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Atto eroico di carità: andreste in Purgatorio al posto di un’altra persona?

PURGATORY

Renata Sedmakova | Shutterstock

J.P. Mauro - pubblicato il 03/11/22

Questo impegno fedele è un modo disinteressato di emulare Cristo, ma la Chiesa avverte che dev'essere intrapreso solo dopo una profonda riflessione


Esiste un impressionante atto disinteressato di carità per aiutare a salvare le vittime in estrema necessità.

L’Atto Eroico di Carità è una promessa che può compiere un cattolico che offre tutte le preghiere e le buone azioni della sua vita, come anche i suffragi, che si possano accumulare dopo la sua morte a beneficio di chi si trova in Purgatorio. 

È una pratica che risale a un decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze del 18 dicembre 1885, confermato da Papa Leone XIII.

Purgatorio

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) insegna che, quando si muore, un’anima che ha bisogno di purificazione viene mandata in Purgatorio, dove si purifica col tempo.

Questa purificazione è necessaria perché un’anima vada in cielo, visto che la Scrittura insegna che niente di impuro può entrare in Paradiso.

Il tempo di purificazione di ogni anima è collegato alla quantità e qualità dei propri peccati, e le anime in Purgatorio sono perlopiù impotenti al momento di cambiare il proprio destino.

È per questo che pregare per i morti è una delle opere spirituali di misericordia più importanti. 

I cattolici sono chiamati ad aiutare i morti a espiare i loro peccati offrendo preghiere per i defunti, ricevendo la Comunione o guadagnando indulgenze.

La carità nei confronti delle anime del Purgatorio è un processo misterioso relativo all’ambito della comunione dei santi.

I cattolici possono sostenere i santi attraverso l’Atto Eroico di Carità.

L’Atto Eroico di Carità

L’Atto Eroico di Carità, un atto veramente disinteressato, non è qualcosa da prendere alla leggera.

La Sacra Congregazione delle Indulgenze ha avvertito che un atto eroico di carità dev’essere compiuto solo dopo una profonda riflessione.

Se un cattolico promette un atto eroico di carità, si offre come volontario anche per trascorrere più tempo in Purgatorio, perché altre anime in Purgatorio possano purificarsi più rapidamente.

Compiendo un atto eroico di carità, una persona dedica tutto ciò che ha fatto e che sarebbe accettabile da Dio come espiazione per i propri peccati perché si usi a beneficio degli altri.

Ciò vuol dire che le preghiere, le buone azioni, la testimonianza fedele e le opere di carità terrene realizzate in vita non le verranno più accreditate, ma saranno sacrificate per espiare i peccati altrui.

Questi suffragi si mettono nelle mani della Madre di Dio, che li distribuuisce tra le anime del Purgatorio con la Sua misericordiosa discrezione.

In un certo senso, questo è l’ultimo atto di carità che un cattolico può compiere per emulare Cristo. 

Come Gesù è morto per i peccati di tutti noi, qui abbiamo l’opportunità di sacrificare una parte di noi stessi per i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo. 

Potremmo dire che è simile all’ultimo atto di San Massimiliano Kolbe, che si è offerto volontario per morire al posto di un altro prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz.

Può spaventare il fatto di morire sapendo che nessuno dei suffragi a proprio credito si manterrà come testimonianza delle proprie buone azioni, ma è qui che entra in gioco la fede.

Intraprendendo un atto eroico di carità, ci si sta abbandonando all’infinita misericordia di Dio. 

Ciò vuol dire che si può avere la ragionevole speranza che questo atto sia in sé una testimonianza abbastanza forte di una vita fedele perché Dio non permetta che i propri castighi si applichino nella loro totalità.

San Claudio de la Colombière

Prima di compiere l’Atto Eroico di Carità, bisogna fare una pausa e contemplare.

San Claudio de la Colombière è tra coloro che hanno siglato questo impegno.

Quando ha compiuto il proprio Atto Eroico di Carità, Claudio ha spiegato che un’anima che ha compiuto questa promessa disinteressata non deve temere i tormenti del Purgatorio, perché sopportare questi orrori per il bene degli altri onora Dio.

San Claudio ha scritto:

“Non dobbiamo smettere di espiare i disordini passati della nostra vita con la penitenza, ma bisogna farlo senza angoscia, perché la cosa peggiore che ci può accadere, quando la nostra volontà è positiva e siamo sottomessi e obbedienti, è essere inviati per molto tempo in Purgatorio, e possiamo dire a ragione che questo è un grande male. Non temo il Purgatorio.

So che i tormenti che vi vengono sopportati sono orribili, ma so che onorano Dio e non possono comportare un danno per le anime; che lì abbiamo la certezza di non opporci mai alla volontà di Dio; che non ci risentiremo mai della Sua severità, e che ameremo anche i rigori della Sua giustizia, e aspetteremo pazientemente finché non sia completamente placata.

Ho dato quindi di tutto cuore tutte le mie soddisfazioni alle anime del Purgatorio, e attribuisco ad altri tutti i voti che si offriranno per me dopo la mia morte; perché Dio sia glorificato in paradiso per le anime che hanno meritato di essere elevate ad un grado di gloria superiore al mio”.

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