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Le antiche tradizioni per la festa di sant’Andrea

SAINT ANDREW

hramikona | Shutterstock

Lucia Graziano - pubblicato il 30/11/22 - aggiornato il 30/11/22

Alcune avevano un carattere apertamente devozionale; altre erano usanze popolari da riproporre in famiglia o sul posto di lavoro. Tutte, in ogni caso, avevano qualcosa in comune: preannunciare il Natale che si avvicina!

Sant’Andrea è ricordato come uno dei primi apostoli, nonché come il santo patrono di un buon numero di nazioni: e già questo basterebbe ampiamente a giustificare l’entusiasmo con cui, da sempre, i fedeli onorarono il giorno in cui lo si festeggia. 

Ma, indubbiamente, la festa di sant’Andrea godette di particolare popolarità anche in virtù della data in cui il martirologio fa memoria dell’apostolo: l’ultimo giorno di novembre.

È una data fortemente simbolica: siamo alla vigilia di quel mese che, pian piano, porterà al Natale. L’Avvento è probabilmente iniziato da pochi giorni, e nell’aria già si comincia a respirare quella gioia frizzante che accompagna le più belle ricorrenze invernali. 

E così, col passar dei secoli, si sviluppò attorno alla festa di sant’Andrea un buon numero di tradizioni variamente legate al Natale. Alcune avevano un carattere apertamente religioso e devozionale; altre erano usanze popolari da riproporre sul posto di lavoro oppure in famiglia, per scherzare in compagnia nelle fredde notti invernali. Quasi tutte sono usanze ormai dimenticate: e allora, riscopriamole assieme!

1Osserva la natura che rinasce in pieno inverno

Per antichissima tradizione, nel giorno di sant’Andrea le donne austriache si radunavano attorno a un albero di albicocche, tagliandone con cautela qualche piccolo rametto spoglio. Dopodiché, lo portavano a casa e lo incidevano diagonalmente alla base, per favorire quanto più possibile l’assorbimento dell’acqua; e infatti, lo deponevano appunto in un vaso, avendo cura di cambiare l’acqua una o due volte a settimana. Il tutto veniva collocato in una zona calda della casa, sufficientemente vicina alla stufa per essere tiepida ma non asfittica: se tutto andava bene, nell’arco di qualche settimana quei piccoli ramoscelli avrebbero cominciato a germogliare, in una “miracolosa” fioritura fuori stagione.

Va da sé che i miracoli c’entrano ben poco, in questo caso: ma vedere un ramoscello spoglio che, nel pieno dell’inverno, comincia a emettere piccole gemme a pochi giorni dal Natale è, effettivamente, molto suggestivo. E alle massaie piacque vedere in questa tradizione un richiamo al vero significato del Natale: una luce che squarcia le tenebre dell’inverno; una vita nuova che giunge per scaldare i cuori. 

2Divertiti a scoprire chi è il fortunato della famiglia

Anche in Romania veniva portata avanti la stessa tradizione. Ma, in questo caso, l’usanza contadina assumeva sfumature più scherzose: le massaie raccoglievano un ramoscello per ognuno dei membri della famiglia, e avevano cura di “abbinarlo” a ognuno dei loro parenti legandoci un cartellino sul quale era stato scritto il loro nome. A quel punto, non restava che aspettare: il ramoscello che fosse fiorito per primo avrebbe indicato senza possibilità di errore il nome del più fortunato.

Alcune famiglie si limitavano a far tesoro dell’informazione, prendendola come un generico buon auspicio per l’anno entrante. Altre famiglie, invece, si davano da fare per rendere immediatamente manifesto questo surplus di buona sorte: al “vincitore” della gara sarebbe spettato il piatto più grande durante il pranzo di Natale, se non addirittura un piccolo regalo extra. Uno scherzoso gioco per famiglie, fatto apposta per ridere in compagnia.

3 Inizia a cantare canzoncine di Natale

Nel Sud della Germania, il 30 novembre, era frequente imbattersi in gruppi di bimbetti che passavano di casa in casa offrendo la loro esibizione canora, in cambio di una piccola offerta. Naturalmente, lungo tutto il corso del mese di dicembre, i ragazzini avrebbero concesso numerosi bis: ma era proprio in occasione della festa di sant’Andrea che si teneva la loro prima esibizione. 

