero polacco (25.V.06).

10) Il compito della fede

“La fede non significa soltanto accettare un certo numero di verità astratte circa i misteri di Dio, dell’uomo, della vita e della morte, delle realtà future. La fede consiste in un intimo rapporto con Cristo, un rapporto basato sull’amore di Colui che ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,11), fino all’offerta totale di se stesso”.

Omelia per la messa in piazza Piłsudski a Varsavia (26.V.06).

11) Puntare su Cristo

“Amici miei, non abbiate paura di puntare su Cristo! Abbiate nostalgia di Cristo, come fondamento della vita! Accendete in voi il desiderio di costruire la vostra vita con Lui e per Lui! Perché non può perdere colui che punta tutto sull’amore crocifisso del Verbo incarnato”.

Discorso ai giovani a Cracovia (27.V.06) 52. 

12) Fede provata

12) “Una fede forte deve attraversare delle prove. Una fede viva deve sempre crescere. La nostra fede in Gesù Cristo, per rimanere tale, deve spesso confrontarsi con la mancanza di fede degli altri”.

Discorso ai giovani a Cracovia (27.V.06).

13) Credere 

“Credere vuol dire prima di tutto accettare come verità ciò che la nostra mente non comprende fino in fondo. Bisogna accettare ciò che Dio ci rivela su se stesso, su noi stessi e sulla realtà che ci circonda, anche quella invisibile, ineffabile, inimmaginabile. Questo atto di accettazione della verità rivelata, allarga l’orizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al mistero in cui è immersa la nostra esistenza. Un consenso a tale limitazione della ragione non si concede facilmente. Ed è proprio qui che la fede si manifesta nella sua seconda dimensione: quella di affidarsi ad una persona — non ad una persona ordinaria, ma a Cristo. È importante ciò in cui crediamo, ma ancor più importante è colui a cui crediamo”. 

Omelia per la messa nel parco di Blonie a Cracovia (28.V.06). 

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