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Che intende il Papa quando dice ai giovani di «alzarsi dal divano»? 

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Shutterstock I BAZA Production

père Xavier Lefebvre - pubblicato il 11/11/22

Per Francesco un ragazzo che vive sul divano «non è una cosa bella». Per lui la giovinezza è invece il tempo del sogno, sogno che innesca una decisione. Vediamo perché.

Dopo la “generazione Y” (dalla forma che avevano i cavi degli auricolari sul petto di una persona), che ha visto il debutto di Internet e l’esplosione dei social network, e dopo la fase della quarantena, si parla ora di generazione “Netflix-smartphone-divano”. 

Non è insensato rileggere queste parole di Papa Francesco – «Alzarsi dal divano! e realizzare i propri sogni!» – e i due discorsi preparatori alle GMG di Panama nel 2017. Che cosa accade per una certa gioventù (cui forse i giovani cattolici cui si rivolge il Papa non sono del tutto estranei…), perché le vengano rivolge queste parole? 

È brutto vedere un giovane che va in pensione a 20 anni, è brutto; ed è brutto anche vedere un giovane che vive sul divano. Non è vero? Né giovani “in pensione”, né giovani “da divano”. Giovani che camminino, giovani di strada, giovani che vadano avanti, uno accanto all’altro, ma guardando il futuro. 

Francesco, Veglia di preghiera, 8 aprile 2017 

La sfida è di quelle grandi: in agguato c’è il demone dell’accidia, il Santo Padre addita la pigrizia spirituale, come quando il profeta Amos stigmatizza gli israeliti «spaparanzati sui loro letti d’avorio». Il generale McArthur amava dire che la giovinezza è una 

questione di disposizione mentale, un effetto della volontà, una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell’avventura sull’amore per il comfort. 

Una generazione-divano? 

A dire il vero, la gioventù di oggi deve confrontarsi con lo sguardo e con le parole del serpente Kaa venuto dal Metaverso, è anestetizzata dal fascino del virtuale preso per reale: 

Su, dormi tesoro, fa’ sogni d’oro… è così bello appisolarsi… sogna, sogna…

Francesco conosce i cucciolotti del mondo moderno: tentazione di dipendenza da schermi, che alienano lentamente ma fermamente la volontà, per poi finire con la sociopatia e con disturbi schizofrenici importanti. Il divano è l’immagine di ciò che contribuisce a una alienazione soft dalle nostre capacità umane. 

L’avvenire non si vive sul divano, ma per strada: 

Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano / młodzi kanapowi, ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Questo tempo accetta solo giocatori titolari in campo, non c’è posto per riserve. Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un’impronta. 

Francesco a Cracovia, 30 luglio 2013 

Contro il potere ipnotizzante degli schermi e il caleidoscopio degli avatar che si moltiplicano, il Papa osa parlare alla gioventù tentata dallo scoramento o dalla disperazione… di sogni. Certo il vocabolario ha di che sorprenderci: forse Francesco vuole che i ragazzi si alzino dal divano… per andare a infilarsi sotto le coperte? 

Francesco sa che cosa ci fa avanzare: sono, con la fede in Dio, il senso della dignità dell’uomo e i grandi ideali. E, per passare dall’ideale universale alla realtà particolare, ci vogliono immaginazione e creatività. In questo senso attivo, sognare è segno di una giovinezza pronta a costruire il proprio avvenire senza dimenticare la propria storia. Il sogno appartiene alla gioventù per costruire il reale, laddove la passività del virtuale mette in fuga ogni impegno. Bisogna prendere il sogno come una cosa che ci sveglia, ossia come un’attività volontaria. Nella sua lettera alla gioventù, Christus vivit, il termine torna non meno di una quindicina di volte, e in particolare in questo passaggio eloquente: 

La giovinezza, fase dello sviluppo della personalità, è marcata da sogni che vanno prendendo corpo, da relazioni che acquistano sempre più consistenza ed equilibrio, da tentativi e sperimentazioni, da scelte che costruiscono gradualmente un progetto di vita. In questa stagione della vita i giovani sono chiamati a proiettarsi in avanti senza tagliare le radici, a costruire autonomia, ma non in solitudine

Francesco, Christus vivit 137 

Il sogno innesca la decisione 

Lungi dall’essere una fuga o un’attitudine passiva, il signo è un’altra parola che si aggiunge al processo di discernimento e di elezione del metodo ignaziano, per una scelta e una unità di vita liberate dai condizionamenti contemporanei: 

Giovani, non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo. Non riducetevi nemmeno al triste spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete decisioni. Rischiate, anche se sbaglierete. Non sopravvivete con l’anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Datevi al meglio della vita! Aprite le porte della gabbia e volate via! Per favore, non andate in pensione prima del tempo.

ivi, 143 

La parola “sogno” ha dunque il senso di un antidoto: 

Ma contro i sogni che ispirano le decisioni, sempre «c’è la minaccia del lamento, della rassegnazione. Questi li lasciamo a quelli che seguono la “dea lamentela”! […] è un inganno: ti fa prendere la strada sbagliata. Quando tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi sociali non trovano le dovute risposte, non è buono darsi per vinti. La strada è Gesù: farlo salire sulla nostra “barca” e prendere il largo con Lui! Lui è il Signore! Lui cambia la prospettiva della vita. La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola di Dio, sull’invito che viene da Lui. Senza fare troppi calcoli umani e non preoccuparsi di verificare se la realtà che vi circonda coincide con le vostre sicurezze. Prendete il largo, uscite da voi stessi».

ivi, 141 

Dietro le parole e le immagini del Santo Padre c’è dunque un invito pressante, alla generazione “Net-smart-sofà” perché lasci il comfort ipnotico del divano, luogo della “sindrome di Kaa”, per stringere ai piedi gli scarponi del reale, passare dalla mortifera accidia all’audacia missionaria. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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