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Pensieri di don Tonino Bello per tutti quelli che si sentono dei falliti

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FALLIMENTO, DELUSIONE,

eggeegg | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 15/11/22

"Cari fratelli delusi": le parole che il Servo di Dio indirizza a tutti quelli che sono nella palude della frustrazione e del fallimento. Ci ricorda che Gesù ha salvato il mondo "con le mani inchiodate sulla Croce, nella simbologia dell'impotenza".

Attraverso alcuni pensieri di don Tonino Bello, tratti da due video disponibili su YouTube, oggi vogliamo stare accanto a chi ha il cuore pesante e inquieto, a tutti quelli che hanno visto sfumare i loro progetti. “A voi per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare – dice il sacerdote – siete voi stessi, a voi che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso”.

Ai giovani che hanno perso la speranza dopo delusioni, ostacoli, fallimenti e finiscono con il disprezzarsi. A tutti loro, e agli adulti che si sono allontanati dal Signore e così non trovano senso né pace, ecco le parole del Servo di Dio, già vescovo di Molfetta.

Nel secondo filmato il sacerdote si rivolge a tutti quelli che non hanno realizzato i loro sogni, nomina alcune persone di sua conoscenza elencandone il fallimento e la frustrazione. Questi esempi concreti creano un piccolo elenco di nomi e di storie che mi fa pensare a Gesù che quando salva qualcuno lo fa chiamandolo per nome.

Don Tonino Bello a tutti coloro che non hanno realizzato i propri sogni

Amerigo per esempio che ha faticato tanto per laurearsi in medicina e immediatamente dopo la specializzazione ha dovuto accantonare ogni progetto di brillante carriera per un distacco irreversibile della retina. Ugo, ragazzo prodigio fino alla maturità classica, che si è insabbiato nelle secche degli esami universitari, e non è più riuscito a distaccarsene. Oggi ha 40 anni e sua moglie ad ogni lite gli rinfaccia davanti ai figli il fallimento di essersi ridotto a fare il dattilografo presso lo studio di un avvocato. Marcella a cui tutti preconizzavano un futuro carico di successi e che dopo i corsi di perfezionamento in pianoforte (…) ha avuto decine di occasione per affermarsi, ha rifiutato tanti partiti uno meglio dell’altro, alla fine si è messa con un uomo divorziato che ha fallito e ha dovuto vendere il suo pianoforte a coda che le aveva comprato suo padre. Lucia che straripava di entusiasmo e voleva diventare missionaria (…) ma poi non è partita perché i suoi l’hanno ostacolata (…) ed è finita a fare la commessa in un negozio di articoli da regalo.

I pensieri di don Tonino Bello pieni di empatia, comprensione, fiducia, amore paterno, non vogliono indurre a leccarci le ferite, a piangerci addosso, a ribellarci a questo mondo ingiusto, a sbattere i piedi come bambini rivendicando le nostre esigenze. Al contrario ci ricordano che la storia della salvezza passa per un fallimento, che Cristo inchiodato sulla croce è un fallito, e che noi tutti dobbiamo guardare a Lui.

“Cari fratelli delusi, volgete lo sguardo a Colui che hanno trafitto!”

Ecco, a tutti voi che avete la bocca amara per le disillusioni della vita voglio rivolgermi, non per darvi conforto con il balsamo delle buone parole ma per farvi prendere coscienza di quanto siete omogenei alla storia della salvezza. A voi che cammin facendo avete visto sfiorire a uno a uno gli ideali accarezzati in gioventù, a voi che avreste meritato ben altro ma non avete avuto fortuna e siete rimasti al palo, a voi che non avete trovato mai spazio e siete usciti da ogni graduatoria e vi vedete scavalcati da tutti. A voi che una malattia, o una tragedia morale, o un incidente improvviso, o uno svincolo delicato dell’esistenza, hanno fatto dirottare imprevedibilmente sui binari morti dell’amarezza. A voi che il confronto con la sorte felice toccata a tanti compagni di viaggio rende più mesti, pur senza ombra di invidia. A tutti voi voglio dire: volgete lo sguardo a Colui che hanno trafitto! La riuscita di una esistenza non si calcola con i parametri dei fixing di borsa. E i successi che contano non si misurano con l’applausometro delle platee, o con gli indici di gradimento delle folle. Da quando l’Uomo della Croce è stato issato sul patibolo, quel legno del fallimento è divenuto il parametro vero di ogni vittoria, e le sconfitte non vanno più dimensionate sui fischi che si rimediano o sui naufragi in cui annegano i sogni. Anzi, se è vero che Gesù ha operato più salvezza con le mani inchiodate sulla Croce, nella simbologia dell’impotenza, che con le mani stese sui malati nell’atto del prodigio, vuol dire, cari fratelli delusi, che è proprio quella porzione di sogno che se n’è volata via senza mai realizzarsi a dare ai ruderi della vostra vita, come per certe statue mutile dell’antichità, il pregio della riuscita.

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