Perché le suore portano il velo? Quali sono i significati che riveste? E perché portano veli di colori diversi? A queste domande risponde Giulia Galeotti in "Il velo. Significati di un copricapo femminile" (Edizioni Dehoniane Bologna). Galeotti cita la madre benedettina Anna Maria Canopi (1931-2019), fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae sull’isola di San Giulio (lago d’Orta, Novara), in un suo articolo su "Donne chiesa mondo", settimanale in rosa de "L'Osservatore Romano", per spiegare il senso e le emozioni legate alla velatio, cioè la consegna del velo alla consacrata.
Sotto lo sguardo di Dio
«Il significato del velo è evidente - spiegava Madre Canopi - la monaca, consacrata nella verginità per essere esclusivamente sposa di Cristo, deve sottrarsi allo sguardo di altri possibili pretendenti e amanti. Essa vive quindi ritirata dal mondo, nel chiostro (claustrum, da cui derivano i termini claustrale, clausura), per essere sempre sotto lo sguardo di Dio e a lui solo piacere per la purezza e l’intensità dell’amore».
Il bacio del velo
Proseguiva Madre Canopi: «Il velo è, quindi, una specie di clausura nella clausura, poiché anche all’interno del monastero la monaca ha uno stile di vita e un modo di relazionarsi con le altre claustrali molto riservato. Questa consuetudine non ha però nulla di opprimente, anzi il velo è molto caro alla monaca e da lei devotamente portato; lo bacia ogni volta che lo mette e che lo depone. Esso, distogliendola dal divagare con gli occhi, la aiuta a tenere lo sguardo del cuore più direttamente rivolto a Dio, nella contemplazione del suo volto sempre desiderato e cercato. Il velo è inoltre anche il segno del pudore che la nasconde, in certo senso, al suo stesso sposo».
Il sangue di Cristo
Il rito liturgico della velatio virginum, evidenzia ancora Canopi, «è altamente suggestivo. Anticamente il velo era in uso anche di colore rosso, a significare che la vergine era stata riscattata dal sangue dello sposo, Cristo». Sulla base di questa testimonianza, nota l'autrice del volume, la monaca vive quindi in modo sublime il mistero nuziale e materno sul piano soprannaturale; il forte simbolismo del velo indica proprio la generosità e l’intensità con cui la claustrale fa dono di sé a Dio per tutti, rimanendo nascosta, per essere del tutto gratuita.
Diversi colori
Tornando alla norma, il velo delle consacrate può essere acconciato in modo diverso e mutare nel colore e nel tessuto, indicando rispettivamente l’ordine di appartenenza, la funzione svolta dalla religiosa nella comunità o il momento della vita quotidiana.
Il "dominio" del nero
Effettivamente il colore dominante è stato storicamente il nero. Giusto per fare qualche esempio, le Domenicane lo indossano dal 1206, assieme con tonaca e scapolare di lana bianca stretti da cintura; le Agostiniane dalla metà del Duecento assieme a tonaca di lana, cinta e scapolare tutti marroni; per le Carmelitane, oltre al velo nero, tonaca e scapolare marrone, cappa a righe di vario colore prima, poi bianca; velo nero anche per le Trinitarie contemplative dal 1236, assieme a tonaca, scapolare crociato di rosso sul petto.
Le cistercensi
Velo bianco, invece, per le Serve di Maria, con tonaca (con cintura di cuoio), scapolare e cappa neri. Le Cistercensi all’inizio si vestivano di nero, passando poi a una tonaca di lana greggia naturale, scapolare nero, pantofole di panno dette socci, calze solate con cuoio o zoccoli: tuttavia il loro capitolo del 1481 concede pepli e casacche, purché non preziosi né plissettati. Ma niente veli di seta.
Quando si può togliere?
In ogni ordine religioso, esiste la consuetudine di adottare un abito per il coro e uno più semplice per l’uso domestico. Nell’abbigliamento casalingo il velo può essere tolto dalle suore, restando i capelli semicoperti da una benda e dal soggolo. E anche nelle proprie camere le religiose sono dispensate dall’indossarlo. Il capo coperto è invece prescritto per la recita del breviario che avviene nel coro della chiesa interna, giacché si tratta di un atto solenne che esprime la riverenza dovuta al rapporto con Dio.
In abito corale
L’uso del velo in abito corale prevede un uguale sistema di copertura del capo, ma assai diverso può essere lo spessore della velatura. A fronte del sottilissimo tessuto nero delle benedettine di San Lorenzo, possiamo vedere lo scuro telo delle agostiniane di Santa Caterina di Venezia, documentato dall’immagine che il francescano Vincenzo Coronelli pubblicò nel suo Catalogo degli ordini religiosi in tre volumi, tra il 1707 e il 1715.
Gerarchie
Storicamente nel chiostro tipologia e colore del velo delle suore, oltre che dell’abito, rivestivano un ruolo di riconoscimento: indicavano lo status delle monache nella struttura claustrale, distinguendo tra loro professe, con velo nero, e novizie, solitamente con velo bianco. Il velo è dunque anche indice di differenza di grado gerarchico.