Il gusto dell’avventura, la consuetudo peregrinandi, ha caratterizzato in ogni tempo il monachesimo celtico. Partendo a piccoli gruppi di due, tre, sette, dodici, i Frati fondano piccoli eremi nei luoghi solitari, di preferenza sugli isolotti. Beda presenta in modo vivente San Cudbert, che, avendo espulso i demoni dall’isola di Farne, che è “circondata dai tre lati dall’immenso oceano e, nelle ore di flusso, si unisce alla terra”, vi costruì la sua abitazione.
Le violenze dei Normanni
L’angelo scende dai cieli per sostenere il suo lavoro. I pellegrini britannici ed irlandesi erano attratti il più sovente verso la riva meridionale della Manica. I periodi delle loro migrazioni più intensi si pongono nei VI-VII secoli, epoca di migrazione bretone, e VIII-IX secoli, dove, espulsi dai loro asili dalle violenze dei Normanni, “quasi tutta l’Ibernia, avendo sdegnato i pericoli del mare con le folle dei suoi filosofi, ha emigrato verso le nostre rive”.
Gli "apostoli" irlandesi
Tra questi due periodi si pone il movimento più debole, ma ininterrotto, degli “apostoli” irlandesi, poi anglosassoni. Una domanda si pone del tutto naturalmente: non bisogna affatto cercare in quel movimento le origini del santuario di Saint-Michel-au-Péril-de-la-Mer (Mont Saint Micheal)? La tradizione medievale ne fissa la data nell’anno 709 e ne attribuisce la fondazione al vescovo d’Avranches, Sant’Oberto, su istigazione di San Michele, apparso di persona.
Le "reliquie" del monte Gargano
Il posto della basilica è stato indicato da un procedimento miracoloso, che ricorda da molto vicino le circostanze della leggenda pugliese. Si è dedicata la basilica normanna con le “reliquie” del monte Gargano, che Oberto ha inviato a cercare in Italia. Comunque, questo racconto (esso ci è noto da un manoscritto del XI secolo) ci dice esplicitamente che l’isola in questione – la si designava sotto il nome di Mons Tumba – ha avuto la sua preistoria religiosa; che vi erano due chiese anteriori ad Oberto.
Isola triste
Chi erano gli uomini religiosi che le avevano costruite sull’isola triste, difficilmente accessibile, circondata, come quella di San Cudbert, “dall’immenso oceano dai tre lati, e, nelle ore di flusso, unita alla terra”? tutta la spiaggia vicina era coperta da stabilimenti celtici. La spiegazione più naturale non è che l’isola misteriosa, “rivolta verso la Bretagna”, ha ricevuto i suoi primi anacoreti dalla stessa fonte della maggior parte delle case religiose del litorale britannico?
Il turbamento del sonno
Se il culto di San Michele è stato trasferito da questi immigranti nella Gallia del Nord prima dell’epoca di Oberto, si può comprendere perché l’arcangelo cominci a turbare il sonno del vescovo di Avranches ed attrae la sua attenzione verso l’isola vicina. Si spiega anche una bella leggenda che ci è trasmessa da Guglielmo di Saint-Pair, trovatore del XII secolo. Questa leggenda presenta San Michele che lotta contro il dragone, “en un realme outre Engleterre”. Avendo trionfato di lui, egli desidera inviare le sue armi, spada e scudo, “oltre il mare”, su di un monte a lui dedicato.
Quale monte ha voluto designare?
I servi dell’arcangelo esitano. Quale monte ha voluto designare? Essi prendono la direzione del “Gargano della Murgia (Gargaigne de la Murgé)”. Ma San Michele rivela loro che le armi sono destinate “al mont… qui Tumbe est surnommey et novelement esteti fundeiz” (al monte… che Tomba è soprannominato e d è stato nuovamente fondato, Ndr). E’ molto verosimile che un fatto reale si trovi nel fondo della leggenda: è che il culto dell’arcangelo è stato trasferito da oltremare sul litorale del nord della Gallia. E’ difficile legarlo con delle tradizioni della chiesa merovingia. Separato da uno spazio enorme dalle antiche basiliche di San Michele, nella Gallia meridionale, il culto di San Michele in pericolo di mare deve essere, secondo ogni verosimiglianza, un fiore del seme, trasportato da un’onda settentrionale, ab ultime Thule.
Il culto settentrionale di San Michele
Il nostro sistema presuppone un lungo cammino di svolta, lo stesso cammino che hanno seguito le idee platoniche giunte sul continente per intermediazione di Scot Erigene. L’enigma del culto settentrionale di San Michele non è che uno di questi enigmi che hanno nascoste le onde del mar britannico. Vi erano diverse cause, che, forse, ci sono sconosciute, ma che hanno determinato lo sviluppo e la sopravvivenza di talune influenze dell’Oriente cristiano nel “paese dalle notti chiare”, più potentemente che sul vicino continente. Esse ci avrebbero fatto comprendere perché, secondo l’espressione di San Girolamo, de Hierosolymis et de Britannia aequaliter patet aula celestis.
La Chiesa e i barbari
Come il sangue dei cristiani non colò più sotto il ferro delle persecuzioni, la Chiesa uscì dalle catacombe e sviluppò rapidamente la sua opera riparatrice, soprattutto in mezzo ai popoli nuovi che Dio scelse per distruggere la società degradata e corruttrice della Roma pagana. La Chiesa prese queste orde barbare, queste nature fiere e generose, le curvò davanti alla croce, le assoggettò con le prescrizioni evangeliche, e ne formò degli apostoli ardenti della verità e della fede. Nel VIII secolo, il paganesimo finiva con lo scomparire in mezzo ai popoli dell’Occidente, e faceva posto al regno di Gesù Cristo sul mondo barbaro trasformato.
