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Cosa si aspetta Dio da due persone che si amano?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/11/22

Il teologo Reali: per una efficace pastorale matrimoniale, la coppia deve farsi "toccare" da Dio. Ecco come si fa

Per un matrimonio vivo, duraturo, per far sì che l’amore resti solido nel tempo, Dio cosa consiglierebbe, o meglio cosa vorrebbe, da due persone che si amano? Il teologo Don Nicola Reali in “Quale fede per sposarsi in chiesa?” (edizioni Dehoniane Bologna) formula in questi termini la “soluzione” alla domanda: “voler-si come Dio ci vuole”.

“Uscire dal “voler volere”

Con sottili affermazioni teologiche, Reali spiega cosa significa “voler-si come Dio ci vuole”. Significa, prima di tutto, che ognuno deve uscire dal rischio, continuamente presente nella logica nichilistica, del «voler volere». Cioè l’uomo non potrà mai progettarsi e volersi come Dio lo ha voluto: essere come Dio (se veramente parliamo di Dio e non di un idolo) non sarà mai all’altezza, né della conoscenza, né del volere dell’uomo.

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L’adesione della fede

Il compito della Chiesa, in ambito matrimoniale e familiare, è quello di far sì che una coppia “aspiri” a voler-ci come vorrebbe Dio. Trovando nell’adesione personale alla rivelazione cristiana – e, dunque, nella fede – il punto su cui fare leva. Scegliere di auto-determinar-si, in favore di quella somiglianza con Dio che sta al di là di tutto ciò che si può conoscere e volere, significa infatti fare proprio l’affidamento tipico della fede: dare talmente credito a ciò che Dio (in Cristo) ha realizzato per noi, da credere che lì stia la garanzia della propria edificazione come uomini.

Pastorale da rivisitare

Da questo ne deriva che una pastorale del sacramento del matrimonio debba diventare sempre più una pastorale della fede nel sacramento del matrimonio, con l’ovvia ricaduta di una seria riflessione anche sull’opportunità di un cambio dell’attuale normativa canonica.

L’amore di Cristo

Sul piano matrimoniale, osserva il teologo Reali, questo discorso specifica la postura della Chiesa di fronte all’epoca che viviamo, riposizionando il proprio annuncio e la propria pratica sull’apparente paradosso evocato con il nichilismo contemporaneo («voler volere»). Un paradosso che pone in primo piano la logica inusitata dell’amore di Cristo che gli uomini attendono più di quanto non temano.

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Amarsi come vorrebbe lui

Ciò non potrà, tuttavia, realizzarsi se tutti non impareranno a conoscer-si e a voler-si come Dio ci conosce e ci vuole: attraverso il pensiero e la volontà di Colui che ci pensa amandoci e non si lascia conoscere se non da colui che lo ama. E’ come un lasciarsi andare a Dio, ma per farsi “accogliere” da Lui, non per diventare come lui, perché come detto poc’anzi, non ne saremmo capaci.

Farsi toccare da Dio

Solo l’amore, conclude Reali, «può conoscere al di là di se stesso e così l’annuncio ecclesiale dell’amore di Cristo sarà sempre la testimonianza che l’uomo è già stato raggiunto e toccato dall’iniziativa di Dio. Così, forse, si comprende che non ha nessun senso contrapporre la definitività dell’iniziativa amorosa del Cristo all’incertezza dell’amore umano, dal momento che quella definitività è proprio l’inesauribile risorsa del futuro dell’uomo.»

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