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Fai tua la mite impazienza di Cristo, propaga il Suo fuoco

FIAMMA FUOCO

Mykola Zviaholskyi | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 19/10/22

Di quale fuoco parla e di quale divisione? Gesù è il primo ad ardere di passione per ciò che è venuto a compiere.

Vangelo di Giovedì 20 Ottobre

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è
un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due
contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

(Luca 12,49-53)

Le parole che Gesù usa nel Vangelo di oggi sono parole facilmente fraintendibili. Eppure
Gesù le pronuncia non per fomentare un fondamentalismo religioso, bensì una
passione per la vita
che molto spesso è sconosciuta agli infelici.

Infatti dire “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”, non è un riferimento a un fuoco di guerra, o di distruzione, ma a quel fuoco che i discepoli di Emmaus sentono bruciare dentro il loro cuore quando parlano proprio con Gesù Risorto:

“non ci ardeva il cuore nel petto quando conversava con noi?”

si domandavano dopo averlo riconosciuto.

Un insegnante che ha il fuoco dentro parla con parole che accendono fuoco. Un genitore che ha passione per ciò che vive, accende passione nei figli. Un cristiano che brucia di vita, trasmette vita piena agli altri. È questo il fuoco di cui parla Gesù.
Ma poi continua:

“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

La divisione di cui Gesù sta parlando è la tensione che si viene a creare quando ognuno è se stesso. Infatti solo tra persone vive si creano crisi, ma la crisi di cui Egli parla genera vita, il conflitto invece ne è una degenerazione.

Non dobbiamo quindi avere paura delle tensioni che si creano anche nei legami più intimi, dobbiamo però domandarci se essi sono generativi o distruttivi, se cioè ci aiutano a diventare più noi stessi o per amore di una pace falsa vi rinunciamo.

Non è forse per questo che un figlio si scontra con il proprio padre? Non è forse per questo che una nuora si scontra con la propria suocera? È la crisi di chi vuole essere sé stesso e non l’incarnazione dell’aspettative degli altri.

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