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Ucraina: i sacerdoti non devono avere paura

Monsignor Vasylij Tuchapets

Aid to the Church in Need

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 24/10/22

Il vescovo greco-cattolico di Kharkiv: “Se un sacerdote fugge, tutti perdono”

All’ottavo mese di guerra tra Russia e Ucraina, la fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha parlato con monsignor Vasylij Tuchapets, vescovo greco-cattolico di Kharkiv, durante la sua visita alla sede internazionale della fondazione in Germania, dell’importanza di rimanere con la gente, di come la guerra ha influito sul lavoro pastorale e delle necessità nell’Est dell’Ucraina man mano che si avvicina l’inverno.

Il primo giorno dell’invasione, il 24 febbraio scorso, monsignor Tuchapets si è svegliato alle cinque del mattino per il rumore provocato dai bombardamenti russi. Andando verso la cattedrale, ha visto il panico tra la gente. Molti cercavano di raggiungere la stazione, i trasporti urbani non funzionavano e c’erano lunghe file alle pompe di benzina.

La sua prima indicazione quel giorno è stata che tutti i sacerdoti restassero nelle proprie parrocchie, vicino ai fedeli che erano stati affidati loro, e vegliassero sulla sicurezza delle proprie famiglie, visto che la maggior parte del clero diocesano greco-cattolico è sposato con figli.

Una sera, dopo la Messa, il vescovo stava uscendo dalla cattedrale quando gli si è avvicinato un gruppo di giovani della zona che non aveva mai visto in chiesa. “Grazie per essere rimasto con noi”, gli hanno detto. La sola presenza di una persona che prega per loro solleva l’animo delle persone.

“Non bisogna aver paura, il Signore ci benedirà. Se un sacerdote fugge, tutti perdono”, dice il presule.

“Noi ariamo, altri raccoglieranno”

L’esarcato di Kharkiv, istituito nel 2014, ha un’estensione di 84000 km² – circa il territorio dell’Austria – e include le regioni di Kharkiv, Poltava e Sumy, con una popolazione di oltre cinque milioni di abitanti. Questa regione, tradizionalmente ortodossa, è stata fortemente secolarizzata in epoca sovietica.

“Abbiamo iniziato il nostro lavoro con i fedeli della Chiesa greco-cattolica, per la maggior parte studenti che sono rimasti a Kharkiv ed ex deportati in Siberia – dice il vescovo –, ma ora la maggior parte dei fedeli è composta da persone che vivono nella zona che hanno trovato la fede attraverso il contatto con le nostre parrocchie. Credo che il nostro compito sia arare per preparare il terreno, dopo di noi verranno altri che semineranno e le prossime generazioni raccoglieranno, come ha detto San Paolo”.

La pastorale sta cambiando con la guerra, segnala monsignor Tuchapets. Molte persone sono fuggite, ma ne sono arrivate altre in cerca di aiuto e rifugio. La gente si reca nella cattedrale di Kharkiv tutti i giorni, e non solo per ricevere aiuti umanitari. Ha domande e cerca risposte. “La maggior parte delle persone che vengono a pregare ora hanno iniziato a venire durante la guerra. A volte dopo anni di convivenza chiedono il matrimonio o il Battesimo per i figli”, spiega il vescovo.

“Le lezioni sono virtuali per motivi di sicurezza”, prosegue. Alcuni hanno trascorso mesi chiusi in casa, negli scantinati o nei rifugi. Le religiose e gli animatori organizzano giochi, incontri e catechesi due volte a settimana per chi vuole partecipare. “Porteremo avanti i nostri incontri con i bambini”. Per alcuni è il primo contatto con la preghiera. Il lavoro pastorale con i bambini include i campi estivi, chiamati “vacanze con Dio”, che hanno luogo grazie al sostegno di ACS. Durante la guerra, i campi non solo sono stati mantenuti, ma sono aumentati a livello numerico.

Le parrocchie pregano ogni giorno per la fine degli attacchi e per la pace. “Come cristiani, sappiamo bene che la forza la dà il Signore e non i numeri dell’esercito”, dice monsignor Tuchapets. Nella cattedrale la liturgia quotidiana si celebra nella chiesa nel seminterrato, visto che quella superiore viene utilizzata come magazzino per gli aiuti umanitari.

L’inverno non sarà facile, gli aiuti continuano ad essere necessari

Gli aiuti hanno iniziato ad arrivare a Kharkiv poco dopo l’inizio della guerra. Col tempo, sacerdoti e volontari sono diventati esperti nel classificare cibo, abiti, medicine, prodotti igienici, articoli per bambini…, per poter dare rapidamente alla gente quello di cui ha bisogno. Tra 1.500 e 2.000 persone, provenienti da tutta la città, continuano ad accorrere alla cattedrale in cerca di aiuto perché possono trovare vari articoli nello stesso luogo.

Per via della scarsità di prodotti, ma anche per il razionamento per immagazzinare beni per l’autunno e l’inverno per nuovi rifugiati, la distribuzione di aiuti si è ridotta da tre giorni a settimana a uno solo.

I bombardamenti russi hanno danneggiato gravemente i villaggi locali, per cui la gente cerca rifugio in città. “I danni a Kharhiv si riparano rapidamente e le infrastrutture funzionano, ma quest’inverno non sarà facile”, avverte il vescovo. Molti edifici hanno le finestre rotte per i bombardamenti, e quindi il primo compito è garantire che la gente possa rimanere al caldo. Continua ad esserci bisogno di cibo, articoli igienici e medicinali, e questi ultimi sono una priorità, visto che il freddo sarà accompagnato dai malanni stagionali.

“Continuiamo ad avere bisogno di aiuto per la gente, e questa necessità andrà avanti per molto tempo, perché ora la gente non ha lavoro né entrate, e quindi dobbiamo fornire almeno gli articoli di base”, ha affermato monsignor Tuchapets.

ACS è stata la prima organizzazione benefica che il presule ha visitato dopo essere stato nominato vescovo di Kharkiv nel 2014. Nel corso degli anni, la diocesi e ACS hanno avviato molti progetti, come la costruzione della cattedrale e di altre chiese, centri parrocchiali e infrastrutture, sostegno a sacerdoti e religiose, progetti di catechesi e lavoro con bambini e giovani.

Rivolgendosi a tutti i benefattori di ACS, monsignor Tuchapets afferma: “Grazie per il vostro sostegno e la vostra cooperazione! È così che diffondiamo la Parola di Dio nell’Est dell’Ucraina, dov’è stata proibita durante quasi 80 anni di comunismo. La rinascita della fede richiede molto tempo e molto lavoro, a cominciare dalle strutture di base che offriranno un luogo per la preghiera e la catechesi e la possibilità che i sacerdoti vivano accanto al loro popolo. Ciascuno dei nostri saceerdoti celebra la Messa almeno una volta al mese per le intenzioni dei nostri benefattori. Vi ringrazio per questa collaborazione e spero che vada avanti. Il Signore vi benedica per il vostro ministero, tanto importante per la Chiesa”.

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