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Consumo di pornografia da parte di religiosi e sacerdoti: il Papa sta esagerando?

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Serhii Yevdokymov | Shutterstock

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 21/11/22

Papa Francesco ha scatenato di recente un dibattito sulla pornografia e i suoi effetti sulla salute mentale di consacrati e consacrate. Ne abbiamo parlato con un'esperta di protezione di minori

Papa Francesco ha scatenato di recente una serie di riflessioni su vari mezzi di comunicazione e di commenti sulle reti sociali per le sue considerazioni sull’epidemia di consumo di pornografia digitale da parte di sacerdoti, seminaristi e religiose.

La pornografia è “all’ordine del giorno”, ed è “un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore”, ha osservato in un’udienza senza discorsi preparati che ha concesso ai seminaristi e sacerdoti residenti a Roma il 24 ottobre. La tentazione della pornografia digitale, ha aggiunto, “indebolisce l’anima. Indebolisce l’anima. Il diavolo entra da lì: indebolisce il cuore sacerdotale”.

Il Pontefice ha anche sottolineato che “il cuore puro, quello che riceve Gesù tutti i giorni, non può ricevere queste informazioni pornografiche”, e che se si ha materiale pornografico sul cellulare va eliminato per non avere “la tentazione alla mano”.

Il Papa sta esagerando?

“La pornografia digitale è una minaccia molto reale, come avverte il Papa”, ha commentato ad Aleteia la religiosa María Rosaura González Casas, STJ, psicologa con più di trent’anni di esperienza, specializzata nell’accompagnamento di consacrate e consacrati e docente presso l’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana (PUG) di Roma.

“Un questionario compilato da 1417 religiose dell’America Latina e del Caribe, realizzato dalla Commissione per la Protezione dei minori della Confederazione Latinoamericana per i Religiosi (CLAR), dimostra che una consacrata su tre ha avuto un problema collegato alla pornografia su Internet”.

Il fenomeno del consumo di pornografia è aumentato notevolmente con la pandemia, ed è possibile che si sia incrementata la dipendenza dal porno. Secondo l’esperta, è considerata una dipendenza, ovvero un fatto che non si può controllare, quando si consuma materiale pornografico dieci ore a settimana.

Durante il lockdown, Internet è diventato un luogo di incontro per alcuni, e di fuga, evasione e perfino rifugio per altri.

“Porno e traffico di esseri umani sono le due industrie più lucrose del mondo, e convivono. In un unico giorno del 2018, 92 milioni di persone hanno visitato un solo sito pornografico”, ha detto la psicologa. Netflix o Amazon Prime, o altre piattaforme streaming di intrattenimento convenzionale, in quel periodo potevano solo sognare di raggiungere quei numeri in una giornata.

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L’accessibilità del materiale pornografico

Applicando l’analisi al consumo di contenuti per adulti da parte di religiose e religiosi, l’età media spazia dai 30 ai 50 anni, ha indicato l’esperta.

“I ragazzi e le ragazze che entrano nei seminari e nella vita religiosa provengono dallo stesso ambiente che vive la società, ed è possibile che alcuni di loro prima di entrare in seminario e nella vita religiosa abbiano avuto qualche contatto con spazi in cui appare la pornografia, visto che su Internet c’è una vera invasione di contenuti sessuali”.

Il porno è ben presente in rete, anche se non in modo diretto, sotto forma di annunci. La psicoterapeuta sostiene che “ad essere in difficoltà per questo problema sono circa il 7% dei sacerdoti o seminaristi e il 3% delle religiose”, e che “i religiosi e le religiose accedono a questi spazi cibernetici per diversi motivi”.

La pornografia, droga del millennio

La pornografia è la droga del millennio. “Si diffonde molto facilmente perché è accessibile a tutti, perché è gratuita, perché mantiene l’anonimato, perché è interattiva e perché è personalizzata, anche se depersonalizza le persone e provoca una dipendenza”.

Il problema è grave nella società, e trova la sua radice “nel fatto che il 50% dei giovani adulti visita regolarmente spazi pornografici, e il 70% dei ragazzi e delle ragazze ha ricevuto almeno una volta immagini pornografiche” via web.

L’epidemia di porno ha bisogno di un controllo da parte delle grandi compagnie tecnologiche del web, sostiene la religiosa, perché “è un danno non solo per religiosi, seminaristi e sacerdoti, ma anche per tutta la gioventù: sette adolescenti su dieci consumano materiale pornografico”.

Materiale porno come la cocaina

Dalla visione di contenuti sessuali espliciti per sbaglio o per curiosità si può arrivare alla “dipendenza che distrugge tutto”, insiste suor María Rosaura, che è anche docente del corso di Esperienza dell’integrazione psico-spirituale presso la PUG.

“Visionare contenuti pornografici libera nel cervello varie sostanze (tra le altre, dopamina, serotonina e ossitocina), con effetti molto simili a quelli della cocaina, delle droghe, ed è questo che crea dipendenza”.

“Diciamo che è il contatto con il male, perché usa le persone ‘come oggetti’ per il proprio piacere e consumo. Nella pornografia, si esercita un potere sulle altre persone per usarle a proprio piacimento, anche se in modo digitale, e questo distrugge la possibilità di relazioni dignitose e rispettose”.

La pornografia avvelena l’anima?

L’esperta ritiene che la dipendenza dalla pornografia sia un “male gravissimo” che influisce sul cervello: “sul processo cognitivo, a livello di memoria, riflessione, capacità di concentrazione, attenzione, fantasia, immaginazione”, ma anche sulla volontà, perché si crea una dipendenza.

La dipendenza dalla pornografia, aggiunge, “associa emozioni e sentimenti incompatibili” che danneggiano fortemente la persona: “ad esempio, l’eccitazione sessuale con la rabbia, con la paura, il senso di impotenza, il senso di colpa”.

E “per le relazioni è un danno gravissimo usare immagini o rappresentazioni di persone senza un legame reale, il che potenzia la fantasia di dominare totalmente la persona”. La dipendenza dalla pornografia “crea al contempo una sensazione di vuoto, di anestesia del dolore”.

Prossimamente verranno pubblicate su Aleteia la seconda e la terza parte di questo approfondimento, sul consumo di materiale pornografico da parte di donne consacrate e di seminaristi.

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