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“Ho un dono che Dio mi ha dato” (VIDEO)

LEO MESSI

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Catholic Link - pubblicato il 24/11/22

L'intervista a Messi che ci esorta a far fruttare i nostri doni


di María Claudia Arboleda

Insegno religione in una scuola cattolica, e, anche se molti non ci credono, quando chiedo ai “miei bambini” (così li chiamo affettuosamente, anche se sono adolescenti) “Chi è Dio per te?”, la maggior parte mi risponde “Messi” senza esitare un secondo. Altri, in base alla squadra che tifano, dicono “Ronaldo”. Per questo, vedere la risposta che Leo Messi ha fornito in un’intervista mi ha toccato il cuore.

Come fai?

Mi colpisce la risposta sincera di messi quando dice “Non lo so, sono così fin da piccolo”. Vedere Messi giocare è davvero un regalo. Vederlo concentrato, con il talento che ha nel giocare a calcio, correndo e segnando gol, è meraviglioso. Per questo, ascoltare come riconosce che il dono che ha non è suo, che gli è stato dato da Dio, è interessante.

Sa che il dono che gli è stato dato va esercitato, praticato, aumentato con lo sforzo, e per questo si allena come fa. Messi riconosce che l’abilità naturale che ha nel maneggiare il pallone è inspiegabile. Non può dire che sia solo frutto di molto esercizio e di pratica, altrimenti tutti quelli che si allenano in quel modo dovrebbero avere gli stessi risultati.

Ogni dono è un regalo

Riconoscere che i talenti che abbiamo non sono nostri, ma sono un regalo che Dio ci ha dato per portare frutto, ci porta alla gratitudine, come si percepisce dalle parole di Messi nella sua intervista.

Sa che il suo dono gli è stato dato, e che deve sforzarsi per aumentarlo per poterlo mettere al servizio degli altri. Molti possono dire che avere un dono per il calcio è una banalità, ma se pensiamo al bene che possono fare parole come quelle pronunciate da Messi in questa occasione, ci rendiamo conto che non lo è.

Molti giovani ascoltano Messi con attenzione e vogliono essere come lui una volta cresciuti. Lo imitano nel suo modo di vestire e di agire. Quando le grandi star si rendono conto dell’influenza che hanno sui più giovani e la usano per il bene, stanno usando i loro doni per fare del bene al mondo.

Un dono da coltivare e da far fruttare

Quando l’intervistatore dice a Messi che il modo in cui gioca è incredibile e che lui lo fa sembrare molto semplice, il giocatore risponde che ha sempre giocato così: “Dio mi ha scelto, mi ha dato questo dono”.

Non si limita però a dire che Dio glielo ha donato, perché sappiamo che essere un calciatore implica sforzo, dedizione e sacrificio. Non è facile. Anche se molti possono pensare che lo sia, pensiamo alle tante volte in cui i giocatori vorrebbero alzarsi tardi o mangiarsi un hamburger e non possono farlo.

La vita di un calciatore implica ore e ore di allenamento, disciplina e sacrificio. Un calciatore deve condurre una vita sana, senza feste, alcool, fumo ed evidentemente droghe. Lo stile di vita di uno sportivo è ammirevole, e ci invita a riflettere su quanto Messi abbia dovuto lavorare per far fruttare il suo dono e farlo durare nel tempo.

L’importanza di una vita virtuosa

Pensiamo allora alla vita virtuosa, a quando sia importante esercitare le virtù e a come, a poco a poco, queste virtù si trasformino in abitudini. Accade lo stesso con il peccato.

Non diventiamo grandi santi o peccatori con un’unica scelta. È con il libero esercizio delle nostre azioni che cresciamo nelle virtù o ci abbassiamo nei vizi – dico abbassarsi perché con i vizi ci si allontana sempre più da quello che si è chiamati ad essere.

Ogni giorno, ogni momento, possiamo scegliere di essere chi vogliamo essere e dove vogliamo arrivare. È importante conoscersi, sapere quali doni ci ha dato Dio, per camminare sempre verso di Lui e verso l’amore eterno che ci ha promesso.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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