L'apparizione a Sant'Oberto
Pare che per constatare questa presa di possesso definitiva, la Provvidenza abbia riservato a quest’epoca le apparizioni dell’Angelo della Chiesa. Nel 708, si è verificata l'apparizione di San Michele a Sant’Oberto, vescovo di Avranches, e l'arcangelo gli esprime la sua volontà di vedere un santuario sulla vetta del monte Tomba, sulle coste normanne. Un po’ più tardi ma nello stesso secolo, l’Arcangelo rinnova nel regno di Napoli la sua apparizione, che, nel V secolo, aveva avuto luogo sul monte Gargano.
Una chiesa e un monastero sulla roccia
Ricordiamo le principali circostanze dell’apparizione di San Michele nella Gallia cristiana. Sant’Oberto, decimo vescovo di Avranches, ebbe una visione nella quale San Michele gli ordinò di innalzare in suo onore una chiesa ed un monastero su di un’immensa roccia che l’alta marea cinge come un’isola, e che i marinai chiamavano col nome sinistro di Tomba in pericolo di mare. Questo è oggi il monte San Michele con la sua magnifica basilica, una delle meraviglie dell’Occidente.
La terza volta
Sant’Oberto teme dapprima di essere il giocattolo di uno spirito delle tenebre, anche dopo una seconda apparizione. L’Arcangelo gli appare una terza volta. “Voglio, gli dice, che tu mi costruisca un santuario su quel monte selvaggio; io vi stabilirò la mia dimora. I popoli verranno ad implorarvi il mio soccorso contro il loro nemico che io ho vinto all’inizio e che rimane sempre sottomesso alla mia potenza. Alzati, va, che nessuna difficoltà fermi il tuo coraggio, io sarò la tua forza”.
I lavori sulla montagna
Il santo vescovo non esita più. Narra al popolo la triplice apparizione dell’Arcangelo, e con una numerosa falange di operai, scalfisce la montagna, al canto degli inni e dei cantici. Si giunge alla vetta. Il legno cade sotto la scure, le pietre strappate rotolano fino al fondo dell’abisso, i monticelli scompaiono ed il terreno si appiana.
Oberto implora San Michele
L’opera avanza, ancora uno sforzo ed il posto sarà preparato. Non rimane più che una roccia ardua. Tutte le forze si riuniscono, le leve sono fissate, ma la roccia gigante resiste sempre. Non si può né intagliarla né sollevarla. Oberto è costernato, implora l’assistenza di San Michele.
"Non temere"
L’Arcangelo appare la notte successiva a Baino, uomo pio e padre di dodici figli, che abitava non lontano da lì, a Iliaco, oggi il villaggio di Huynes. Non temere, gli dice, io sono l’arcangelo Michele, e vengo a chiamarti, per andare a portare aiuto al vescovo Oberto; alzati senza ritardo, prendi i tuoi figli e va alla montagna.
La ripresa dei lavori
Obbedendo alla voce celeste, Baino si alza e parte coi suoi figli, meno il più giovane ancora nella culla. Egli narra a Sant’Oberto la visione di cui è ancora commosso, e gli comunica l’ordine che l’Arcangelo gli ha dato. Gli operai riprendono coraggio; i canti ricominciano; si lotta di nuovo contro la roccia ribelle, il piccone colpisce il granito, si impiega la forza e la precisione, il sudore scorre su tutti i fronti, ma la roccia non si smuove.
Un profondo sogno?
Il santo vescovo sembra caduto in un profondo sogno. Improvvisamente, il volto illuminato come da una visione celeste, si rivolge a Baino.
- Non hai ancora, gli dice, un figlio a casa, oltre gli undici qui presenti!
- Sì, risponde Baino, ma è nella culla.
- Vai a prenderlo, risponde il vescovo.
Si corre subito a Iliaco, e si riporta il bambino nella sua culla.
La roccia si stacca
Sant’Oberto prende questo bambino nelle sue braccia e lo accosta alla roccia. Il bambino sorride e pone il suo piede sul granito. O meraviglia ! sotto quella debole pressione, la roccia si stacca, e, con un fracasso spaventoso, rotola come una valanga. Il popolo batte le mani, il vescovo commosso versa lacrime di gioia. Si riconosce l’azione visibile di San Michele, e si cantano inni di riconoscenza al glorioso vincitore delle legioni infernali.
L'impronta
La roccia caduta sul bagnasciuga reca ancora l’impronta del piede del piccolo Baino, impronta che amano vedere, nella cappella rustica che perpetua questa graziosa leggenda, i numerosi pellegrini che vanno a pregare nella basilica del monte San Michele. Completate le costruzioni, Sant’Oberto stabilisce nel monastero dodici religiosi, per servirvi il Signore ed il suo potente Arcangelo. La dedicazione del Monte San Michele ebbe luogo il 16 ottobre 708.
Da allora, San Michele ha mostrato con molteplici miracoli, che egli vuole sempre essere onorato su quella sacra montagna, e che otterrà grandi benefici alla Francia, se ricorriamo alla sua potente intercessione.