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Come un paese spagnolo ha aiutato una giovane giapponese a diventare suora

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Dolors Massot - pubblicato il 17/11/22

La storia sembra incredibile, ma è reale e potrebbe essere oggetto di una serie di Netflix. La sua protagonista si chiama Masako

Nel 1963, la maestra di un paese spagnolo di nome Alpartir, nella provincia di Saragozza, ricevette una lettera dall’estero.

Non esistevano ancora Internet né Whatsapp. Doña Mari scambiava a volte lettere con un missionario spagnolo che si trovava in Giappone. Francisco Zendóquiz, così si chiamava, le aveva scritto in quell’occasione spiegandole che nella sua zona una ragazza di nome Masako Kimura, figlia di un sacerdote scintoista, si era convertita al cattolicesimo.

Masako aveva scoperto di avere la vocazione religiosa e voleva entrare nel convento delle Clarisse di Arnedo. Perché proprio quel luogo? Perché la badessa del convento era la sorella del missionario.

Grandi necessità economiche

Dopo averle comunicato quella notizia, arrivava la richiesta a Doña Mari: poteva incaricarsi di raccogliere il denaro sufficiente perché Masako potesse recarsi dal Giappone in Spagna? Stiamo parlando di 40.000 pesetas dell’epoca, una fortuna, visto che il salario medio in Spagna era di circa 1.500.

Doña Mari non esitò un attimo e si attivò. Avvisò il Comune, il parroco, i vicini, e tutti si misero in marcia perché Masako potesse viaggiare e realizzare il sogno di diventare suora.

Ad Alpartir venne organizzata una riffa con la quale si raccolse un po’ di denaro, ma ne serviva di più, e quindi vennero inviate lettere ai quotidiani e alle emittenti radiofoniche.

“Voi siete formidabili”

In quegli anni c’era un programma della catena SER estremamente popolare. Si chiamava Ustedes son formidables (Voi siete formidabili), era diretto dal giornalista Alberto Oliveras e vi si trattavano sempre temi solidali.

La storia della giovane Masako e la speranza di un paesino spagnolo di far sì che la ragazza giapponese potesse viaggiare ed entrare in convento fecero breccia. Oliveras le dedicò un’intera puntata.

Le donazioni non si fecero aspettare. Il 7 maggio 1963, Masako Kimura poté prendere l’aereo all’aeroporto di Tokyo con destinazione Madrid. All’aeroporto di Barajas la aspettavano Alberto Oliveras, il sindaco di Alpartir Cristóbal Llobet e il parroco del paese, Antonio Cortés.

Masako rimase due settimane ad Alpartir, e poi entrò nel convento di clausura delle Clarisse di Arnedo, dove continua a vivere, felice della sua vocazione.

Come tranquillizzare i genitori di Masako?

La storia, però, non finisce qui. La partenza di Masako aveva gettato i suoi genitori in un profondo sconforto.

Venutone a conoscenza, ad Alberto Oliveras venne un’idea: perché non inviare lettere dalla Spagna ai genitori di Masako per dire loro che la figlia sarebbe stata molto felice e che tutti erano contenti che avesse scelto quel Paese per vivere la sua vocazione?

All’emittente radio iniziarono allora ad arrivare decine, centinaia di lettere con il messaggio “Masako Kimura sarà felice in Spagna”.

A questo punto della storia, ci fu chi pensò che la cosa migliore sarebbe stata che il postino del paese, Rafael Barranco, si recasse in Giappone e consegnasse personalmente le lettere. Così fece, partendo da Alpartir con un vestito nuovo da funzionario delle Poste per prendere l’aereo per Tokyo.

Accompagnato da un postino giapponese, arrivò alla prefettura di Saitama, a 50 chilometri da Tokyo, e consegnò le lettere. La famiglia di Masako fu commossa e contenta di avere notizie tanto positive della figlia e del Paese che l’aveva accolta.

La storia di Masako era così singolare che qualcuno ha avuto il coraggio di portarla al cinema con il titolo “Il postino di Alpartir” e “Il santo arriva in Giappone”, nella versione nipponica. È stato anche pubblicato un libro, “Kimura e il postino di Alpartir”, edito dalla Diputación di Saragozza, così orgogliosa di quell’episodio che di recente lo ha ricordato sulle reti sociali:

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