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Nella notte di santa Lucia, lotta contro le Tenebre con un dolcetto scaccia-diavoli!

lussevaka

Jon Buscall - Shutterstock

Lucia Graziano - pubblicato il 12/12/22

La vera origine del Lussekatter, il dolcetto scandinavo per la festa di santa Lucia che ancor oggi gli Svedesi gustano alla mattina del 13 dicembre? Anticamente, il suo nome rimandava al diavolo – e alla vittoria su di lui operata dalla santa martire, naturalmente!

«Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia», recita un noto adagio popolare. Ma raramente noi moderni ci soffermiamo a riflettere sul fatto che, in effetti, il proverbio è vero. O meglio: lo era fino al 1582, quando papa Gregorio XIII promosse l’uso del calendario che ancor oggi porta il suo nome, creato appunto con lo scopo di correggere quel famoso “scarto” di dieci giorni ormai venutosi a creare a causa di un piccolo errore di calcolo presente nel calendario giuliano, che di anno in anno s’era accumulato diventando sempre più significativo. Prima che la riforma gregoriana ripristinasse il sincronismo tra il calendario civile e quello “astronomico”, il solstizio d’inverno aveva luogo in una data che gli almanacchi del tempo non indicavano come 21 dicembre, bensì come l’11 di quel mese: tutta colpa di quel famoso scarto di dieci giorni, per l’appunto. 

Ergo: agli occhi di un uomo medievale, il solstizio d’inverno, «il giorno più corto che ci sia» cadeva davvero a ridosso del 13 dicembre, data in cui il martirologio ricorda santa Lucia. Un dettaglio che parve quantomai suggestivo, agli occhi dei nostri antenati: era affascinante pensare che la notte più lunga dell’anno cadesse alla vigilia della festa d’una santa che portava la luce fin nel nome. A molti, parve che quella coincidenza potesse essere interpretata come il segno d’una speciale protezione celeste: era confortante pensare che la buona Lucia avrebbe disperso, coi primi raggi dell’alba, quella lunghissima notte di tenebra. Presto sarebbe arrivato il Natale, e pian piano le giornate avrebbero cominciato ad allungarsi, impercettibilmente ma inesorabilmente: la luce aveva vinto le tenebre della notte. E non è forse questa una meravigliosa promessa cristiana? 

La notte di santa Lucia? Il momento migliore per lottare contro le Tenebre

Molte culture europee (e soprattutto quelle che si svilupparono nelle zone settentrionali del continente, là dove le notti invernali sono particolarmente lunghe) svilupparono attorno alla notte di santa Lucia numerose devozioni popolari e credenze folkloristiche di vario tipo. 

Era convinzione diffusa che, nella notte più lunga dell’anno, le forze del male stringessero la loro presa sulla terra con particolare intensità. Si credeva insomma che, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, gli attacchi demoniaci si facessero più forti e le tentazioni diventassero più intense: naturalmente, non c’era nessuna ragione logica (o teologica) per cui questo avrebbe dovuto accadere, ma la Chiesa non sprecò troppe energie per contrastare queste credenze popolari, che del resto non sembravano avere risvolti particolarmente negativi. Anzi, tutto il contrario: perché, se quella lunga notte di tenebra era così insidiosa, la gente era solita difendersi dagli attacchi di Satana attraverso lunghe veglie di preghiera, durante le quali le famiglie invocavano la protezione di santa Lucia e accendevano piccoli ceri in suo onore. E se il risultato finale era questo… beh: evidentemente, si poteva anche chiudere un occhio e tollerare quel bizzarro errore iniziale di partenza.

Dolcetti color fuoco e veglie di preghiera: la notte di santa Lucia in Svezia

Nella Scozia settentrionale, s’era diffusa nel tardo Medioevo l’usanza contadina di posare un crocifisso sul pavimento di casa, davanti alla porta d’ingresso, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, per impedire alle entità malevole di penetrare nell’abitazione. E se in casa erano presenti bambini piccoli, il segno sacro veniva posato davanti al loro letto, per dare ai piccolini un surplus di protezione. 

Qualcosa di simile accadeva anche nell’Austria della prima età moderna: in quel caso, la famiglia non andava a letto senza aver prima recitato una preghiera a santa Lucia in ogni singolo locale dell’abitazione, stalla inclusa.

E in Svezia, che ancor oggi ha così cara la festa di santa Lucia? Beh, in Scandinavia, le tenebre invernali sono così lunghe che c’era poco da stare allegri: se la notte tra il 12 e il 13 dicembre era quella in cui le insidie demoniache si facevano più pressanti, il pericolo si protraeva per un numero di ore significativamente lungo. Sicché, gli Svedesi medievali prendevano molto sul serio l’idea di sfidare quella lunga notte di tenebra con preghiere dedicate alla santa.

La Lussevaka era una lunga veglia a lume di candela, che si diceva avrebbe garantito protezione alla casa fintanto che un lumino avesse brillato nella notte. E, tra una preghiera e l’altra, di certo non avrebbe fatto male consumare i djävulskatter, piccoli dolcetti aromatizzati allo zafferano che dunque brillavano d’un giallo acceso, proprio come quello della fiamma che arde sul cero. Citati per la prima volta in un ricettario svedese del 1620, questi dolcetti rimandavano fin dal nome alla presenza minacciosa dei diavoli, contribuendo a ricordare con una certa chiarezza le ragioni per cui il popolo teneva quelle veglie di preghiera.

La ricetta dei Lussekatter: per lottare contro le Tenebre… ma a stomaco pieno!

Al giorno d’oggi, tutte queste tradizioni si sono perse. Persino i djävulskatter hanno cambiato nome nel corso del XIX secolo, trasformandosi nei più benevoli Lussekatter che ancor oggi molti cucinano in occasione della festa (o gustano nel bar di un certo mobilificio svedese che spesso li offre ai clienti che visitano il negozio il 13 dicembre). Ma noi, che ne conosciamo la reale e antica origine, potremo forse gustarli con un pizzico di consapevolezza in più: e probabilmente queste brioche ci sembreranno d’un tratto più saporite, nella consapevolezza di come i nostri antenati le consumassero al fine di discacciare Satana. Niente meno!

Ingredienti per circa 20 Lussekatter:

800 gr. di farina

170 gr. di zucchero

400 gr. di latte intero

150 g. di burro

1 uovo medio

1 panetto di lievito di birra da 15 grammi

1 bustina di zafferano in polvere

Preparazione:

Fate intiepidire il latte, scioglietevi dentro il panetto di lievito di birra e il burro, mescolando lentamente, e stemperate il tutto con lo zafferano. Unite il liquido agli altri ingredienti (lievito, farina e zucchero), lavorando energicamente fino a quando avrete ottenuto un composto liscio ed elastico. Lasciatelo a lievitare per circa un’ora e dividetelo poi in 20 parti, lavorando con le mani per creare dei salsicciotti di circa 20 cm di lunghezza. A quel punto, modellate i salsicciotti in una doppia spirale arrotolata e poggiate su una teglia foderata di carta da forno. Spennellate con un uovo e fate cuocere per circa 15 minuti a 200°, o comunque fino a doratura. Mangiate ancora caldo, e non dimenticate di recitare una preghiera a santa Lucia prima di dare il primo morso!

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