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Ex ateo: San Tommaso d’Aquino e una dose di umiltà lo hanno portato alla fede cattolica

Man versus mountain. Man staring in awe of a mountain

Chris_Wang / Shutterstock

Zoe Romanowsky - pubblicato il 02/12/22

Lo psicologo Kevin Jost andava alla ricerca della verità, e poi ha scritto un libro sulla virtù che ha fatto la differenza nel percorso

Kevin Vost è stato allevato nel cattolicesimo, ma ha trascorso 25 anni in un deserto ateo finché non ha trovato gli scritti di San Tommaso d’Aquino e ha riabbracciato Cristo e la Sua Chiesa. Dopo aver conseguito il dottorato in Psicologia clinica, ha insegnato Psicologia e Geriatria e ha scritto più di 20 libri cattolici. Marito, padre e nonno, vive a Springfield, Illinois (Stati Uniti), da dove ha parlato ad Aleteia del suo percorso di fede e del suo ultimo libro, Humble Strength: The Eye-opening Benefits of Humility (Forza Umile: i Benefici Illuminanti dell’Umiltà).

Come ex ateo, che ruolo ha giocato l’umiltà nella sua vita spirituale?

L’umiltà è strettamente legata alla verità. Ci porta a una valutazione onesta di noi stessi e della nostra posizione nell’universo. Sono diventato ateo nella tarda adolescenza perché ho letto quelle che sembrava argomentazioni atee ermetiche contro l’esistenza di Dio, che dichiaravano che l’idea di Dio si contraddiceva o che Dio non era necessario e l’universo è il punto di partenza senza bisogno di spiegazioni. Pensavo di aver scoperto la verità sulla fede in Dio. Purtroppo (ed erroneamente!) ho rinunciato alla mia fede in Dio per i 25 anni successivi, ma Egli ha continuato a farmi cercare la verità, fino al giorno in cui ho capito che Egli è davvero la Verità.

Volevo credere in Dio, ma non pensavo di poterlo fare onestamente, finché non mi sono imbattuto negli scritti di San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologica.  Lì ho scoperto che le argomentazioni degli atei erano state sonoramente sconfitte più di 700 anni fa, ed erano parte dell’insegnamento della Chiesa, anche se non ne avevo mai avuto sentore.

Da quando sono tornato nella Chiesa nel 2004 mi sono immerso nella saggezza di Tommaso d’Aqiuno, che ha scritto su tutto – compresa l’importanza fondamentale dell’umiltà. Mi ha incoraggiato ad affrontare il fatto che mi ero sbagliato su una cosa tanto importante per un quarto di secolo.

Lo psicologo Kevin Vost

Perché l’umiltà è la base di tutte le virtù?

L’umiltà, che deriva dal termine latino humus, che indica la terra, il suolo, riconosce che veniamo dalla terra, “Cenere alla cenere, polvere alla polvere”. Riconosce che il fatto stesso che esistiamo dipende non da noi, ma da Dio. In questo senso siamo davvero “bassi”, con questa bassezza che è un sinonimo di umiltà. E tuttavia non è la fine della storia.

La virtù dell’umiltà non ci mantiene piccoli, ma pone le basi per il pieno sviluppo di tutti i poteri naturali e soprannaturali che Dio ci dà. Attraverso l’umiltà, riconosciamo il nostro bisogno di Dio e Lo invochiamo per le grazie che ci permetteranno di crescere, fiorire e portare frutto.

L’umiltà riconosce la nostra debolezza, ma anche il nostro potenziale per grandi forze. I teologi hanno rappresentato graficamente l’umiltà come pietra d’angolo di un tempio di virtù che poggia sulla roccia di Cristo, perché ogni tipo di virtù dipende dall’umiltà. Non cercheremo poi di crescere nella virtù se non ci rendiamo conto di avere una lunga strada da percorrere – con l’aiuto di Dio!

In che modo l’umiltà può guarire i rapporti e le divisioni?

Più manchiamo di umiltà, più ci concentriamo sui nostri desideri e le nostre necessità, meno ci concentriamo sui desideri e sulle necessità degli altri.

Anche nelle più semplici interazioni quotidiane che abbiamo con conoscenti o completi estranei, l’umiltà gioca un suo ruolo. Quando condividiamo un contatto visivo, un sorriso, un semplice saluto o un breve complimento o commento, distogliamo lo sguardo da noi stessi, riconosciamo Cristo negli altri e mostriamo loro che per noi sono importanti. In questi casi, l’umiltà scatena la virtù dell’affabilità o della cordialità che dobbiamo a chiunque.

In termini di relazioni più profonde, che si tratti di rapporti con colleghi, amici o familiari, un semplice atto di guarigione che può derivare dall’umiltà è quello di non dominare le conversazioni, dando agli altri altrettanto tempo per parlare, e ascoltare (piuttosto che preparare il prossimo commento) mentre l’altro parla.

Un altro modo per guarire i rapporti e risolvere le divisioni è coltivare l’umiltà intellettuale, non pretendendo mai di sapere quello che non sappiamo ed essendo sempre aperti a imparare dagli altri. Questo tipo di umiltà è fortemente necessaria nel nostro mondo moderno, in cui sempre più persone sembrano pensare che sia meglio mettere a tacere le persone che la pensano diversamente piuttosto che sforzarsi di capire perché la pensano in quel mondo.

In che modo l’umiltà ci impedisce di cadere nella tentazione e nel peccato?

