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Quelle immagini del Natale che preannunciano la Passione

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Annunciazione

Theastock - Shutterstock

Hermoso mosaico que muestra la Anunciación a la Virgen María fuera de la iglesia ortodoxa cristiana - Atenas, Grecia

Lucia Graziano - pubblicato il 18/12/22

È soprattutto l’arte orientale ad averle care e a riproporle con insistenza: sono rappresentazioni in cui la Madonna (talvolta, in compagnia di Gesù Bambino) viene preavvisata del destino che attende suo Figlio.

Maria stava filando (o almeno: così vuole la leggenda), in quel giorno santo in cui l’angelo Gabriele visitò la sua casa per annunciarle la buona novella.

Stava filando (così assicura la tradizione orientale), muovendo il fuso con movimenti delicati e attenti: una piccola matassa di cotone rosso acceso pian piano prendeva forma grazie al suo tocco delicato, e la Vergine sorrideva tra sé pregustando le meraviglie che avrebbe potuto tessere con quel filato. Secondo alcune versioni della leggenda, Maria stava confezionando il suo abito da sposa (all’epoca, il bianco non andava ancora così di moda); secondo altri, la fanciulla era stata incaricata di tessere un panno a uso liturgico che sarebbe poi stata utilizzato al Tempio.

Quel che è certo, è che Maria stava filando quando l’angelo Gabriele entrò nella sua casa pronunciando quel primo «Ave, piena di grazia». E poi, tutto andò come già sappiamo: l’angelo le parlò, Maria gli ripose; udito il “sì” della Vergine, Gabriele partì da lei.

Ma se qui l’evangelista interrompe la narrazione, senza indugiare oltre sugli eventi di quel giorno, la leggenda si diverte ad aggiungere qualche dettaglio ancora. Comprensibilmente scossa, sconcertata per ciò che aveva appena vissuto, Maria sfiorò istintivamente il suo ventre con una carezza. Poi abbassò lo sguardo, e ciò che vide la fece sussultare: quando Gabriele le era apparso, presa dallo stupore, la ragazza aveva istintivamente lasciato cadere sulle gambe il fuso con cui stava lavorando; e così, la matassa di filo si era allargata tutt’intorno, creando una sorta di macchia rossa sul suo grembo. Non era niente di che; ma, a prima vista, quello spettacolo le fece impressione: Maria fissò per qualche secondo quella chiazza scarlatta sul suo grembo e istintivamente pensò che le sembrava sangue. Oppure – rifletté qualche istante dopo – un piccolo mantello di porpora degno di rivestire un re. E fu quello il modo in cui la Vergine Maria ebbe il primo presentimento di ciò che sarebbe accaduto, un giorno a suo Figlio: da quel giorno, silenziosamente, cominciò a meditare queste cose nel suo cuore.

O, quantomeno: questo è ciò che racconta la leggenda.

L’Annunciazione a Maria secondo il Protovangelo di Giacomo

Abbiamo più volte usato il termine “leggenda”, ma in realtà la storiella trova un addentellato nel Protovangelo di Giacomo, un apocrifo risalente alla metà del II secolo. L’opera (che, per l’appunto, non è inclusa in alcun canone biblico) godette ciò non di meno di una certa diffusione nel Medioevo: a differenza di altri apocrifi, il Protovangelo di Giacomo non contiene insegnamenti ereticali, anzi si limita a fantasticare sull’infanzia e la giovinezza di Maria. Insomma: un testo tutto sommato innocuo, che si legge come un romanzo e che infatti ebbe buona diffusione lungo tutto il corso del Medioevo.

Ed è proprio il Protovangelo di Giacomo (11, 1-4) a descrivere in questi termini il momento dell’Annunciazione: «presa la brocca, Maria uscì ad attingere acqua al pozzo. Ed ecco udì una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te. Benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce, ma non vedeva nessuno. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scranno e filava. Ed ecco, un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria”»; e poi, la narrazione prosegue così come nei Vangeli canonici.

L’episodio (indubbiamente fantasioso, ma di per sé non pericoloso ai fini della trasmissione della fede) ebbe nel Medioevo una certa fortuna che lo portò a essere rappresentato più volte nelle arti figurative. Nei mosaici della Cappella Palatina e della Chiesa Martorana di Palermo, entrambi risalenti al XII secolo, vediamo Maria prendere acqua al pozzo, osservata di lontano da Gabriele; e una simile scena si ripresenta anche nella Basilica di San Marco a Venezia, in un affresco dell’XI secolo.

Meno gettonata nell’arte occidentale fu invece la scena in cui Maria riceve l’annuncio dell’angelo mentre è alle prese col fuso (anche se un bassorilievo del IX secolo sulla facciata della basilica di San Michele a Pavia raffigura proprio in questi termini il momento dell’Annunciazione). Per contro, la scena piacque tantissimo agli artisti orientali, che infatti riproposero più volte questa immagine: un esempio tra i mille è costituito dal mosaico dell’Annunciazione nella Cattedrale di Santa Sofia di Kyiv, ma sono veramente numerose le icone che si rifanno a questa leggenda apocrifa.

E lo fanno con uno scopo ben preciso, come suggerito dalla leggenda che abbiamo riportato in apertura (e che, non a caso, si sviluppa nella Russia del XII secolo): collegare idealmente il Natale e la Passione, ricordando con forza ai fedeli le ragioni per cui Gesù venne al mondo.

La “Madonna del Pollice”: e il Bambinello, spaventato, cerca conforto tra le braccia della mamma

Il tema non è sconosciuto all’arte occidentale, che spesso inserì nelle rappresentazioni della Natività piccoli segni che già richiamavano alla Passione di Gesù (fili di paglia che si sovrappongono a formare casualmente una croce; galli che cantano nella notte a preannunciare il tradimento di Pietro…).

Ma, da sempre, l’iconografia ortodossa si caratterizzò per un’attenzione particolarissima verso i legami tra il Natale di Gesù e la sua morte futura: non a caso, arriva dall’Oriente anche l’immagine dolcissima e dolorosa della “Madre di Dio della Passione”. In Occidente, i padri Redentoristi la resero famosa come “Madonna del Perpetuo Soccorso”; ma, nell’Europa dell’Est, quest’icona mariana è nota col nome di “Vergine del dolore” (o, più popolarmente, di “Madonna del Pollice”).

Nel quadro, Michele e Gabriele scendono sulla terra per omaggiare Maria e il Bambinello, ma recano con sé foschi presagi: tra le mani, i due angeli stringono croce, lancia, spugna e vaso d’aceto – tutti i simboli della Passione.

Nel vederli, Gesù Bambino è preso da umana paura, ancor più acuita dalla tenera età: guarda intimorito gli strumenti della sua Passione e si getta tra le braccia della mamma, con tanto impeto da perdere uno dei sandaletti. E poi, poggia la manina su quella di lei, stringendole il pollice in cerca di conforto: perché il Natale è una festa di gioia, come è giusto che sia… ma non farà male, anche davanti al presepio, soffermarsi a riflettere un po’ sulla Pasqua che verrà.

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