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Michele Placido: nel mio film c’è il messaggio evangelico di Caravaggio

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Edizioni San Paolo

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/10/22

"L'ombra di Caravaggio" è il titolo del suo 14° film. E' in uscita il 3 novembre e ha un “taglio mistico” (VIDEO TRAILER)

«Secondo me Caravaggio era molto più mistico di altri illustri colleghi come Raffaello, era uno che conosceva le Sacre Scritture a memoria, anche se la sua fu una vita sciagurata. Ma la sete di spiritualità che aveva, la sento pure io dentro di me»: così Michele Placido presenta “L’ombra di Caravaggio“, il suo 14° film in uscita il 3 novembre, in un’ampia intervista pubblicata sul nuovo numero di Famiglia Cristiana in edicola. 

La Flagellazione di Cristo

Per l’occasione, il regista ha posato per la copertina del settimanale davanti a uno dei capolavori del pittore, la *Flagellazione di Cristo* custodita al Museo di Capodimonte di Napoli.

I luoghi di Caravaggio

Placido presenta così il suo film su Caravaggio: «Con gli sceneggiatori e in particolare con Sandro Petraglia con cui ho collaborato per *Romanzo Criminale* abbiamo pensato prima di tutto di non farne una biografia convenzionale, ma costruire appunto una specie di romanzo criminale nella Roma del suo tempo ambientato nelle strade, nelle taverne, tra i miserabili che frequentavano la confraternita di san Filippo Neri, insomma in tutti i luoghi dove Caravaggio andava per cercare la verità del messaggio evangelico che poi riversava nei suoi quadri».

Scamarcio interpreta il pittore

Nel film, Caravaggio è interpretato da Riccardo Scamarcio, mentre Louis Garrel è l’Ombra, una sorta di agente segreto incaricato dal Vaticano di condurre un’indagine per decidere se concedere o meno la grazia al pittore condannato per omicidio.

“Una formazione mistica”

Aggiunge Placido: «Anche io ho avuto una formazione, diciamo così, mistica. Davanti a casa nostra c’era la cattedrale e da bambino tutti i giorni vedevo gente che andava a Messa o ai funerali. Mio zio era un prete missionario e quando tornava da noi restavo incantato dai suoi racconti dal Paraguay all’India. Per me era come un eroe e volevo diventare come lui. Così a 9 anni sono entrato in un collegio di preti missionari. Ma dopo tre anni – conclude il regista del film “L’ombra di Caravaggio” – mi cacciarono, perché ero molto indisciplinato, come Caravaggio. E come lui, mi è rimasta questa sete di misticismo».

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