Stando a ciò che dice la tradizione, il presepio ha una data di nascita ben precisa: 24 dicembre 1223. Proprio in quella Vigilia, san Francesco d’Assisi domandò al signore di Greccio di poter organizzare una messa di Natale all’interno del territorio del suo castello, e segnatamente di fronte a una grotta che il Poverello immaginava fosse simile a quella in cui Gesù nacque a Betlemme. La Messa fu celebrata al di sopra di una mangiatoia, di fronte allo sguardo rapito dei contadini e dei pastori del luogo che s’erano recati fino alla grotta portando con sé torce e ceri per illuminare la notte. Fu una meravigliosa celebrazione natalizia che commosse i fedeli fin nel profondo, dando loro l’impressione di essere realmente parte di quella notte santa in cui Gesù scese tra gli uomini; tradizionalmente, quello di san Francesco è considerato “il primo presepe della Storia”… anche se, ovviamente, fu qualcosa di molto diverso dal presepio con le statuine che molti di noi preparano in salotto. Era semmai un presepio vivente, se vogliamo utilizzare questo termine: erano i fedeli stessi a trasformarsi “nei personaggi del presepio” recandosi fisicamente alla grotta, per adorare il Bambinello. Di statuine, però, non ce n’era nemmeno l’ombra: del resto, non ce n’era bisogno.
Quando nasce il primo presepio con le statuine?
Il primo presepio con le statuine (…statuine per modo di dire: si trattava di sculture alte quasi un metro!) nasce nel 1289 per volontà di Niccolò IV: non a caso, il primo papa francescano della Storia. A scolpirlo fu Arnolfo di Cambio, incaricato di creare un gruppo scultoreo per la chiesa romana di Santa Maria Maggiore, dove erano (e sono) conservate alcune reliquie della natività. Ancor oggi, l’opera può essere ammirata nel museo della basilica; in realtà, per secoli, il presepio di Arnolfo di Cambio fu ospitato in una cappella nella navata destra della chiesa, esposto alla venerazione dei fedeli per dodici mesi all’anno.
E, di norma, lo stesso accadeva per tutti gli altri presepi monumentali di cui si dotarono via via le chiese medievali: si trattava di gruppi scultorei di grandi dimensioni, creati in legno, marmo, o terracotta; opere d’arte nel pieno senso del termine, che non venivano esposte unicamente nel periodo dell’Avvento ma al contrario venivano alloggiate in un’apposita cappellina lungo la navata, creata appositamente con lo scopo di ospitarle.
E poi, il presepio uscì dalle chiese
Per alcuni secoli, il presepio restò confinato tra le mura delle chiese; fu solamente all’inizio del XVII secolo che le prime rappresentazioni artistiche della natività cominciarono a essere allestite in luoghi non consacrati.
Per quanto ne sappiamo, il primo presepio allestito in un’abitazione privata potrebbe quello che, nella Napoli del 1627, i padri scolopi approntarono nel giardino del loro convento: non esattamente una casa come tutte le altre, ma neppure un luogo sacro nel senso pieno del termine. I cronisti che ebbero modo di assistere allo spettacolo ci descrivono il presepio come un intricato gioco scenografico attraverso il quale sembrava prender vita l’intero villaggio di Betlemme. Su una grande tavola in mezzo al giardino, minuscole stradine si snodavano attraverso casette e alberi in miniatura: e le statuette dei vari personaggi se ne stavano sparpagliate in mezzo alle viuzze, ritratte nell’atto di camminare verso la grotta. Quel meraviglioso presepe fece scalpore; e, a quanto pare, nel Natale successivo, alcune famiglie napoletane decisero di replicare lo spettacolo nelle loro case.