L’orgoglio è in genere considerato il primo dei sette peccati capitali, e alcuni grandi teologi come Papa San Gregorio Magno e Tommaso d’Aquino sostituiscono la vanagloria con l’orgoglio nella loro lista dei sette (gli altri sono avidità, invidia, ira, lussuria, gola, pigrizia o accidia). Lo fanno perché considerano l’orgoglio ancor più importante degli altri peccati mortali, con il potenziale di promuovere tutti e sette e tutti gli altri peccati.

Per indicare l’orgoglio, usavano il termine latino superbia, che vuol dire pensare e agire come se si fosse al di sopra di quello che si è realmente. Nel suo grande peccato di orgoglio, Lucifero ha cercato di essere più di quello che era e come Dio. L’umiltà, al contrario, ci spinge a pensare e ad agire per come siamo realmente, e non lascia spazio all’orgoglio.

L’umiltà può allora contrastare l’orgoglio, ma può anche contrastare direttamente anche il più improbabile degli altri peccati. Un paio di semplici esempi. La gola dice: “Merito la più grande quantità dei cibi migliori, preparati a mio piacimento, e li merito ora!”, mentre l’umiltà risponde: “Benedici, Signore, noi e questi Tuoi doni che stiamo per ricevere dalla Tua bontà. Per Cristo nostro Signore. Amen” (indipendentemente da quanto possa essere semplice il pasto). L’ira dice: “Come osa quella persona insultarmi!”, mentre l’umiltà risponde: “Chi sono io per non poter essere insultato? In qualche modo le azioni di quella persona hanno un senso per lei. Parlerò, se è il caso, ma pregherò sicuramente Dio perché addolcisca il cuore di quella persona”.

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Quali sono i benefici psicologici del fatto di essere umili nei nostri rapporti in casa e sul lavoro?

Cristo ci ha detto che se prendiamo il nostro giogo e diventiamo semplici e umili come Lui, Egli ci darà il resto. L’umiltà ha il potenziale di liberarci, di rilassarci e di darci sollievo, non stando sempre a pensare e a preoccuparci di noi stessi e dell’impressione che facciamo. Il filosofo stoico Epitteto parlava di persone brillanti e dalla buona reputazione che tremavano di paura e ammutolivano quando parlavano in pubblico, e di musicisti dotati che rimanevano congelati al pensiero di esibirsi in pubblico. Il problema, diceva, era che quelle persone erano troppo concentrate su quello che gli altri pensavano di loro piuttosto che del compito che spettava loro.

Gli psicologi moderni parlano di approcciare i compiti con un “orientamento all’ego” o un “orientamento al compito”. Quando chiediamo a Dio umiltà e ci sforziamo di metterla in pratica, l’orientamento all’ego concentrato su di sé lascerà il posto al concentrarsi sull’importanza del compito da affrontare, indipendentemente da quello che gli altri possano pensare dei nostri sforzi.

Anche se all’epoca non mi sono reso conto che stavo coltivando l’umiltà, questo tipo di pratica psicologica mi ha aiutato a superare una tremenda paura di parlare in pubblico che è durata fino a quando ero ventenne.

Questo tipo di approccio concentrato sul compito può anche aiutarci di fronte a tutto ciò che affrontiamo sul posto di lavoro. Nel contesto del nostro mondo lavorativo che cambia rapidamente, inoltre, l’umiltà gioca un ruolo fondamentale nel tenerci aperti all’apprendimento di nuove cose e nuove abilità, non pensando mai di poter riposare sugli allori.

Quanto alla famiglia, se diventiamo più umili, ci aggrappiamo meno alle nostre preferenze. Per crescere nell’umiltà, assicuratevi di permettere a volte che il coniuge o i figli scelgano il ristorante in cui andare, il film o qualsiasi altra cosa vi venga in mente.

Cosa spera che traggano i suoi lettori dal suo nuovo libro Humble Strength?

Quando si tratta di abbracciare l’umiltà, San Tommaso ha spiegato magistralmente che l’umiltà è la base della virtù, e Sant’Agostino ha scritto che “quasi tutto l’insegnamento cristiano riguarda l’umiltà”. Non dovremmo mai dimenticare l’appello del Maestro a diventare più umili a Sua somiglianza: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11, 29-30).

Può darci qualche suggerimento pratico su cosa fare quotidianamente per poter crescere nell’umiltà?

Ci sono molte cose semplici che possiamo fare. La più facile e la più importante è pregare Dio perché ci aiuti a crescere nell’umiltà, a crescere nella verità su chi siamo e su chi Dio ci chiama ad essere.

Verso la fine del libro Humble Strength abbiamo incluso un “Manuale di Mantenimento” in 50 punti con esempi di umiltà. Eccone qualcuno: essere disposti a dire “Non lo so” anche se si viene interpellati su qualcosa in cui si è considerati esperti. Conoscersi. Cercare di conoscere la verità sui propri punti di forza e le proprie debolezze essendo aperti a feedback e critiche, per poi rafforzare i propri punti di forza e guarire le proprie debolezze.

Ed ecco i due più difficili: pensare alle persone che ci irritano e chiederci che doni nascosti Dio può aver dato loro e quali difficoltà possono aver superato. Quali buone azioni compiono senza che noi ne siamo a conoscenza? “Ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso” (Filippesi 2, 3). E la prossima volta che qualcuno vi insulterà o vi sminuirà in qualche modo, pensate a come poter compiere un piccolo atto gentile nei suoi confronti, anche in modo anonimo. Prendiamo a esempio San Martín de Porres, che ha trasformato alcuni nemici in amici con questi atti di umiltà e amore.

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