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La “corona” e il “rosario” non sono proprio la stessa cosa (ma quasi) 

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Corona e rosario, una parte e il tutto di una preghiera semplicissima e molto profonda.

Cécile Séveirac - pubblicato il 18/10/22

Pregare il rosario, pregare la corona… si dice in entrambi i modi, ma sono sinonimi? Entrambi si rivolgono alla Vergine, e nello stesso modo, ma non sono la medesima cosa. Vediamoci più chiaro.

Il 13 ottobre 1917, la Vergine Maria appariva ai tre pastorelli di Fatima e faceva “danzare il sole” davanti a una folla stupefatta. Quel giorno la Vergine chiese loro di «pregare la corona tutti i giorni», e si è presentata ai tre bambini dicendo: «Io sono Nostra Signora del Rosario». Ma qual è dunque (se c’è) la differenza tra “rosario” e “corona”? In realtà non c’è una “differenza” fondamentale, ovvero le seconde costituiscono il primo. 

La corona corrisponde alla recita di cinque decine di Ave Maria. Di solito si svolge favorendo una meditazione su un mistero in particolare della vita di Cristo. Talvolta è recitata per una intenzione specifica, generale o particolare, per chiedere grazie o un miracolo. La si può pregare anche per fare compagnia alla Santa Vergine, semplicemente, o meglio per lasciarsi accompagnare da lei. La corona, in quanto tale, è composta da grani concatenati insieme e tenuti a un crocifisso, ed è un oggetto di devozione. È un sacramentale, ossia un oggetto benedetto che a sua volta si può utilizzare anche per benedire. 

Il rosario è una corona “al cubo” 

All’inizio del XIII secolo, apparendogli, la Santa Vergine insegnò a san Domenico come pregare il rosario: 

Il rimedio a tanti mali – disse Maria al fondatore dei Domenicani – consisterà nella meditazione dei Misteri della Vita, della Passione, della Morte e della Gloria del mio Figlio unico, aggiungendovi la recita della preghiera che ricorda il saluto dell’Angelo col quale fu annunciata la grande opera della Redenzione. 

Questa devozione è stata poi sostenuta da diversi papi, tra i quali Gregorio XII, il quale istituì la festa di Nostra Signora del Rosario per celebrare la vittoria dei cristiani sui Turchi a Lepanto. 

Originariamente, il rosario consisteva nel recitare tre corone attorno a tre cicli di cinque misteri ciascuno (quelli gioiosi, quelli dolorosi e quelli gloriosi): il numero complessivo di 150 Ave Maria rimandava al numero dei salmi, e veniva dunque proposto anche (ma non solo) come “salterio degli illetterati”. A questi tre cicli di misteri Giovanni Paolo II aggiunse, durante gli ultimi anni del suo pontificato, un quarto ciclo, detto dei “misteri luminosi”. Il Santo Padre aveva peraltro spiegato più volte quanto amasse questa preghiera: 

Il Rosario è la mia preghiera preferita. È una preghiera meravigliosa, meravigliosa per semplicità e profondità. 

Da allora il Rosario corrisponde a 4 corone, ossia… 200 Ave Maria. Sono tante, è vero… ma quando uno ama non si mette certo a fare i conti… 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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