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4 suggerimenti per non aver paura e dire “Sì” a Dio

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 29/11/22

A volte vogliamo controllare tutto per poter dire di sì. La via della fiducia e della fede si apre davanti a noi

Dire di sì o di no. Intraprendere un viaggio o rimanere a casa. Dire “Ti amo” o rimanere in silenzio. Pronunciare il tuo nome o ometterlo. Abbracciarti o lasciarti andare. Sostenere il tuo sguardo o abbassare il mio.

Mettere a tacere le mie grida o accogliere le tue lamentele. Provare nostalgia di te o gridarti la mia allegria. Accettare un cammino o negare quello che mi viene chiesto.

Diceva una scrittrice messicana venuta a mancare di recente, Paty Laurent, “Devo riconoscere i miei precipizi”.

1Riconoscere i nostri precipizi

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Riconosco i miei precipizi davanti a tanti dubbi. Gli abissi che si aprono davanti ai miei occhi ciechi. E mi fa paura compiere un passo in più, dire di sì, riprendere il mio cammino. E se mi stessi sbagliando? Se quello che decido ora avesse conseguenze imprevedibili nel futuro? Mi spaventano quei precipizi che mi invitano al volo.

Non so volare. So camminare sui sentieri. So navigare sui mari. Ma volare? Impossibile, non ho ali. Mi costa credere in quello che non controllo, e non so se sarò capace dell’impossibile. È un cammino incerto quello che percorro.

E il domani si apre appena visibile in mezzo alla bruma. Come potrò dire di sì quando ho tanta paura? È la mia vanità che mi spinge a dire di sì per non deludere nessuno? È il mio affanno di valere ed essere amato? Una nube si affaccia sul sole che sorge nella mia vita e mi dà le vertigini, troppa altezza.

2Dire di sì

Helping hand

Devo poter controllare tutto per dire di sì? Non lo so. Mi soffermo davanti ai miei precipizi dubitando. Il futuro spaventa sempre, soprattutto nella prospettiva della malattia e della morte.

Un sacerdote malato scriveva:

“Il fideismo di alcuni che dicono che tutto si vince e che con il Signore e la fede una persona non sente nulla è anticristiano e nega la sofferenza di Cristo nella carne. Parole vane e poco convincenti. A me una notizia come quella cambia il panorama di vita in un momento. Infrange le speranze, distrugge gli schemi, sconvolge il futuro, mi toglie la voglia di fare quasi tutto”.

Il futuro può avere il volto di un precipizio, di un’altezza insormontabile, di un vuoto incommensurabile. E allora l’anima trema e sussulta. Dire di sì sembra coraggioso, o meglio una cosa da folli. È come se non avessi anima e vivessi in modo disordinato, perduto lungo le strade. La paura nella carne è la cosa più umana che ho. Quello che mi rende maggiormente uomo. Quello che mi salva di più.

3Persistere

Diceva Pablo D’Orsen:

“La cosa buona della vita è iniziare. Prendere la strada sconosciuta, percorrerla con la febbre della determinazione, e poi, alla fine, gettarsi dal precipizio in cui termina quella strada. Perché ogni strada conduce a un precipizio. E perché se non c’è un precipizio alla fine non è una strada, ma un miraggio” .

(ABC, venerdì 11 marzo 2016)

Di fronte a ogni grande decisione che prendo sorge un nuovo precipizio. Davanti a ogni nuova avventura nasce una scogliera che mi porta al mare, all’ignoto.

Ho paura, e la mia incapacità mi spaventa. Temo di fare tutto male, di fallire, di deludere chi nutre speranze, di togliere la speranza a chi ancora la nutre, di uccidere chi ha vita. Con i miei gesti senz’anima, con la mia voce stanca che non ha forza né vita.

Voglio dire di sì come Te in una notte di ulivi, stelle, luna piena, infinite nostalgie. Una notte di orto degli ultivi e di desiderio invisibile. Una di quelle che si apre a una nuova alba senza che nessuno lo capisca veramente.

Il mio “Sì” è così quando mi lancio nel precipizio senza temere l’ultimo impatto, quello che porta alla vita vera. Devo davvero morire per rinascere? La morte fa così male, come la rinuncia, il dire di no al mio io primario, al mio desiderio più intimo e selvaggio di essere felice, di essere me stesso, di essere amato.

4Confidare

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Prendo semplicemente il peso della strada che ho davanti a me. E vedo due porte, due strade, due ingressi, due uscite. La semplicità di un cammino o l’esigenza di chi ha deciso di consegnare tutto.

Prendo il polso dei momenti che si dispiegano davanti ai miei occhi. Mi commuove l’amore di coloro che se ne sono già andati e mi gridano da lontano perché abbia fede, perché non smetta di lottare ad ogni passo, perché mi fidi quando sento che tutto è perduto.

Mi commuove l’amore di coloro che mi amano e mi chiedono di non smettere di essere roccia, o albero dove fermare il loro volo. E io ho paura. Amo me stesso meno di quanto vorrei. E dubito delle mie capacità molto più di quanto mi aspetterei.

Il precipizio è profondo e non ho ali; solo una fede infinita nel Dio che mi ama. È l’unica cosa che potrà sostenere quel volo impossibile.

Guardo avanti. Tra un sì e un no si dispiega la trama della mia vita, e confido come Maria quel giorno nella grotta, quando ha fatto nascere la carne di Dio e ha permesso che vivesse per sempre. Un “Sì” semplice, silenzioso, nascosto, vero.

La vita continua oltre mille precipizi. Continua verso il cielo. Quello sguardo mi salva, mi eleva, mi priva delle paure. Se solo potessi sapere di più… mi basterebbe il silenzio, e la Sua mano sulla mia.

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