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Cardinal Zuppi: «Prima di tutto dobbiamo essere cristiani, non pensare di esserlo perché facciamo politica».

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Andreas SOLARO / AFP

Matteo Zuppi

Lucandrea Massaro - pubblicato il 17/10/22

Il presidente del CEI ritorna sul tema dei cattolici in politica: la fede non può dividere, deve unire. Si fa politica anche fuori da istituzioni

Non è la prima volta e anzi negli ultimi mesi, come ci si aspetta dal capo dei vescovi italiani, il Cardinale Matteo Zuppi è tornato diverse volte sul tema della politica, che il presidente della CEI parli della “questione cattolica”. Lo ha fatto di nuovo ieri in una intervista al Corriere della Sera. Come far contare di più i cattolici in politica dopo 30 anni senza Democrazia Cristiana sembra essere un problema ricorrente. Il porporato di Bologna risponde cambiando i termini della questione e rifacendosi al Santo Padre:

«Per Papa Francesco la presenza è stare per strada, incontrare e appassionare con la gioia del Vangelo! Prima di qualsiasi altra cosa dobbiamo essere cristiani, altrimenti possiamo finire di pensare di esserlo perché facciamo politica e spesso finiamo per farla male! Nell’enciclica Fratelli tutti il pontefice parla di amore politico. A questo aggiungerei anche amore che diviene cultura. Ma attenzione, sono azioni che partono sempre da una vita cristiana, da una comunione vera, non virtuale e da una caritativa che unisce ai nostri fratelli più piccoli che sono i poveri! E poi il cattolico deve tradurre la dottrina sociale sempre con la necessaria mediazione e laicità, che poi è la storia comune a tutti».

Non ci sono solo le istituzioni, anche la società va evangelizzata

Non una risposta irenica, ma un qualcosa di più sottile emerge dall’intervista di ieri e in realtà, a ben vedere, da quasi tutti gli interventi che da quest’estate, prima e dopo l’appuntamento elettorale, hanno contrassegnato la posizione di monsignor Zuppi, vale a dire: i cattolici stanno ovunque, per contare non devono contarsi ma farsi vivi non solo quando bisogna farsi candidare, ma per dare un contributo concreto alla vita civile e morale del Paese: «siamo autoreferenziali, timidi perché manca la passione per l’uomo, la libertà dell’incontro, una compagnia che non si chiude e non diventa una forza di occupazione ma di testimonianza». Si può dire che per Zuppi anzi il tema non sia nemmeno più solo la politica istituzionale

«[…] Prima di tutto dobbiamo essere cristiani, non possiamo pensare di esserlo perché facciamo politica e spesso finiamo per farla male!».

E’ il richiamo che Francesco ha fatto sabato parlando a CL mentre si festeggiavano i cento anni dalla nascita di Don Giussani, e il Cardinale riassume così: «Gesù non è una morale, non è un sistema intellettuale, non è un riferimento che giustifica altre scelte. Ma è un incontro, libero, gratuito, di solo amore. Una storia d’amore». Insomma prima di tutto bisogna essere cristiani, non citare il Papa nei discorsi, ma aiutare il povero e gli ultimi, prodigarsi per il Bene comune, accogliere lo straniero, altrimenti la distanza tra dire e fare si fa talmente grande da genere scandalo e non attrazione.

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