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Vere e false profezie: come discernere tra queste e quelle? 

WEB MARIA VALTORTA WRITER ITALY © maria-valtorta.org

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don Guillaume Chevallier - pubblicato il 27/10/22

In un momento di turbamenti, le parole più o meno profetiche consegnate da messaggeri sconosciuti hanno tendenza ad abbondare: «Non affidatevi a ispirazioni qualunque», dice san Giovanni (1Gv 4,1). I consigli di don Guillaume Chevallier, parroco a Fontaine-lès-Dijon, per discernere il vero dal falso.

Non bisogna affidarsi senza discernimento all’autorità di una persona che pretende di essere ispirata, per evitare di accreditare un «lupo travestito da pecora» (Mt 7,15). Se «l’albero si giudica dai frutti» (Mt 7,16-20), vuol dire che questi ultimi sono sempre solo apparenti? La pace e la gioia che si possono provare alla lettura di un messaggio o il numero dei suoi partigiani sono effettivamente frutti ambigui: i recenti scandali che hanno investito personalità in vista invitano alla prudenza. 

Quali sono i frutti sul lungo termine per la missione della Chiesa, per l’approfondimento del suo messaggio, per la sua unità? La maggior parte dei casi non si giudica con un’occhiata. 

Non lasciarsi ipnotizzare 

Nella misura in cui sono non verificabili e fascinose, le comunicazioni “celeste” tendono a imporre il silenzio sul giudizio. I falsi profeti insistono sull’importanza di essere “piccoli”, persone che si fidano ciecamente, in opposizione ai “raziocinato”. Dio non ci chiede mai di rinunciare alla ragione. 

La Chiesa si è pronunciata? 

Un avvertimento alla Chiesa è il criterio decisivo: l’ordinario del luogo, o in alcuni casi la Santa Sede, ha il carisma divino per discernere i fatti che, per discrezione o per riserva pastorale, non sono sempre resi noti (moralità del messaggero, influenza e via dicendo…). I gruppi che vivono questi messaggi tenderanno a relativizzare il giudizio della Chiesa per mescolare le carte. Benché, ad esempio, l’opera di Maria Valtorta sia stata disconosciuta a più riprese dalla Chiesa, i suoi estimatori pretendono che sia in corso una causa di beatificazione! 

L’invocazione di Giovanna d’Arco o di Padre Pio 

Certe figure popolari che ebbero a soffrire da parte della Chiesa sono correntemente invocate dai falsi profeti. Per loro, la Chiesa sarebbe già screditata e farebbe fatica a discernere le proprie missioni autentiche: la sua riserva o il suo giudizio negativo relativamente agli odierni “messaggeri” vengono dunque ritenuti invalidi. 

Perché le false profezie si elaborano frequentemente a partire da altre visioni o apparizioni (riconosciute o meno). Utilizzando dei codici già noti, esse si legittimano iscrivendosi in una rete. Inoltre, più recentemente, i “messaggeri” entrano in contatto gli uni con gli altri per dare l’impressione che esista un “consenso profetico”, il quale in realtà non esiste perché «si rubano a vicenda» (Ger 23,30) le parole. 

La profezia tende a sostituirsi all’autorità ecclesiale (o a relativizzarla) 

I falsi profeti si posizionano spesso in posizione di sfida alla gerarchia. La loro dottrina introduce un sospetto di corruzione del clero, dei vescovi, perfino del Papa. Essi dividono la Chiesa in “Chiesa istituzionale” (la Chiesa di Pietro, carnale) e “carismatica” (la Chiesa di Giovanni o di Maria, spirituale). Il Vescovo locale diventa spesso il nemico, e ci si appella al Papa contro di lui, a meno che non si preferisca risparmiarlo per non attirare sospetti: non gli si comunica allora se non la parte più accettabile delle rivelazioni, e lo si lusinga per meglio reindirizzare l’autorità apostolica ai propri fini particolari. 

Esibizionismo spirituale 

Rendere pubbliche delle esperienze “mistiche” è in sé un’auto-attestazione dubbia. I mistici veri si guardano bene dal finire sotto i riflettori, sono prudenti sulle proprie percezioni e sul pericolo della vanità o della presunzione. Al contrario, i falsi mistici attestano che il Cielo li spinge a manifestarsi (malgrado la loro pretesa ripulsa personale), ricercano degli imprimatur (presso vescovi che normalmente se ne guardano bene), oppure aggirano le raccomandazioni della Chiesa. 

Essi divulgano quaderni personali, talvolta rimasticati, che riferiscono locuzioni, visioni, ma anche preferenze affettive, imbarazzanti scene di intimità, in certi casi masochismo malcelato da pietà (cose come la richiesta di soffrire, seguite da una crocifissione operata da Gesù o da Maria). Spesso, il falso profeta è sofferente – fisicamente o socialmente –, e la propria mancata ricezione da parte della Chiesa diventa un tema ricorrente dei/nei suoi messaggi. Si erge a vittima. 

Divergenze dottrinali 

Quando la pretesa “rivelazione” diverge dall’insegnamento apostolico, il caso è chiaro: non è il Cielo che la ispira. È per esempio il caso della “Quinternità” di Marie-Paule Giguère, oppure la preesistenza dell’anima di Maria in Maria Valtorta. L’ossessione per una dichiarazione dogmatica particolare deve mettere sul chi vive, ad esempio sulla regalità di Maria o la sua corredenzione: una tale influenza sulla Chiesa costituirebbe la consacrazione del messaggio. Il più delle volte, è mediante la personalizzazione forzata del messaggio evangelico (rivelazioni che colmano le lacune del testo) e della spiritualità della Chiesa (alleanza dei cuori uniti e via dicendo) che i falsi mistici cercano di imporsi. 

Le questioni (serie) della sofferenza e del risollevamento della Chiesa non devono essere prese in ostaggio dalla curiosità, dall’etilismo o dalla vanità delle false profezie. Esse generano diffidenza e divisione, che non sono i segni del Regno di Dio che viene. Discerniamoli bene! 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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