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Questo prete venne avvertito dagli angeli prima di una esplosione

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Public Domain

Anne Bernet - pubblicato il 28/10/22

Per ore, tra macerie e fumi tossici, il parroco si prese cura di moribondi e feriti

All’inizio del secolo scorso, p. Jean-Édouard Lamy (1853-1931), parroco di La Courneuve (a nord di Parigi, Francia), è stato un ammirevole esempio di santità, guadagnandosi perfino il soprannome “l’altro Curato D’Ars”. La centralità del soprannaturale nella sua vita ha fatto spesso sì che le persone dimenticassero che era anche un uomo d’azione e un sacerdote impegnato.

La sua familiarità con il mondo angelico ha certamente intaccato la sua reputazione in un’epoca in cui le persone (e perfino i membri di certi circoli ecclesiastici) non credevano agli esseri spirituali. La capacità di vedere e sentire gli angeli gli era comunque molto utile. La storia che segue, tra le tante, lo illustra bene.

La I Guerra Mondiale

Era il marzo 1918. Lo sforzo della guerra era al massimo, e le fabbriche di armi costruite nei sobborghi di Parigi, fino ad allora una città mercantile, lavoravano a tutta velocità per inviare granate e munizioni al fronte della I Guerra Mondiale.

All’inizio la popolazione si preoccupò per la loro vicinanza, il che avrebbe potuto attirare i bombardamenti nemici. Di fatto, i Tedeschi avevano cannoni a lunga gittata, tra cui il famoso Big Bertha, con cui sarebbero riusciti a raggiungere Parigi. Gli abitanti temevano anche un incidente, a causa delle enormi riserve di polvere da sparo. Pian piano si abituarono alla realtà, soprattutto perché quelle fabbriche offrivano lavoro ben remunerato alle donne, costrette a sostenere le proprie famiglie ora che gli uomini erano al fronte o erano morti.

Questa apparente mancanza di preoccupazione non cambiò la realtà del pericolo; si scelse semplicemente di non pensarci. Tranne padre Lamy. In ogni occasione, invitava la comunità della sua parrocchia a recitare il Rosario tutti i giorni, per preservare la città da una “terribile tragedia”.

Allerta degli angeli?

Quell’episodio fu dovuto al buonsenso, sapendo che i depositi di polvere da sparo avrebbero potuto far saltare mezza città, o a una presenza dall’alto, come pensavano alcuni, consapevoli dei legami che l’anziano sacerdote aveva con il mondo invisibile?

P. Lamy scrisse:

“Fu all’inizio della guerra… Furono i Santi Angeli a parlare della catastrofe, non la Santissima Vergine. Mi fece intravedere l’esplosione, e io la implorai di salvare la vita delle persone. Le dissi: ‘Santa Madre di Dio, salva le vite!’ E lei non rispose, ma ritenni la cosa concessa da quel momento… Non conoscevo il giorno dell’esplosione”.

Il 15 marzo 1918, il sacerdote sembrava aver dimenticato le sue paure, e con l’avvicinarsi della Pasqua decise di iniziare delle grandi pulizie di primavera. Nonostante l’età, la vista molto indebolita e i reumatismi, padre Lamy quella mattina era inginocchiato a terra a sfregare il pavimento, pensando di pulire anche le vetrate.

“Vai invece a Parigi!”

Mentre faceva pulizia, ebbe una visione del suo angelo custode e dell’arcangelo Gabriele, che erano insieme in un angolo della chiesa a guardarlo pulire con un sorriso che fece dubitare il sacerdote di quello che stava facendo. Gabriele disse all’angelo custode: “È inutile…”

P. Lamy sapeva che gli angeli, contrariamente agli esseri umani, non parlano mai invano, e che vanno presi sul serio. “Spesso, quando vogliono darmi delle belle lezioni, parlano e mi lasciano ascoltare la loro conversazione”, scrisse. Obbediente, il sacerdote si alzò e andò a mettere via secchi e sapone. All’improvviso, però, venne assalito da un pensiero strano e insistente: “Vai invece a Parigi!”

Cosa avrebbe fatto lì? Avrebbe comprato i rosari e i santini che offriva ogni anno ai bambini che facevano la Prima Comunione? Quella missione non era certo urgente, ma l’idea rimase lì a molestarlo: “Vai a Parigi! Vai subito a Parigi!”

Era un pensiero che lo assillava talmente da non poter essere considerato naturale; doveva esserci qualcuno che glielo stava sussurrando. Riconoscendo il modo in cui agiscono gli angeli custodi, il sacerdote prese la giacca, chiuse la porta e si diresse alla stazione degli autobus. “Non sono rimasto a pregare né un’ora, né mezz’ora né dieci minuti. Sono andato a Parigi a comprare dei ricordini per i bambini della Comunione”, scrisse in seguito. Salì su un autobus diretto nella capitale.

Non appena l’autobus partì, un’esplosione terribile scosse tutto il vicinato con un rumore terrificante, frantumando tutte le finestre, a cominciare da quelle della chiesa che voleva pulire quella mattina. La fabbrica di armi Sohier era appena esplosa, e decine di edifici e di case della zona erano andate distrutte.

Protetto dagli angeli

Tremando di emozione, padre Lamy scese dall’autobus e pregò. La navata centrale della sua chiesa era crollata. Se l’anziano sacerdote avesse portato avanti i suoi progetti, a quel punto sarebbe stato sotto le macerie, ai piedi del tabernacolo davanti al quale era solito pregare a quell’ora. Quanto all’Eucaristia conservata nel tabernacolo, che era la sua preoccupazione immediata, rimase miracolosamente intatta. Il tabernacolo era stato strappato dalla parete, ma il ciborio e il corporale erano ancora al loro posto.

P. Lamy capì perché aveva ricevuto quell’avviso miracoloso e perché fosse sopravvissuto. Se fosse rimasto sotto le macerie, non ci sarebbe stato alcun sacerdote a dare l’assoluzione e a prendersi cura delle necessità spirituali delle vittime che le squadre di soccorso stavano iniziando a tirar fuori da sotto le macerie.

Per ore e ore, tra le macerie e i fumi tossici che lo soffocavano, il parroco si prese cura dei feriti, più di 900.

La sera, esausto, notò che, come gli avevano promesso gli angeli e la Madonna quando avevano annunciato la catastrofe, nessuno era morto. Erano stati protetti dal Rosario, dai santi angeli e dalla fede del loro anziano sacerdote.

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