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Dove? Quando? Come? L’impatto del Sinodo sull’avvenire della Chiesa 

Sister Nathalie Becquart

Antoine Mekary | ALETEIA

Anna Kurian Anna Kurian - i.Media per Aleteia - pubblicato il 27/10/22

Si conclude la fase locale del cammino sinodale e già riparte quella continentale, in vista della conclusione-rilancio in programma a Roma per il 2023 e per il 2024.

Dopo la fase locale, il processo sinodale della Chiesa, avviato nell’ottobre 2021 e destinato a protrarsi fino all’ottobre 2024, entra in questi giorni in una seconda fase, detta “continentale”. Il Documento di lavoro per questa tappa (DEC), pubblicato il 27 ottobre 2022, precisa il calendario e gli assi portanti del cantiere, ricordando che si tratta di imparare a «camminare insieme» perché «ciascuno possa trovare il proprio posto» in seno alla Chiesa. 

I prossimi appuntamenti del sinodo sono fissati: le sette assemblee continentali – di Europa, Africa, Medio Oriente, Asia, Oceania, Nordamerica e Sudamerica – dovranno redigere il loro documento finale, in una ventina di pagine, e inviarlo al segretariato del Sinodo entro il 31 marzo 2023. 

Sulla base di questi documenti continentali, il segretariato redigerà l’Instrumentum laboris entro giugno 2023. Questo testo sarà la base delle assemblee della Chiesa universale, che avranno luogo a Roma in due momenti: dal 4 al 29 ottobre 2023 e poi nell’ottobre 2024, come ha annunciato il Papa all’Angelus del 16 ottobre. 

Le tre domande poste ai cattolici 

In concreto, le assemblee continentali devono rispondere a tre questioni così formulate: 

  1. Dopo aver letto il DEC in un clima di preghiera, quali sono le intuizioni che risuonano più fortemente con l’esperienza vissuta e le realtà della Chiesa sul vostro continente? Quali esperienze vi sembrano nuove o illuminanti? 
  2. Dopo aver letto e pregato col DEC, quali tensioni sostanziali, o divergenze, emergono come particolarmente importanti, dal punto di vista del vostro continente? E di conseguenza, quali sono le questioni o i problemi che dovrebbero essere affrontati e presi in considerazione nelle ulteriori tappe del processo? 
  3. Partendo da ciò che emerge nelle risposte alle due questioni precedenti, quali sono le priorità, i temi ricorrenti e gli appelli all’azione che possono essere condivisi con altre Chiese locali attraverso il mondo, e discusse nella prima sessione dell’Assemblea sinodale nell’ottobre 2023? 

Il documento richiama anche la “questione fondamentale” che anima tutto il Sinodo: 

Come si realizza oggi, su più livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare l’Evangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata? E quali passi in più lo Spirito ci invita a porre, per crescere come Chiesa sinodale? 

Una osmosi tra le Chiese locali e continentali 

Per rispondere a queste tre domande, le assemblee continentali devono essere in dialogo con le Chiese locali. Così il DEC sarà mandato a tutti i vescovi diocesani, i quali sono invitati (con le loro équipes), ad «ascoltare le voci delle altre Chiese» e a «rispondervi sulla base delle [loro] proprie esperienze». 

Ogni Conferenza Episcopale dovrà in seguito sintetizzare le riflessioni delle differenti diocesi sulle tre questioni, e tali conclusioni saranno trasmesse alla loro assemblea continentale. Quest’ultima, precisa il Segretariato per il Sinodo, deve essere “ecclesiale” e non soltanto “episcopale”. In altre parole, la sua composizione deve riflettere «la diversità del Popolo di Dio: vescovi, preti, diaconi, uomini e donne consacrati, laici e laiche». 

Il documento continentale chiede di «prestare un’attenzione particolare a un’adeguata presenza dei giovani», ma anche «di persone che vivano in condizioni di povertà o di emarginazione», di «delegati fraterni di altre confessioni cristiane», di «rappresentanti di altre religioni» e «di persone senza affiliazione religiosa». 

Di nuovo, all’uscita dalle assemblee continentali i vescovi sono invitati a incontrarsi al fine di «rileggere collegialmente» questa esperienza sinodale. Essendo «rispettosi del processo che ha avuto luogo» e fedeli «alle differenti voci espresse», precisa il testo. 

Per tutti questi incontri, il Sinodo stabilisce il metodo «della conversazione spirituale», e ciò in tre fasi: 

  • la presa di parola di ogni partecipante; 
  • la risonanza dell’ascolto degli altri; e 
  • il discernimento dei frutti da parte del gruppo. 

Uno stato permanente di missione 

«Il nostro processo sinodale non è che un primo passo», si legge nel documento continentale. I redattori pensano di fatto a «un orizzonte di lungo termine», sul quale la Chiesa diventerà «meno una Chiesa di mantenimento e di preservazione» e più in «permanente stato di missione». 

Col questo Sinodo, la Chiesa si situa «in apprendimento» ed è chiamata a «una conversione continua, individuale e comunitaria». Una conversione che riguarda anche il piano istituzionale e pastorale, concludono gli esperti: i cattolici, nel loro insieme, aspirano a «una riforma continua della Chiesa, delle sue strutture e del suo stile», nel solco dell’aggiornamento permanente predicato dal Concilio Vaticano II. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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