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Le suore martiri del Congo, morte nella missione a cui avevano dedicato sforzi e vocazione

Suore Domenicane martiri in Congo

hnasmdr.org/

Sandra Ferrer - pubblicato il 25/11/22

Non hanno mai pensato di abbandonare l'Africa, nonostante i pericoli

Le missioni sono da secoli piccole oasi di pace, speranza e amore nei confronti di Dio nei luoghi più depressi e pericolosi del pianeta. Nel corso degli anni, uomini e donne hanno optato per questa vita, pur conoscendo i rischi che comporta.

Non sono poche le persone che si uniscono in una tragica lista di martiri. Religiose e religiosi che hanno voluto sfamare gli affamati, guarire i malati e seguire l’esempio di Cristo, come anche essere un esempio di carità cristiana, anche se nel cammino avessero incontrato martirio e morte.

È stato questo il destino delle quattro martiri del Congo: Olimpia Gorostiaga Ochagavía, Justa Álvarez Yaven, Cándida Eslava Sola e Buen Consejo de Prado Zorita.

Una missione dal Sud del Mondo

Le Suore Missionarie Domenicane del Rosario sono nate in Perù grazie all’impulso di padre Ramón Zubieta e della religiosa spagnola María Ascensión del Sagrado Corazón de Jesús. Con gli anni, la loro missione si è estesa in molte parti del mondo, arrivando in vari Paesi, tra cui l’ex colonia belga del Congo. Si erano insediate da poco nella missione di Stanleyville, l’attuale Kisangani, quando nella primavera del 1960 la colonia ha dichiarato la sua indipendenza.

È iniziato un periodo convulso. Lungi dall’abbandonare la zona, le missionarie sono rimaste salde di fronte alle minacce.

Si susseguivano alterchi, confusione e lotta tra fazioni rivali, ma loro hanno continuato a svolgere il proprio lavoro caritativo ed evangelizzatore. Le suore non hanno mai pensato di abbandonare le persone che aiutavano, che cercavano a loro volta di proteggerle e sostenevano senza riserve il loro progetto missionario. Sono arrivate perfino a offrire loro la possibilità di abbandonare la zona per potersi salvare la vita, ma le religiose hanno respinto quella possibilità.

Consapevoli dei rischi

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo da poco fondata si è poi complicata, e si è arrivati perfino a prospettare un intervento dell’ONU. Le suore María Olimpia, María Justa, María Cándida e María del Buen Consejo facevano parte di una delle cinque comunità delle Suore Missionarie Domenicane del Rosario, che raggruppavanno una trentina di religiose.

Le suore erano tutte spagnole, le prime tre della regione della Navarra, la quarta originaria di León. Erano tutte immerse nel lavoro quotidiano tra scuole e ospedali, e si prendevano cura di molte persone bisognose della zona.

Nell’inverno 1964, la situazione era sempre più pericolosa, e le religiose erano pienamente consapevoli del rischio che correvano. Mentre alcune si sono salvate la vita, queste quattro donne di grande coraggio e amore infinito per Dio e gli altri sono state incarcerate insieme ad altri missionari all’inizio di novembre. Forze esterne cercavano di liberare i reclusi, ma i ribelli Simba sono riusciti a trattenerli. Le quattro suore sono state martirizzate, subendo vessazioni di ogni tipo prima di essere giustiziate il 25 novembre 1964.

Al termine del conflitto armato, le missionarie sopravvissute sono tornate a quella che continuava ad essere la loro casa, le missioni del Congo. Hanno ricostruito e ricominciato, continuando ad aiutare i Congolesi che ne avevano bisogno.

La loro missione, viva ancora oggi, è il migliore omaggio a quelle quattro donne che avrebbero potuto salvarsi la vita ma hanno deciso di abbracciare il proprio destino, perché la missione era il luogo in cui dovevano stare.

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