Fosse vissuto oggi, nell’epoca dei social, lo avrebbero sicuramente ribattezzato come vescovo-influencer. Ai suoi tempi dicevano che era il prototipo del telepredicatore. La verità è che si trattava prima di tutto di un grande pastore e uomo di Dio che, come tanti altri (pensiamo solo al beato Giacomo Alberione, da poco ricordato nel calendario liturgico), aveva pensato di usare i moderni mezzi di comunicazione per evangelizzare. Facendolo con straordinaria efficacia.
Parliamo del venerabile – e prossimo beato – Fulton Sheen, il vescovo americano, che spopolò in televisione a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (ma già dagli anni Trenta alla sera teneva una seguitissima trasmissione radiofonica sulla NBC). Sheen riuscì – cosa difficilmente pensabile oggi – a incollare milioni di americani al piccolo schermo a guardare il suo programma Life Is Worth Living («La vita merita di essere vissuta») dal 1951 al 1957, secondo per ascolti solo a quello del comico Milton Berle.
Un formidabile evangelizzatore dell’era elettronica
«Sono nato nell’era elettronica, quando onde di luce vengono usate per comunicare la Parola», lo si vede scrivere nella sua autobiografia Treasure in Clay («Il tesoro nella creta»). «La radio è come il Vecchio Testamento, perché è come l’ascolto della parola senza la visione», aggiungeva, mentre «la televisione è come il Nuovo Testamento, perché la Parola viene vista come se prendesse carne e dimorasse tra di noi».
In rete, grazie a YouTube, circolano diversi dei suoi video che danno modo di apprezzarne, oltre alla perfetta padronanza dei tempi televisivi, la personalità magnetica e lo squisito sense of humour naturalmente affine a quello del britannico G. K. Chesterton, conosciuto personalmente e spesso citato da Sheen (autore anche della prefazione del suo Dio e l’intelligenza). Non a caso Fulton Sheen venne prontamente ribattezzato come il «Chesterton americano».
Senza trascurare con questo, anzi, di menzionare la sua preparazione intellettuale fuori dal comune, trasfusa in numerosi libri.
Affascinante portavoce del cattolicesimo americano
Il tono melodioso e la voce cadenzata di Sheen fecero di lui un affascinante portavoce del cattolicesimo americano nella metà dello scorso secolo. Rendendolo anche un insidioso avversario di ogni ideologia atea, nera o rossa che fosse, che cercava di distruggere la religione.
«Il regime anti-Dio – disse una volta alla radio – è sempre il regime anti-uomo. Cosa lo prova più chiaramente del fascismo rosso del comunismo e del fascismo bruno del nazismo che, negando lo spirito di Dio e la fonte dei diritti umani, fanno dello stato la fonte? Ma se lo stato è il dispensatore dei diritti, allora lo stato può portarli via. È sempre vero che la perdita di Dio è l’inizio della tirannia».
Il vescovo e la spia rossa
Parole come queste, unite alla testimonianza personale di Sheen, convertirono moltissime persone. Tra queste, come dà notizia Sean Salai sul National Catholic Register, anche una spia comunista.
Il suo nome era Bella Dodd. La storia della sua conversione – e non solo – è raccontata nella recente biografia intitolata The Devil and Bella Dodd, («Il Diavolo e Bella Dodd»). Gli autori del libro, Mary Nicholas e Paul Kengor, raccontano la storia del tentativo, da parte del Partito Comunista, di infiltrare la Chiesa Cattolica e la sorprendente conversione di uno dei suoi agenti di punta.
Bella Dodd (1904-1969) all’anagrafe faceva Maria Assunta Isabella Visono. Il cognome Dodd lo aveva preso dal marito John Dodd, conosciuto in occasione di un viaggio in Europa nel 1930. Ma Bella veniva dall’Italia. Era nativa infatti di Picerno, in Basilicata. Da lì emigrò da piccola col padre negli Stati Uniti. Diventata agnostica, dopo essersi laureata in legge a New York nel 1932 si fa anche attivista del Partito Comunista, segnalandosi come uno dei dirigenti più attivi. Al punto da entrare a far parte del consiglio nazionale del Communist Party USA.