E andrà sottolineato che questi teneri festeggiamenti erano un win-win per tutte le parti in causa: se i coretti di bambini che camminavano lungo la strada mettevano allegria e donavano spensieratezza, queste piccole esibizioni “a pagamento” erano un modo dignitoso attraverso cui le famiglie povere potevano raggranellare qualche spicciolo, quantomai prezioso nel periodo più freddo e più duro dell’anno.

Quando nasce la consuetudine di festeggiare il Natale intonando canzoni festive?

Probabilmente nel tardo medioevo. La più antica raccolta di canzoni natalizie ad uso non liturgico viene stampata in Inghilterra nel 1521, ma la consuetudine di intonare allegri canti festivi doveva essere già ampiamente diffusa in tutto il continente. Ne è prova il Piae Cantiones Ecclesiasticae et Scolasticae Veterum Episcoporum, una raccolta di canti natalizi che fu compilata nel 1582 a Turku, in Finlandia: tra le pagine del volume, si nascondono settantatré canti natalizi, con testo e partiture, provenienti dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Svezia, dalla Francia e dall’Italia. Evidentemente, la moda era già diffusa e consolidata! 

4Fai un regalo ai tuoi dipendenti

In molti villaggi della Boemia, quella di sant’Andrea era una festa particolarmente sentita, durante la quale veniva concesso un giorno di riposo ai lavoratori. Dello stesso privilegio avrebbero potuto godere dunque anche le ragazze che erano impiegate nelle filande, particolarmente numerose in quella zona della Germania; sennonché, molte di quelle giovani si erano trasferite in Boemia appositamente allo scopo di lavorare: vivendo lontane dalla famiglia d’origine, avevano spesso poco interesse nel prendersi un singolo giorno di riposo che non avrebbe certo permesso loro di tornare a casa. 

Nel corso dell’Ottocento, alcuni datori di lavoro pensarono dunque di offrire alle ragazze la possibilità di recarsi comunque in fabbrica, in quel giorno di festa. Ovviamente, non erano tenute a lavorare; o meglio: non erano tenute a lavorare a meno che non lo volessero. Se avessero deciso di mettersi al telaio, avrebbero potuto sfruttare gratuitamente il macchinario e i filati, messi a loro disposizione per tutta la giornata, al fine di confezionare stoffe di loro gusto che avrebbero potuto tenere per sé, per confezionarsi un bel vestito nuovo da sfoggiare nelle feste. Era, per così dire, la versione ottocentesca della tredicesima; o forse dei cesti aziendali, se preferiamo questo paragone. 

5Recita la Preghiera natalizia di sant’Andrea

Anticamente, veniva indicata come “novena di sant’Andrea”: definizione senza dubbio suggestiva, se non fosse che questo ciclo di preghiere non ha affatto la durata di nove giorni. Anzi, accompagna il fedele fino al Natale, in una lenta preparazione quotidiana che comincia il 30 novembre per concludersi al 24 del mese successivo; non a caso, oggigiorno molti amano chiamarla più propriamente “preghiera natalizia di sant’Andrea” o “preghiera di anticipazione del Natale”.

Il testo è semplice, ma fortemente suggestivo:

Beati l’ora e il momento

in cui il Figlio di Dio è nato

dall’immacolata Vergine Maria:

a mezzanotte,

a Betlemme,

al freddo pungente.

In quell’ora degnati, Dio mio,

di ascoltare la mia preghiera e di esaudire i miei desideri:

[menzionare la propria richiesta]

per i meriti di Nostro Signore Gesù Cristo

e della Sua beatissima Madre. Amen.

Anticamente, la preghiera veniva recitata quindici volte al giorno, a partire dal 30 novembre. Ovviamente, ognuno di noi potrà adattare ai suoi bisogni la frequenza con cui recitare queste parole: che restano comunque una splendida meditazione da riprendere di tanto in tanto, nel corso dell’Avvento. 

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