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O Radix Jesse! L’albero genealogico di Gesù Bambino

Wyrośnie różdżka z pnia Jessego, wypuści odrośl z jego korzeni

Fr. Lawrence OP | Flickr | CC BY-NC-ND 2.0

Lucia Graziano - pubblicato il 19/12/22

Nel Medioevo (epoca in cui la genealogia era una cosa seria, necessaria a supportare le casate nobiliari), anche Gesù fu provvisto di un albero genealogico da sfoggiare orgogliosamente. L’albero di Jesse, naturalmente, in omaggio a un passo del libro del profeta Isaia.

Un albero genealogico fatto apposta per mettere in luce le parentele di Gesù? Beh, sì: agli artisti medievali, parve assolutamente ovvio dedicarsi a lavori di questo tipo; tantopiù che l’idea sembrava avere addirittura degli addentellati biblici. Chiaramente, ci riferiamo a quel celebre passo del libro di Isaia (11, 1-2), laddove il profeta annuncia: «un rampollo uscirà dal tronco di Jesse, un virgulto spunterà dalle sue radici. Riposerà sopra di lui lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di discernimento, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore».

Gesù, radice di Jesse: una preghiera per l’Avvento

A chi era riferita questa profezia? Ma naturalmente a Gesù stesso, discendente di quel re Davide che era nato proprio da Jesse. E, nel Nuovo Testamento, numerosi passaggi confermano e ripropongono questa interpretazione. Nell’Apocalisse (22,16) leggiamo che «io, Gesù, ho inviato il mio angelo che attestasse a voi quanto concerne le chiese. Io sono la radice, la stirpe di Davide, la stella lucente del mattino»; e anche san Paolo, nella lettera ai Romani, sottolineava (15, 12) come la venuta di Gesù avesse portato a compimento le profezie fatte dagli antichi: «e ancora Isaia dice: Verrà il germoglio della radice di Jesse e colui che sorge a dominare le nazioni».

L’immagine di Gesù come frutto splendente dell’albero di Jesse fu ripresa con frequenza anche dai Padri della Chiesa. Alcuni, come Tertulliano, si basarono sul testo latino, che recita «egredietur virga de radice Jesse», per giocare sull’assonanza tra il termine virga, cioè il virgulto dell’albero, e il termine virgo, cioè la Vergine Maria: piacque insomma leggere in questo gioco di parole una prefigurazione della nascita virginale di Gesù.

E, nell’arco di pochi secoli, la suggestiva immagine di Gesù come virgulto germogliato dall’albero di Jesse entrò a buon diritto nella liturgia dell’Avvento e fu riproposta in una delle antifone maggiori che ancor oggi, come nel Medioevo, accompagnano la preghiera dei fedeli nei giorni che precedono il Natale. Molti di noi, probabilmente, la reciteranno stasera, durante i Vespri: «O Radice di Jesse, che stai come una bandiera per i popoli, innanzi alla quale i re della terra non parlano, e che le genti cercheranno: vieni a liberarci, non fare tardi».

L’albero di Jesse e la genealogia di Gesù

Riproposto insistentemente dalla liturgia e dalla predicazione, il tema dell’albero di Jesse finì inevitabilmente con l’attirare l’attenzione degli artisti e dei miniatori, che cominciarono a ispirarsi a questa suggestiva immagine per impreziosire i loro lavori.

La più antica rappresentazione grafica dell’albero di Jesse è conservata all’interno del Codex Vyssegradensis, un manoscritto boemo del 1086: nella pagina che precede l’incipit del Vangelo di Matteo, vediamo Jesse sormontare un alberello che gli spunta da sotto i piedi. Sui rami dell’albero, stanno appollaiate sette colombe con tanto d’aureola, a sottolineare la seconda parte della profezia: quella che parlava dei doni dello spirito che avrebbero arricchito quel virgulto destinato a nascere.  

Ma, a partire da questa prima attestazione, il tema iconografico dell’albero di Jesse conobbe una popolarità enorme, esplosiva: nell’arco di pochissimi anni (…e in un’epoca storica in cui, per ovvie ragioni, la genealogia era una cosa molto importante), le rappresentazioni si moltiplicarono, assumendo la forma di veri e propri alberi genealogici.

In fin dei conti, l’operazione pareva fondata: non era forse stata la Bibbia stessa, a definire il Salvatore come l’ultimo germoglio di un albero che affondava le sue radici in un passato nobile e lontano?

E in un’epoca in cui ogni uomo dal sangue blu aveva cura di farsi confezionare un albero genealogico, era forse ammissibile che il Re dei re restasse privo di un simile strumento?

No di certo. E dunque, combinando la suggestiva immagine “arborea” offerta da Isaia con il passaggio del Vangelo di Matteo che elenca la genealogia di Gesù, gli artisti medievali si misero al lavoro e diedero il via a una vasta produzione di letterali alberi genealogici a tema cristologico, che spesso affondavano simbolicamente le loro radici nel ventre di uno Jesse addormentato.

Sui rami dell’albero, in progressione cronologica, stavano seduti tutti gli altri antenati di Gesù. Non sempre, per ragioni di spazio, l’artista riusciva a includere nel suo disegno tutti i personaggi citati da Matteo; sicuramente sempre presenti e facilmente identificabili erano re Davide, spesso raffigurato nell’atto di suonare l’arpa, e il saggio Salomone, quasi sempre provvisto di un turbante voluminoso. A puntale dell’albero, per così dire, se ne stava immancabilmente la vergine Maria, che teneva tra le braccia il divino bambinello: la radice di Jesse aveva davvero portato frutto; la profezia era davvero giunta a compimento.

Dite onestamente: riuscireste a immaginare un albero di Natale più significativo e più bello di questo?

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