L’agente che cercava di infiltrare la Chiesa
Come agente comunista uno dei suoi compiti è quello di infiltrare la Chiesa incoraggiando i “rossi” a entrare nei seminari. «Invece – scrive Sean Salai – fu Dio a infiltrarsi nel suo cuore. E Sheen la portò dentro la Chiesa».
Nel 1949 il partito però la espelle con un pretesto: Bella viene accusata di aver difeso, nel suo lavoro di avvocato, un proprietario in una controversia legale con un affittuario, contravvenendo così alle regole del partito sulla proprietà privata. Si tratta in realtà di una classica “purga” interna dei partiti comunisti, in piena epoca staliniana. Ma la notizia della sua espulsione, data la notorietà di Bella, fa un gran rumore sulla carta stampata.
L’incontro con Fulton Sheen
Con suo grande dolore vede molti compagni accogliere gli slogan del partito che la accusano di essere «fascista» e «razzista» contro i neri. È in questo contesto che matura l’incontro con Fulton Sheen, che sarebbe arrivato a New York nel 1951 come vescovo ausiliare.
In un libro del 1954 (School of darkness), Bella ha raccontato l’accoglienza ricevuta da Sheen: «La sua voce e i suoi occhi davano un benvenuto che non mi aspettavo e che mi colse alla sprovvista. Comincia a ringraziarlo per avermi fatto venire ma mi resi conto che le parole che mi venivano non avevano senso. Cominciai a piangere».
Bella, con la voce rotta dalle lacrime, sfoga il suo dolore per le accuse ricevute dagli ex compagni di partito. Sheen le mette una mano sulla spalla per confortarla. «Non preoccuparti», le dice. «Questa cosa passerà».
«Mi lasciò solo piangere – racconta Bella – e poi, senza rendermene conto, mi accorsi che eravamo entrambi in ginocchio davanti alla Santissima Madre nella cappellina». Davanti alla statua della Vergine tutto si compie: «Non ricordo di aver pregato, ma ricordo benissimo che la battaglia dentro di me cessò, le mie lacrime si erano asciugate, ero consapevolmente in quiete e in pace».
Battezzata nella cattedrale di New York
L’arcivescovo poi le dice: «Bella, se vuoi proteggere le persone che dici di amare, la gente di questo paese e ogni essere umano nel mondo, devi sapere qualcosa sul cristianesimo. I tuoi genitori erano contadini, ma tu, donna istruita, devi sapere». Dopo averla invitata a tornare a trovarlo a New York dove l’avrebbe istruita sula fede, le porge un rosario.
«Quando lasciai Monsignor Sheen era piena di un senso di pace e anche di un’intima eccitazione che rimase con me per molti giorni», scrive Bella. Il 7 aprile 1952, lunedì della Settimana Santa e compleanno della mamma di Bella, sarà proprio Fulton Sheen a battezzarla nella cattedrale di San Patrizio a New York.
Anche grazie a Sheen, dopo aver sperimentato in prima persona la falsità del comunismo come apparato di potere, Bella aveva maturato un rifiuto del materialismo dialettico anche sul piano filosofico, finendo per aderire in tutto e per tutto alla Chiesa.
Bella, che anche dopo la conversione sarà accusata di essere «razzista» e «fascista», denuncerà School of darkness («Scuola di tenebra») i potentati economici che in Usa e in altri Paesi finanziavano i partiti comunisti per tenere in scacco la gente comune e distruggere il cristianesimo.
La fede, una luce che dirada le tenebre
Nell’introduzione a The Devil and Bella Dodd, gli autori del libro scrivono: «Questo nuovo libro parla di conversione, di speranza e di redenzione. Si tratta di sconfiggere il male, di cercare un barlume di fede oltre le fredde mura dell'oscurità».
La sociologa Anne Hendershott, professoressa alla Università francesca di Steubenville (Ohio), ricorda come la stessa Bella Dodd avesse «riconosciuto che il più importante obiettivo demoniaco era quello di distruggere la fede del popolo cattolico promuovendo una pseudo-religione di “giustizia sociale” che sembrava cattolicesimo ma che chiaramente non lo era». E per quanto Bella potesse davvero sembrare un’«anima persa», il lavoro di Nicholas e Kengor ha il merito di mostrare che «anche il malvagio può essere salvato, come Dodd è stata salvata grazie all'intervento divino e al supporto del Venerabile Arcivescovo Fulton J. Sheen».