Furono dunque i Francescani i primi a promuovere la diffusione del presepio e furono gli Scolopi (per quanto ne sappiamo) i primi ad allestirne uno in terra non consacrata. Ma fu una terza famiglia religiosa, quella dei Gesuiti, a svolgere un ruolo determinante nella diffusione del presepio: e non a caso, giacché nei collegi gestiti dai sacerdoti della Compagnia di Gesù s’era sempre fatto largo uso del teatro, ritenuto attività pedagogica perfetta per intrattenere ed educare al tempo stesso. Ai Gesuiti, già abituati a utilizzare a fini catechetici le rappresentazioni teatrali, non sfuggirono dunque le potenzialità del presepio: di fatto, una rappresentazione scenica della nascita di Gesù, che fin da subito parve ai loro occhi uno strumento prezioso per sollecitare la fantasia degli studenti. E così, il presepio (nella duplice forma di presepe vivente e di rappresentazione artistica creata con statuine) ebbe grande diffusione nelle case dei Gesuiti, che contribuirono a diffondere la moda in tutta Europa. Non a caso, al tema dedicò numerose opere il gesuita Giuseppe Patrignani di Montalbano (1659-1733), che scelse di firmare i suoi libri con lo pseudonimo eloquente di Presepio Presepi: nel progetto educativo del sacerdote, assumevano un ruolo di rilievo tutte quelle attività natalizie per bambini come le recite scolastiche, il canto di canzoncine a tema… e l’allestimento del presepe, naturalmente!
E infine, il presepio entrò nelle case
Entro le prime decadi del Settecento, i presepi avevano già cominciato a fare capolino nelle abitazioni private delle famiglie benestanti. Era, per il momento, appannaggio dei ricchi: le famiglie “normali” non avrebbero avuto danaro sufficiente per procurarsi le costose statuine, né tantomeno lo spazio necessario per ospitare le strutture, che all’epoca erano molto ingombranti (chi si prendeva la briga di fare il presepe, lo faceva per bene). Molto spesso, le scene della natività erano allestite nel giardino o sul balcone di casa, per permettere ai passanti di ammirarle (Goethe, nel suo viaggio in Italia, ebbe effettivamente modo di vederne alcune). Se invece la famiglia decideva di allestire il presepe in ambiente chiuso, tendeva a farlo davanti alla finestra, tirando su le tende, in modo tale che il panorama che si vedeva oltre il vetro facesse da sfondo completando la scena: era, simbolicamente, un modo per ambientare la nascita di Gesù nel “qui e ora” della vita familiare.
Come già detto, i presepi dell’epoca erano assai costosi, e inevitabilmente: le statuine erano, a tutti gli effetti, piccoli capolavori d’artigianato, create con raffinata eleganza a partire da materiali preziosi (basti pensare che, in molti casi, i Re Magi indossavano gioielli in miniatura realizzati con vere pietre preziose!). Incredibile ma vero, il costo elevatissimo di queste decorazioni natalizie spinse alcuni moralisti cattolici a criticare il malcostume di preparare presepi nelle abitazioni private (!): i soldi destinati a questo dispendioso passatempo avrebbero potuto esser meglio impiegati in attività caritative a vantaggio dei bisognosi, osservavano infastiditi alcuni sacerdoti. E non avevano tutti i torti: davvero, all’epoca, molte famiglie nobiliari sfruttavano i loro sfarzosi presepi per ostentare la loro ricchezza.
Ma, fortunatamente, le cose stavano cambiando. Entro la fine del Settecento, cominciamo ad avere notizia di presepi low-cost messi in vendita a pochi danari in molte città italiane, composti da modeste statuine d’argilla adatte a famiglie senza troppe pretese. Pian piano, la tradizione di allestire un piccolo presepe in un angolo di casa cominciò a diffondersi in tutte le abitazioni cattoliche: e, a quel punto, ovviamente svanirono le perplessità con cui alcuni religiosi settecenteschi avevano guardato agli sfarzosi e costosissimi presepi dei loro tempi. Entro la fine dell’Ottocento, il presepio era diventato il simbolo per eccellenza del Natale cattolico in famiglia: e tale è ancor oggi, a ben vedere.