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Ognuno di noi è il preferito agli occhi di Dio

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InesBazdar | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 26/12/22

Nel giorno della festa di San Giovanni apostolo, il discepolo che Gesù amava, il Vangelo ci annuncia che ciascuno di noi è il preferito agli occhi di Dio

Vangelo di martedì’ 27 dicembre (San Giovanni Apostolo)

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. (Giovanni 20,2-8)

Quello che Gesù amava.

Non credo ci sia definizione più bella che possa descrivere l’apostolo Giovanni, di cui oggi celebriamo la festa. Egli era quello che Gesù amava. Ma non perché non amasse anche gli altri, però certamente questo discepolo più piccolo di tutti aveva nel cuore di Gesù un posto speciale.

È il grande tema della preferenzialità. Non dobbiamo dimenticare che per colpa della preferenzialità Caino uccide Abele, i fratelli di Giuseppe si sbarazzano del fratello, e Saul tenta di uccidere Davide.

Non sopportiamo che qualcuno sia più amato di noi. Ma il Vangelo è proprio questo che ci annuncia: ognuno di noi è come Giovanni, è come Abele, è come Giuseppe, è come Davide, è, cioè, preferito agli occhi di Dio.

Anzi per essere più precisi dovremmo dire che il grande preferito di Dio, l’unico Figlio davanti ai suoi occhi, è Gesù. Ognuno di noi entrando in comunione con Lui partecipa di questa preferenzialità.

San Paolo dirà che siamo diventati “figli nel Figlio” (Rm 8,29). La vera esperienza della vita spirituale è lasciare che questa preferenzialità ci segni in maniera indelebile. Invece passiamo il tempo a pensare quanto gli altri hanno cose che noi non abbiamo.

Il Vangelo di oggi ci descrive la corsa del mattino di Pasqua. Pietro e Giovanni corrono insieme ma arrivati al sepolcro Giovanni lascia che sia prima Pietro ad entrare. L’amore arriva sempre prima ma non basta l’amore, serve il discernimento, serve la Chiesa, serve una relazione significativa, serve Pietro per poter riconoscere davvero la Pasqua.

La festa di oggi ci dice che non possiamo fare a meno di due cose: sentirci personalmente preferiti agli occhi di Dio (vita spirituale), e allo stesso tempo bisognosi di qualcuno che ci aiuti a discernere la Verità (la Chiesa). 

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